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Juventus

Ancora una volta

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La Juventus è uscita ancora una volta agli ottavi di Champions League, ancora una volta con un avversario sulla carta più che abbordabile, ancora una volta dopo un sorteggio benevolo che faceva sperare di entrare nell’élite delle migliori otto in Europa. Ancora una volta i tifosi juventini sono costretti a vivere un giorno che vivono ormai da tre anni, e a cui sembrano mestamente abituati.

Ci hanno provato tre allenatori diversi, ma portando a casa sempre la solita delusione e il solito smarrimento di chi si sente più forte, di chi scorre i flash delle partite e cerca spiegazioni e colpevoli a cui aggrapparsi. Non è bastato nemmeno il cambio di regolamento sui gol in trasferta, fatali per Sarri prima e Pirlo poi, perché la dura verità è che la Juventus quest’anno non è riuscita a vincere nessuna delle due gare con il Villareal.

In questi momenti ci si chiede se tutto ciò abbia un senso, se esiste un filo che unisce queste tre eliminazioni. Forse c’è.

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ITALIA

In Serie A la Juventus, ed in particolare quella di Allegri, ci ha abituato ad avere un DNA riconoscibile. Si può essere discordanti soggettivamente sul discorso estetico, ma oggettivamente noi tutti le riconosciamo la caratteristica di saper girare gli episodi a proprio favore. Ha dimostrato più e più volte di farsi bastare poco per ottenere il massimo. Di saper massimizzare ogni avvenimento. Che si tratti di segnare un gol o di non subirlo. Se giochi contro la Juve sai che in qualche modo esiste una forza, non ben identificata, che la accompagna verso quelle onde che squarciano il mare della partita, e che noi chiamiamo episodi. Potreste pensare che si tratti di qualcosa di astratto, ma invece anche se noi non la vediamo questa forza esiste e soprattutto si manifesta in maniera concreta nei numeri.

I bianconeri arrivavano decisamente bene a questa sfida da dentro o fuori. Non perdono in campionato dal 27 novembre (sconfitta 1-0 con l’Atalanta). Da quel momento in poi cinque pareggi e dieci vittorie, di cui tre di fila. In queste quindici partite, i numeri portano ai nostri occhi la forza di cui sopra. Prendendo in esame gli NP xG e gli NP xGA – ovvero quanto prodotto e quanto subito dalla squadra togliendo i rigori – viene fuori Allegri e i suoi ragazzi sono semplicemente eccezionali nel concretizzare al massimo le occasioni create, e nell’impedire ai loro avversari di fare altrettanto. 27 gol segnati in quindici giornate e 10 subiti, a fronte di 20,74 NP Xg e 13.97 NP xGA.

Con Vlahovic poi questa capacità di riuscire a ricavare il massimo da ogni situazione è anche aumentata, perché giustamente i grandi giocatori si fanno bastare poco. E quindi da 2.1 xG ha tirato fuori 3 gol, con un differenziale positivo di 0.9 tra ciò che ci si aspettava, e ciò che ha ottenuto. Indovinate chi fa meglio nella Juve? Ovviamente Paulo Dybala, che ha 0.98.

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E allora, se anche Allegri diceva nella conferenza stampa della vigilia col Villareal che adesso la sua è “una squadra compatta” e che è diventata “un gruppo granitico”, come mai si è sgretolata così in una partita in cui, per giunta, meritava di più? Dove è finita quella forza che i numeri stessi rivelano?

EUROPA

Quando si esce dall’Italia invece, quel DNA che la Juventus porta avanti con un successo in Serie A sembra non bastare. Viene rigettato sistematicamente come un corpo estraneo. Quasi come se questo surfare sulle onde degli episodi, in uno stile molto italico, che sembra rappresentarci meglio di tutti gli altri, come sosteneva anche Gianni Brera nella sua visione antropologica del calcio, non bastasse. Questo modo molto furbo, tipicamente italiano, di venire fuori dal fango con la camicia pulita, di riuscire a tirare fuori il massimo anche dal minimo, non funziona. Gli Dei del Calcio evidentemente sono bizzosi, e devono aver letto Dante, perché queste tre uscite agli ottavi sanno tanto di contrappasso.

Se quel filo che il tifoso juventino cerca oggi esiste, allora anche qui lo si può ritrovare, nel modo più pragmatico possibile, nei numeri. Sia con il Lione, che con il Porto, che con il Villareal, la Juventus è uscita con le sue armi. I suoi avversari, nonostante sulla carta godano di calciatori di livello inferiore a quelli bianconeri, hanno sempre saputo sfruttare al meglio ogni singola possibilità che la partita gli ha concesso. Eppure si sa, dovrebbero essere i giocatori più forti ad avere questo potere.

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In tutte e tre queste eliminazioni la Juventus ha ottenuto meno di quanto prodotto e ha incassato più di quanto subito. Esattamente al contrario di quanto avviene nel nostro campionato. Con il Lione ad es, a fronte di 2.6 NP xG prodotti tra andata e ritorno, e 1.9 NP xGA concessi, il risultato di 2-2 è stato fatale per i gol in trasferta. Stesso discorso con il Porto. Lì sono stati 3.9 i NP xG prodotti e 2.78 NP xGA concessi, ma alla fine i portoghesi ne sono usciti con 4 gol, e con la vecchia regola a premiarli nel 4-4 finale.

VILLAREAL

Con il Villareal sembrava dovesse andare diversamente. I presupposti c’erano tutti. Innanzitutto non esisteva più la possibilità di uscire per i gol lontano da casa, chi passava lo avrebbe fatto segnando una rete in più dell’avversario. E poi non c’era più Sarri, che quel DNA lo ha sempre mal digerito; non c’era più Pirlo, troppo inesperto per certi livelli; c’era Allegri, un vero Jedi che quella forza sa maneggiarla, perché in fondo è stato lui a reinventarla, a dare nuova verve allo stile Juventus. E infatti la partita d’andata sembrava la prova perfetta di ciò. Sembrava che veramente fosse tutto diverso rispetto a prima. E la dimostrazione ce la davano sempre i numeri.

All’Estasio de la Cerámica, a fronte di 0.37 xG prodotti, è riuscita a ricavare l’1-0 che aveva messo subito la partita per il verso giusto, con il solito Vlahovic a massimizzare ciò che era stato creato, come accade in Italia. Certo, c’era già stato un primo campanello d’allarme, perché una disattenzione aveva permesso agli spagnoli di portare a casa il gol dell’1-1 dai loro 1.10 xG. Però in fondo si viveva sempre nella tranquillità, quella che ti dà un risultato che ti consente di passare semplicemente vincendo in casa, nel tuo stadio, e senza nemmeno doversi preoccupare di fastidiosi reti in trasferta che potrebbero far cadere il castello della qualificazione ai quarti da un momento all’altro. Se poi Allegri si presenta in conferenza prima del ritorno e ti dice “Idee chiare le ho, speriamo di indovinarle”, non si può che fidarsi di lui e dei suoi poteri taumaturgici, e stare sereni.

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Invece pronti, via, e si mette subito un tarlo nella testa dei tifosi juventini quando Morata non concretizza il perfetto cross di Cuadrado (l’unica luce nello sterile buio bianconero). Quando poi Vlahovic, proprio lui, l’uomo che si fa bastare poco per restituire tanto, prende la traversa, allora quel tarlo si fa sempre più forte. Quel pensiero che no, l’Europa non è l’Italia, il mare è diverso, le onde sono diverse, e la Juve non riesce a surfarle. Il primo tempo termina con 1.31 xG per i padro i di casa, e solo 0.29 xG per gli ospiti. Dovrebbe far ben sperare in questi casi. La squadra c’è, ha creato, quindi se continua così segnerà. Ma se sei la Juventus, non può essere un bel segnale. Quando riconosciamo noi stessi nell’altro, e l’altro è il nostro avversario, allora inizia la paura.

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Ed è proprio della paura che il secondo tempo si ammanta. La squadra riconosce se stessa nel Villareal, che attende sornione, non subisce nulla (solo 0.29 xG concessi ai bianconeri nella seconda frazione), e Emery da vero chirurgo sa aspettare il momento giusto per mettere in campo la sua qualità, che prende il nome di Gerard Moreno, e punisce. Allegri, pietrificato da quella paura, non fa nulla, e vede scappare via una partita che avrebbe tanto voluto giocare come il suo rivale. Forse per quello non l’ha cambiata. In fondo è lui stesso a dire nel post che sarebbe dovuto uscire Morata per Dybala prima dell’1-0, non un centrocampista. Non c’era intenzione di mettere in campo il tridente che bene ha figurato dall’arrivo di Vlahovic. Da esperto marinaio quale è il tecnico livornese non ha saputa ascoltare i segni del mare. Pensava fosse calmo. In suo controllo. Ma era solo un’illusione. Una disattenzione difensiva costa cara, perfino Szczesny, a differenza dell’ultima gara con la Sampdoria, riesce solo a toccare senza respingere il tiro di Moreno. Quasi come se gli Dei del Calcio si divertissero a far capire ad Allegri e alla Juventus che l’Europa non è l’Italia. E i numeri impietosi confermano: 1.89 NP xG per i bianconeri in questo doppio confronto, e 2.19 NP xG per il submarino amarillo, a raccontare un 4-1 finale che certifica un’altra eliminazione.

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Quel gruppo granitico di cui parlava l’allenatore prima della partita si scioglie. Subisce il secondo gol da calcio d’angolo nella foga confusionaria di cercare l’1-1 che sentivano di meritare, ma che gli dimostra ancora una volta che, fuori dalla Serie A, non esiste quella forza che li accompagna. E che beffardamente, se esiste, gioca con gli altri. Ancora una volta.

”Humanum fuit errare, diabolicum est per animositatem in errore manere”

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“Cadere nell’errore è stato proprio dell’uomo, ma è diabolico insistere nell’errore per superbia”

(Sant’Agostino, Sermones)

(Foto: Twitter Villareal)

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