Angolo del tifoso
ANGOLO (DEI TIFOSI DELLA) ROMA – L’unico patrimonio
La Roma alla solita “ultima” chiamata per i propri obiettivi, ammesso che qualcuno ne abbia. Dopo le prestazioni vergognose con Genoa e Sassuolo, arriva lo spauracchio Verona, da cui è partita la crisi giallorossa dopo l’ottimo avvio.
Pronti via e gli scaligeri vanno a razzo. Al quinto punizione. Il Verona fa finta di perdere tempo e attua uno schema furbetto e intelligente. Se poi lo fai a un “tonto” il gioco è fatto: filtrante, cross, Patricio respinge e Barak chi lo marca? Boh!
Il nulla cosmico di Reggio Emilia si palesa nuovamente e la palla la ha solo il Verona. Altro schema e i veronesi arrivano a crossare per Tameze che beffa Patricio.
Ancora Verona, tacco per Simeone che uccella il suo dirimpettaio e lascia di stucco Patricio: 0 a 3 ma per fortuna è fuorigioco.
Nomino sempre Patricio perchè è l’unico giocatore che prende i palloni (in fondo alla rete) in tutto il primo tempo.
Il secondo tempo rispecchia il primo, col Verona a spingere e la Roma in balia. Arrivano i primi cambi e le prime bocciature, la sufficienza fastidiosa di Oliveira su tutte. Entra la “primavera”: Volpato, Bove e Zalewski (che è il modo in cui Mou, in polacco, dice “avete rotto er c… “).
Confusione e approssimazione, ma la Roma, in mischia su punizione, risolve proprio con l’italo-australiano Volpato, primo giocatore della scuderia Totti a segnare in serie A. Buon auspicio (ormai mi attacco a tutto).
Altro quarto d’ora di baldanza giovanile e “nullanza” veterana e su un’altra respinta in area, Bove controlla e infila il pareggio con un intelligente filtrante tra palo e portiere.
I tre ragazzotti si sperticano per alzare il baricentro, cozzando i loro tentativi sulle sagome inermi dei loro compagni titolari e i giallorossi guadagnano un altro punto immeritato.
Niente gioco, zero aggressività. Tutte le squadre hanno più determinazione, hanno cattiveria, hanno schemi che la Roma si sogna. I giallorossi non fanno tre passaggi di seguito, perchè sempre aggrediti, mentre tutti gli avversari creano gioco in velocità, mai pressati da nessuno. Attacca isolato, centrocampo inesistente, difesa abbandonata a se stessa. Errori tecnici da serie C.
Da un lato spero quasi che giochino contro l’allenatore e ho la stessa speranza che facciano (quasi) tutti le valigie al più presto.
Parlare dei singoli ha poco senso, non c’è proprio un concetto di squadra. Smalling ormai è in confusione totale. Pensavamo che i (rari) tentativi di cross di Vina e Karsdorp fossero una punizione già terribile per i tifosi, poi è arrivato Niles.
Su tutti, Pellegrini offre una prestazione che un capitano non può permettersi: pochezza tecnica e mentale, svogliato e indolente. I due poverini in attacco fanno quasi tenerezza per la loro solitudine, ma sembrano gli unici due a cui interessi qualcosa di ciò che accade in campo, pur non vedendo mai il pallone.
Colpa di una squadra di pippe? Magari. Le pippe sarebbero più concentrate e orgogliose. Colpa di Mou? Non può certo essere esente Special One: non ha portato gioco e neanche carattere. Colpa dei presidenti? Dei dirigenti? Delle radio romane?
Io so che da quindici anni vedo gli stessi errori e le stesse dinamiche. So che per l’ennesima volta febbraio è già maggio e i giochi sono conclusi (forse i Friedkin dovrebbero usare lo stesso schema anche per gli stipendi).
Sono cambiati 600 giocatori, 11 allenatori di tutti i credi e venuti da ovunque, scappati de casa, sconosciuti, hombres verticales fino al più titolato del mondo e lo spettacolo è sempre lo stesso. Sono cambiate tre proprietà.
L’unica costante sono i meravigliosi sognatori sugli spalti. L’unica costante sono i pazzi che riempiono lo stadio da sempre con squadre mediocri. L’unica costante sono gli “scemi” a occupare tutti gli slot in trasferta.
E allora forse la colpa è loro, ci sono solo loro, sempre loro. Troppo amore, troppa speranza, l’unica cosa bella del calcio e l’unica importante. L’unico patrimonio della Roma: i suoi tifosi.
P.S. Il Verona di Tudor gioca un grande calcio e avrebbe meritato di vincere, però, una squadra così bella che dal 5 minuto, a ogni contrasto passava 5 minuti per terra, è uno spettacolo indecente per il calcio. Comportamento avallato dal Sig. Pairetto. Nulla che cambi in qualche modo il risultato o l’orrida prestazione dei padroni di casa, sia chiaro.
Il pubblico alla terza sceneggiata, solo nei minuti di recupero, grida “Buffone”. Ricordo di non esagerare: i buffoni hanno un ruolo sociale di cui alcuni arbitri sono spesso alla ricerca.
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