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ANGOLO NAPOLI – Cambiamenti e ri-evoluzione 

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Il cambiamento – ha scritto qualcuno particolarmente ispirato oltre Oceano – è una porta che si apre solo all’interno.

Andrebbe spiegato a chi, troppo frettolosamente, esprime giudizi a caldo su cose che, invece, vanno analizzate a freddo e dopo i dovuti tempi di osservazione.

Il campionato di serie A che – per la squadra azzurra – concretizza la prima stagione senza Koulibaly, Insigne, Mertens, Ospina, Ghoulam e (sembra) Fabian Ruiz, comincia con cinque gol a Verona in una trasferta notoriamente complicata resa quest’anno un po’ più semplice dall’oggettiva difficoltà in cui si trova la squadra di Cioffi, ma anche da un approccio importante del collettivo allenato da Spalletti.

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E’ un fatto noto che il cambiamento non porti sempre crescita, ma anche che – allo stesso modo – non possa esserci crescita senza cambiamento.

Le prossime settimane daranno volti definiti e avvicendamenti definitivi alla rivoluzione fortemente voluta dal Presidente De Laurentiis ed assecondata dal Direttore Sportivo e dall’allenatore.

I prossimi mesi, invece, confermeranno se si tratterà davvero di un anno di fisiologica transizione o se – al contrario – la squadra potrà ancora una volta stupire.

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Certo è che il Napoli 2022/2023 riparte al Bentegodi dai superstiti a centrocampo (Lobotka e Zielinski), subito a proprio agio, e dalla fascia di capitano affidata con soddisfazione al braccio di Giovanni Di Lorenzo.

Timido – invece – ma solo inizialmente, l’approccio del georgiano numero 77.

E’ stata la doccia fredda rappresentata dal gol di Lasagna a stappare una partita che si era avviata – nei primi venticinque minuti – su binari lenti quasi da amichevole precampionato.

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La squadra di Spalletti ha avuto il merito di non disunirsi e di trovare – con l’80% di possesso palla, un uno-due capace di ribaltare il risultato nel primo tempo.

In un primo turno dove chiunque doveva vincere ha vinto, l’immagine che lascia negli occhi il Ferragosto che va concludendosi è quella di una squadra in costruzione che deve registrare qualche meccanismo in difesa, ma che alcune idee le ha già ben chiare.

D’altronde l’evoluzione è da sempre un processo. A volte lento, in altre occasioni rapido ed impercettibile.

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Per Pitagora, non uno qualunque, l’evoluzione è la legge della vita, così come il numero è la legge dell’universo.

E’ bello – in occasioni come queste – pensarla come Tim Robbins, capace di ritenere che “l’umanità si è evoluta, quando si è evoluta, non perché è stata sobria, responsabile e prudente, ma perché è stata giocosa, ribelle ed immatura”.
C’è tanta nuova gioventù in questo Napoli. Manca – e ciò più avanti in alcuni casi potrà essere evidente – tanta esperienza, come pure sarà giusto ricordare di volta in volta quanta bellezza, attaccamento e gioia è andata via con addii pesanti come quelli di quest’anno.

Ma non è solo in biologia che nulla ha senso se non alla luce dell’evoluzione.

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Per cui va bene criticare, va bene pensarla come si vuole, va bene esternare il proprio pensiero, ma poi c’è una cosa che mette d’accordo tutti: il rettangolo verde di gioco, quei circa 7.100 metri quadrati in cui la cosa fondamentale è che undici giocatori azzurro vestiti siano degni della maglia che indossino, la sudino sorridendo e lottino senza pause alla ricerca di un risultato favorevole.

I conti si fanno alla fine.

Ed il giudice è sempre il campo da gioco, quello su cui – in un tardo pomeriggio ferragostano – hanno gigioneggiato Kvicha Kvaratskhelia, Piotr Zielinski e Stanislav Lobotka.

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Georgia, Polonia e Slovacchia, dunque, subito dietro ad un attaccante nigeriano irregolare, a tratti disordinato e scanzonato, che però dà l’idea di sapere quel che serve per far felici i suoi tifosi.

Avevano vinto tutte le altre, era quasi obbligatorio vincessero anche gli azzurri.

E’ andata così… e Verona-Napoli è già storia.

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Senza esaltazione, ma con tante riflessioni da fare.

Un bel modo di iniziare una stagione che è certamente di cambiamento, forse di rivoluzione e… speriamo… di una “ri-evoluzione” da ricordare per il tempo che verrà.

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