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Angolo del tifoso

ANGOLO NAPOLI – Napule è… stato comunque Magnifico

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Napoli – Genoa alla penultima giornata di campionato doveva, alla vigilia, rispondere ad un paio di interrogativi: l’atteggiamento e le motivazioni degli azzurri contro un avversario obbligato a vincere per coltivare residue speranze di salvezza, le emozioni – in campo e sugli spalti – dell’ultima al Maradona (che fu San Paolo) del giocatore con la maglia numero 24.

Alla prima domanda ha risposto, da par suo, quasi subito Victor Osimhen, per il quale poco cambia il colore della divisa avversaria, la fase di gioco o la diversa posta in palio, poiché quando arriva un pallone vagante in area, l’ossessione (spesso tramutata in splendida realtà) è quella di spedirlo alle spalle del portiere che si pone di fronte.

Per chi che attiene la seconda, invece, non bastano, chiaramente, 90 minuti per ripercorrere le tappe che – in oltre dieci anni – hanno caratterizzato la permanenza in maglia azzurra del napoletano più napoletano di tanti altri, quel Lorenzo Insigne cui può dirsi tutto, tranne negare d’aver indossato la maglia come se fosse una seconda pelle.

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E’ di Mike Fanelli, maratoneta statunitense, la convinzione che una gara, qualsiasi essa sia, “si divida in 3 parti: la prima da correre con la testa, la seconda con la personalità, la terza col cuore”.

Lorenzo da Frattamaggiore ha sempre privilegiato la terza, difettando spesso nella seconda e non riuscendo molte volte ad utilizzare correttamente la prima.

Per raccontare quel che Napoli ha rappresentato per Insigne e quel che Insigne ha rappresentato per il Napoliciascuno avrà l’imbarazzo della scelta tra le 122 occasioni in cui il capitano azzurro ha scritto il proprio nome sul tabellino del match, ignorando che quale frame maggiormente significativo – invece – potrebbe senza dubbio selezionarsi la giocata mirabolante del 35esimo minuto del primo tempo sulla linea di fondo (conclusa con una scelta sbagliata dopo due dribbling da fantascienza) oppure il rigore della ripresa, fallito per troppa emozione e poi segnato alla seconda occasione (quella probabilmente mancata in tanti altri episodi d’una carriera  che molto più in alto forse meritava di arrivare).

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Per Giorgio Colarizi, musicista e musicologo, “croce e delizia è il lavoro dell’artista: senza il tormento è futile, senza la gioia è inutile”.

Potrebbe essere il mantra del talentuoso piccoletto azzurro, capace di unire – anche solo nell’arco di appena 90 minuti – sperticati applausi e visibilio ad improperi e rammarico dopo la prima scelta avventata o poco efficace.

E’ stata – quella del 15 maggio 2022 – l’ultima partita in maglia azzurra con la fascia da capitano e i calzoncini corti, un match controllato dall’inizio alla fine in cui più del risultato del campo da gioco, a molti importava godersi il momento in cui il numero 24 avrebbe salutato tutti, con discrezione, col sorriso, con grande umiltà ed incontestabile attaccamento.

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Non finirà col Genoa od in trasferta a La Spezia il rapporto tra Lorenzo Insigne ed il Napoli calcio, perché solo nella vita naturale degli uomini arriva un momento in cui il cordone ombelicale si spezza.

Nel caso che ci occupa, il capitano azzurro porterà la maglia tatuata addosso dovunque, ancora un po’ sui rettangoli verdi dall’altra parte del mondo e poi, chissà, in altri ruoli ed altri contesti.

Chi pensa a quel che sarebbe potuto essere, si accontenti di quel che è stato.

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E’ ringrazi dieci anni in cui tante volte ci si è stropicciati gli occhi per un Lorenzo che… è stato comunque Magnifico.

 

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