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Angolo del tifoso

ANGOLO SALERNITANA – Il Diavolo assapora l’Inferno

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“Beghe nucleari permettendolo,
Barbie prima o poi mi disintossico”.

Non può che iniziare con Sergio Caputo l’avvicinamento ad un banco di prova.
Barbie, prima o poi mi disintossico: non oggi, però.

Veniamo a noi.

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Terminato il calcolo delle percentuali (dal 7% di Sabatini, al 50%, poi 75% di Vezzali, Speranza e Draghi), dipanate le incomprensioni in seno alla Governance e accantonata la politica del caleidoscopio, riaprono i botteghini: si va in scena.

Finalmente si registra a consuntivo una capienza che, quantomeno, restituisce parzialmente la componente fondamentale al Principe degli Stadi.
Il calcio è della gente, dicono: più simile ai 110 ostacoli, pare.

Nuovo format per altri uomini: repulisti si chiedeva, repulisti è stato. Nuova negli effettivi e nella guida, la Salernitana indossa l’abito elegante per godersi il più ripido dei battesimi.

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Nomen omen, il Diavolo subodora con gli zoccoli l’Inferno salmastro dell’Arechi.
Non esistono partite semplici al chilometro ventisei del campionato, sbagliare è verbo non concesso: ambizioni tricolori da un lato, la vetta di un Kilimangiaro denominato salvezza dall’altro.

Pioli sfida il passato, Nicola l’ennesimo calvario da percorrere a ritroso: Salernitana – Milan è un triplo carpiato verso il rush primaverile.

Cuatro-Cuatro-Dos, il mainstream così suggerisce.
Nicola affida all’usato sicuro la sua prima, a Bonazzoli e Djuric con Ribéry a supporto le sue offensive.

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Pioli si serve di Leao, Diaz e Messias alle spalle di Giroud. Warm up esaurito, con lui l’attesa. Florenzi abbraccia Sabatini, la Sud alza i toni, Fabbri fischia: si parte.

Cinque minuti, partenza coraggiosa ma il traforo del Monte Bianco fra Fazio e Ranieri è quanto non può concedere chi deve salvarsi, Messias ringrazia, piazza e spiazza Sepe: zero a uno.

Meno di un quarto d’ora, porte girevoli: Radovanovic saluta, entra Ederson. I granata ricamano con dovizia, i rossoneri si affidano all’antica arte della brughiera: stanare per colpire.

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Mezz’ora, tempo di ripartenze disperate: Ribéry è un sarto che sminuzza metri di stoffa, Mazzocchi ingrana e crossa, Djuric storpia l’uscita di Maignan, Bonazzoli rovescia, Theo Hernandez viene fucilato sulla frontiera dei legni.
Uno a uno: c’è vita sul pianeta Arechi.

Ederson fa le prove generali per una carriera luminosa, il ragazzo si farà.

Duplice fischio: sangue, muscoli, rabbia, equilibrio. Nicola comunica, la truppa esegue: altra vita rispetto alla stasi del passato prossimo. Jamm a verè.

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Sessantacinquesimo minuto, Maignan cincischia e Bonazzoli ci prova con la rabona: siamo ancora sul campo dell’ultima della classe?

Ribéry sente tirare, paga dazio alle trentanove primavere. Poco male, entra Perotti. È una Salernitana pentastellata: uno vale uno, no?

Minuto 72, basta il nome di battesimo per colpire. Ancora Mazzocchi, ancora una testa: ora mortifera. Cala la luna su Maignan e pure la voce di chi ama: per forza! Due a uno.

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Come Icaro, volare troppo vicino al sole tarpa l’ali più robuste: Rebic controlla e sgancia, Sepe fulminato. Due a due.

Minuto 81, dentro 87 e 99: non è Lotto, non è cabala, è la sessione invernale formato Sabatini.

“Non credevi che il paradiso fosse solo lì al primo piano”, Fabbri sentenzia negando l’angolo della speranza. Poco male, i granata masticano amaro, addirittura.

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La Salernitana è viva, essere delusi per un pareggio contro il Milan è tutto dire.
La cintola bassa della classifica è avvertita, testa alla prossima.

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