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Angolo del tifoso

ANGOLO JUVE – Questione di sguardi

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In principio fu Mandzukic. Lo sguardo di Marione verso Sergio Ramos, le fiamme che abbiamo visto  praticamente ogni giorno trascorso con la nostra maglia negli occhi del croato. Poi c’è stato Higuain, in quell’indimenticabile serata dalla mano fasciata in quel del San Paolo. Abbattuti Koulibaly e Reina, esultanza nel suo ex stadio muto e zittito dopo averlo subissato di fischi in allenamento, e il primo pensiero che passa nel cervello arriva subito agli occhi, alla ricerca di De Laurentiis che l’aveva lasciato andare.

Stasera è il turno dell’Udinese, dopo la sconfitta in Supercoppa ma anche dopo la rocambolesca trasferta di Roma, in cui abbiamo davvero ridato un senso al fino alla fine. Non per qualità, sia chiaro, ma per puro e semplice spirito di sacrificio e di necessità. Come quando sei a dieta e hai fame, che buoni riso e pollo, sanno di tiramisù. E quel gusto aveva il goal di De Sciglio della scorsa domenica, ma che senso ha rimuginare sul passato. Ci sono tre punti in palio e la nostra difficoltà quest’anno vive sulle cosiddette piccole, Davide e Golia, Pollicino, prendete tutti i piccoli che conoscete, metteteli uno sull’altro e nasce l’incubo più grande del tifoso bianconero medio, il leggendario punto buttato per strada.

Dopo venti minuti a prendere le misure, in un Allianz Stadium più vuoto che mai, a sbloccarla è Paulo Dybala. E qui comincia lo psicodramma: il rinnovo sembra impantanato, Arrivabene ha punzecchiato più di una volta l’argentino, ormai certo della sua permanenza in bianconero. Certo il rinnovo sembrava fissato su determinate cifre, fino a che l’AD bianconero non si è lasciato andare a dichiarazioni che in tutta onestà viaggiavano in parallelo con il funzionamento della squadra: l’indossare la 10, e sull’indossare la maglia a strisce bianconere non ti rendono immune da critiche.

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Allora Dybala segna, su un’azione nata da una verticalizzazione di Arthur, che occasione mancata se dovesse rispondere davvero alle sirene dell’Arsenal. Segna, e non esulta. Dybala che non esulta? Niente Dybala Mask, sguardo dritto verso la tribuna, di sfida, guarda come la porto questa dieci, guarda come indosso la fascia di capitano che è stata sul braccio di Alex Del Piero, di Vialli, Buffon e Sivori, per restare in zona.

Piccolo momento di destabilizzazione per chi scrive. Ne approfitto per continuare a godermi questo temporaneo corto muso e la discreta prestazione di Bentancur, di questi tempi il minimo miglioramento è come trovare la pentola d’oro ai piedi dell’arcobaleno. L’Udinese di Mister Cioffi si fa sentire a inizio ripresa, Deulofeu ci spaventa con una punizione calciata alta ma l’intera Juve comincia a dare segni di cedimento. Allegri butta nella mischia De Sciglio e Morata per Pellegrini e Kean, e il solito brivido del pareggio stasera ce lo regala Zeegelaar, colpo di testa su calcio d’angolo. Ma sempre sia lodata la divinità olandese che si aggira nella nostra area piccola, non lasciarci mai Matthijs, abbiamo sempre bisogno di te.

Il tasso di sudorazione si fa pesante quando è quasi l’ottantesimo e tocca difendere la solita vittoria di misura, ma questa è anche la solita Juve spaventata dai secondi quarantacinque minuti. Ci pensa allora il salvatore delle ultime partite, che risponde al nome di Mattia De Sciglio: mette in saccoccia il terzo assist dopo il goal pazzesco di Roma, e trova la testa mechata di Wes McKennie, che batte Padelli e festeggia con la sua esultanza alla Harry Potter.

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Adesso che i tre punti sono rimasti a Torino, ho tempo per pensare a quanto successo. Veniamo dalla partita di Supercoppa con l’Inter, dove Bonucci è stato preso a parole poco d’amore per aver sbottato ad un dirigente interista che lo sbeffeggiava dopo la sconfitta, ma quanto cuore c’era nel difendere una squadra intera. Ripenso a Dybala allora, che dice di aver guardato un suo amico. Il suo amico Arrivabene, probabilmente. Così non va: non c’è stipendio, carriera, piede fatato che possa giustificare un gesto del genere. Perché prima ancora del management, dei tifosi, c’è una maglia che vive da centoventiquattro anni. Se hai bisogno di sfidare qualcuno, sfida te stesso, che magari la soluzione alla questione è proprio là.

A proposito: Leo, per me il tuo anno a Milano è acqua passata. Volevo veramente dirtelo.

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