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Angolo del tifoso

ANGOLO MILAN – Il Milan ad un passo dal traguardo

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Tempo di lettura: 4 minuti

Siamo all’ultimo metro, a quella fettuccia di suolo che separa il corridore dal traguardo. La porzione di terra che attende li dall’inizio, immaginata, sognata, desiderata. Magnetica.

L’incubo Atalanta

Il Milan di Pioli è in questo lembo di Universo. Minuscolo e infinito nello stesso tempo. Minuscolo, se si pensa quanto poco possano durare novanta minuti rispetto a tutta la stagione 2021/2022. Infinito, se si pensa a quanto significato c’è dentro il percorso di questo Milan, iniziato nel 2019 e che proprio contro l’Atalanta, con quel 5-0, visse il suo momento più difficile.

Milan – Atalanta è una partita che ha in pancia queste due dimensioni, perchè ha sintetizzato perfettamente, negli ultimi 3-4 anni, i demoni che hanno agitato il Milan. Da questa tensione enorme trae il suo nutrimento questa gara, con un San Siro completamente rossonero, 75mila tifosi mai in silenzio: per ribaltare un’inerzia negativa serviva una scossa di adrenalina in più. E l’adrenalina si è avvertita. I fari che illuminavano il campo potevano restare accesi anche con gli interruttori girati su “off”, tanta era l’elettricità nell’aria, e i giocatori in campo hanno giocato condizionati da questo, nel bene e nel male.

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La partita

Pioli ripropone la formazione di Verona, con Krunić ancora titolare come trequartista. La tensione, palpabile, favorisce un avvio composto: squadre corte, spazi ridotti. Nel primo quarto d’ora solo un paio di accelerazioni senza esito di Saelemaekers e Zappacosta. Il Milan cresce ma spreca qualche ripartenza al 17′ con Hernández (murato) e al 19′ con Krunić (poi Tonali calcia invano), al 21′ il tiro di Leão è troppo morbido. Si alzano gli errori tecnici, l’Atalanta prende terreno e al 31′ Maignan deve volare per parare la botta dalla distanza di Muriel. Partita molto bloccata, sporca, le azioni offensive degne di nota si nascondono: al 35′ Musso blocca su Saelemaekers; al 38′ Zappacosta manda a lato; al 42′ Leão spara alto. Vicini al riposo, Giroud viene sgambettato, cade e protesta, però Orsato lascia correre. 

Il secondo tempo

Si ricomincia e presto arrivano i cambi: spazio a Messias e Rebić. Proprio il brasiliano al 57′, dopo una punizione di Hernández che va vicino al bersaglio, rompe gli indugi lanciando il gol del vantaggio: palla per Leo che scatta e in velocità segna grazie a un destro rasoterra sotto le gambe del portiere. Rossoneri in vantaggio ma bergamaschi pericolosi con Zapata che al 61′ non inquadra lo specchio e al 71′ gira di poco a lato sottomisura sugli sviluppi di un angolo. Passato il brivido, il Diavolo trova il raddoppio al 75′: assolo di Hernández, straordinario a mangiarsi il campo, saltare più avversari e di mancino incrociare all’angolino. Delirio allo stadio, la gara si mette in discesa. Nel finale Messias dal limite non impensierisce Musso e Zapata quasi a botta sicura costringe a un’altra prodezza Maignan. Poi il Triplice fischio. 

Ad un passo dal traguardo

Alla fine di una partita del genere ci si guarda negli occhi anche fra sconosciuti. Ci si interroga in silenzio. La domanda è nell’aria ma nessuno osa pronunciarla. “Sarà già stasera?” No. Non si festeggerà già questa notte perchè l’Inter non perderà a Cagliari, ma le intenzioni e i preparativi ci sono tutti. Bisogna tenere l’urlo finale ancora in pancia ed aspettare che passi veloce un’altra settimana che sembrerà interminabile. Domenica prossima, quasi sicuramente alle 15:00, in contemporanea con il match dell’Inter contro la Sampdoria già salva, il Milan va a prendersi ciò che merita, contro il Sassuolo, a Reggio Emilia. Contro la squadra che forse ancora più dell’Atalanta, agita incubi e sconfitte sonanti. Perchè forse proprio contro il Sassuolo, allora allenato da Di Francesco, ebbe tutto inizio. Quella partita rovinosa, che finì con un risultato che decretò la fine di Massimiliano Allegri sulla panchina del Milan e l’inizio di un peregrinare, da una delusione all’altra, per tanti tanti anni. I milanisti sanno bene quanto sia velenosa la formazione di Dionisi e sanno bene quanto sia prezioso da conservare questo timore sacro, perchè finchè ci sarà questo filo di paura e di rispetto, ci sarà anche la giusta attenzione, fondamentale a non sprecare e rovinare tutto. Proprio ad un metro dall’arrivo. Perchè in quella fettuccia di suolo che divide il corridore dal traguardo, che durerà un battito di ciglia, c’è dentro il sudore e la rabbia di chi ha pedalato senza sosta da tanto, troppo tempo.

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