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NUMERO 14 – Al posto di un mito – Parte I

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Primavera 1983. E’ arrivato il momento tanto temuto dalla dirigenza della Juventus: Dino Zoff ha annunciato il suo ritiro dal calcio. Il portiere friulano, classe 1942, ha deciso di appendere i guantoni al chiodo e di porre fine a una carriera da leggenda. Ha un curriculum da paura (842 presenze in Serie A e 112 in Nazionale) e una bacheca stracolma di trofei. Trovare un sostituto abbastanza in gamba da non rimanere schiacciato dal confronto con lui non è facile.

Una poltrona per due

Per la successione viene indetto un ballottaggio tra due candidati. Il primo fa già parte della rosa. Luciano Bodini, classe 1954, è la riserva di Zoff da quattro stagioni. E’ arrivato nell’estate del 1979 al posto dello sfortunato Alessandrelli (cfr. “Condannati alla panchina”) e si è guadagnato la stima dell’ambiente. Magari, data la notevole differenza di età tra di loro, aveva anche coltivato la speranza di avere qualche possibilità di insidiargli il posto. Ma, alla fine, la straordinaria longevità agonistica di Zoff lo aveva confinato in panchina. Tuttavia, adesso, alla soglia dei trent’anni, sembra che sia arrivato il suo momento, come confermato dalle due finali di Coppa Italia giocate da titolare. Che sia una investitura ufficiale o un  episodio estemporaneo dipende dalla condotta del suo rivale. Stefano Tacconi, classe 1957, è un prodotto del vivaio interista. Dopo vari prestiti in giro per l’Italia la società nerazzurra stava per riportarlo a casa per farne il portiere titolare. All’ultimo, però, la dirigenza meneghina aveva deciso di puntare tutto su Walter Zenga (cfr. “Gli amori del giovane Walter”) mentre il ripudiato Tacconi aveva trovato stabile residenza ad Avellino. Dopo tre brillanti campionati giocati con gli irpini era arrivata la chiamata della Juventus. E lui era sbarcato a Torino con la chiara intenzione di giocarsi le sue carte fino in fondo. Obiettivo la maglia numero uno.

Valutazioni da esperto

Ad esprimere il verdetto sarà il miglior giudice possibile. Lo stesso Dino Zoff, prontamente reclutato come preparatore dei portieri, avrà l’incarico di preparare i due candidati alla sua successione. E di stabilire chi meriti di prendere il suo posto tra i pali. Non è un compito semplice: la responsabilità è enorme. E il fatto che i due pretendenti non abbiano niente in comune non aiuta di sicuro. Bodini è tanto schivo quanto riservato. Non è un portiere dallo stile spettacolare ma eccelle in tutti i fondamentali e da sicurezza alla difesa. Tacconi, al contrario, ha un modo di fare spigliato ed estroverso. I suoi baffoni da moschettiere aumentano il piglio deciso con cui si presenta e anche tra i pali si fa notare. Fisico atletico e ottimi riflessi, gli piace distendersi in tuffo e prodursi in uscite spericolate. Si prende i suoi rischi ma spesso le sue parate salvano la situazione, anche se a costo di qualche brivido per i suoi compagni di reparto. Più che Zoff il suo modo di fare ricorda Ricky Albertosi, il suo grande rivale (cfr. “Il giorno e la notte”). Dal canto suo l’ex portiere si prende cura dei due allievi sin dal primo giorno di ritiro: li allena, li valuta, li soppesa. E’ esattamente quanto gli era stato richiesto dalla dirigenza, rendere il più indolore possibile il difficoltoso passaggio di consegne. Ad inizio stagione, completata la preparazione, ha dato il suo parere all’allenatore Trapattoni.

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Prima annata

Alla prima giornata del torneo 1983-84 il tabellino riporta Tacconi come portiere titolare della Juventus. Un 7 a 0 casalingo contro l’Ascoli saluta il debutto del nuovo guardiapali. E’ lui, quindi, il vincitore del ballottaggio. Il suo  vigore atletico ha convinto Zoff e Trapattoni e dargli la maglia numero uno. E ha stabilito un nuovo periodo di panchina per Bodini. La difesa bianconera, a partire dal capitano Scirea, sembra aver accettato di buon grado il nuovo compagno. Lui, Cabrini e Gentile sono dei veterani di lungo corso, hanno vinto il titolo mondiale in Spagna ed erano abituati al carisma di Zoff. Tacconi deve provare di essere all’altezza di cotanto predecessore. La squadra ha un ottimo rendimento sia  in campionato che in Coppa delle Coppe. Nella finale di quest’ultima, a Basilea, Tacconi festeggia assieme ai compagni la vittoria del trofeo per 2 a 1. Sommando anche la conquista dello scudetto il bilancio della sua prima stagione a Torino è senz’altro in attivo.

Seconda annata

Ma ci vuole poco a passare dagli altari alla polvere. Il nuovo campionato si apre con l’addio di Dino Zoff: ha rinunciato alla carica di preparatore dei portieri per entrare nei quadri federali. La sua assenza ha effetti letali sul rendimento di Tacconi: per nulla sicuro, poco reattivo, propenso a clamorosi svarioni. Il rendimento declinante del portiere raggiunge il culmine nel Derby contro il Torino: una sua incertezza determina il gol che sancisce la vittoria dei granata. Il presidente bianconero Boniperti è imbufalito, per lui la supremazia cittadina è qualcosa di sacro. Chiede immediatamente la testa dell’estremo difensore, Trapattoni non può fare altro che obbedire, mettendolo fuori squadra a vantaggio di Bodini. Un affronto per l’orgoglio ferito di Tacconi che, tuttavia, non sa fare altro che ribadire che “sente la mancanza di Zoff”. L’unico risultato che ottiene è un sardonico “sapessi quanto manca a noi” da parte dell’ Avv. Agnelli, primo sostenitore della Juventus. Il messaggio è chiaro: se non sei alla sua altezza, cerca almeno di non farcelo rimpiangere ad ogni partita. In ogni caso la cura preparata per lui dall’allenatore prevede di farlo rimanere in panchina soltanto per qualche incontro. Il tempo di ritrovare capacità e concentrazione. Ma l’atteggiamento remissivo di Tacconi sommato allo speculare, ottimo rendimento di Bodini suggerisce al mister di non alterare di nuovo le gerarchie. Il nuovo portiere, guadagnati sul campo i galloni di titolare, resta al suo posto fino a maggio, disputando anche la vittoriosa finale di Supercoppa contro il Liverpool. Gli inglesi saranno gli avversari anche nella finale di Coppa dei Campioni, da disputarsi a Bruxelles. Alla vigilia, rassicurato da un onesto confronto sul suo stato d’animo, Trapattoni schiera nuovamente Tacconi tra i pali. Ma la finale, macchiata dalla follia dei tifosi inglesi, non è una partita autentica. La verifica decisiva verrà fatta altrove.

Terza annata

Il nuovo torneo vede una Juventus rinnovata nei ranghi ma con Tacconi nuovamente titolare. Ormai le titubanze del passato sono dei lontani ricordi, sicurezza e colpo d’occhio sono di nuovo il marchio di fabbrica del portiere juventino e la squadra viaggia in scioltezza al primo posto in classifica sin dalla prima giornata. A fine stagione sarà di nuovo scudetto ma la consacrazione definitiva di Tacconi è già avvenuta ad inizio dicembre a Tokyo, nella finale della Coppa Intercontinentale. Contro i rudi avversari dell’Argentinos Juniors  è stata una battaglia che si è conclusa in pareggio anche dopo i tempi supplementari. Il trofeo verrà assegnato dalla lotteria dei calci di rigore. Tacconi si erge a protagonista indiscusso della giostra dei penalty parandone due e consegnando, di fatto, la vittoria alla propria squadra. Adesso non ci sono più dubbi, è lui l’unico, vero erede di Zoff.

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