Angolo del tifoso
ANGOLO JUVE – Buchi neri
Come si fa a concentrarsi sul campo quando la prima ammissione della giornata viene dagli occhi ghiaccio di Pavel Nedved. Uno che raramente sente di doversi esporre, eppure ciò che ci fa più male è sotto gli occhi di tutti: una Juve incompleta, orfana di Chiesa, per il quale tocca solo pregare, perdonate la non facile ironia per chi scrive. Sentiamo la mancanza di Angel Di Maria dopo nemmeno novanta minuti giocati con la nostra maglia, inutile dirvi l’emozione di vederlo segnare allo Stadium.
Non abbiamo ancora avuto la soddisfazione di vedere Paul Pogba calcare di nuovo quell’erbetta che è casa sua, dovremo farci l’abitudine ai problemi fisici di Bonucci. Sono passati solo novanta minuti dall’inizio del campionato, e già passiamo il tempo a spuntare il bollettino dei feriti, noi che ad oggi immaginavamo di vedere funamboliche piroette in campo.
Le piroette le facciamo noi sul divano in questo primo tempo di Samp-Juve di scena a Marassi: prima vera prova di mezza maturità, diciamo di terza media, per il neoacquisto Gleison Bremer, novello centrale insieme a Rugani, vincitore del ballottaggio con Federico Gatti. A Kostic il ruolo di vivere la fascia sinistra e mettere più cross possibili da sinistra per il piede fatato di Vlahovic. Peccato che nei primi 45 minuti il povero attaccante serbo riesca a toccare tre palloni, numero inferiore a quello di spritz necessari per superare un primo tempo di totale confusione in cui è la squadra di Giampaolo a dettare legge.
Bremer ha bisogno di un paio di videochiamate con Chiellini, basterà già solo vederlo per evitare i buchi causati nella linea difensiva. Buona la prova di McKennie, uno dei tre, forse quattro uomini di Allegri che possono dire di essersi meritati l’integratore salino nel cooling break. Locatelli a disagio come la sottoscritta al saggio di danza classica nel 1997, come con il Sassuolo continua nella sfida a chi perde più palloni, spoiler: vince.
Non l’ho ancora nominato perché pensavo onestamente di non doverne più parlare all’alba del 22 di agosto, ma a quanto pare toccherà ancora sorbirci le geniali mosse di Andres Iniesta detto anche Adrien Rabiot, che se proprio deve restare quantomeno si guadagnasse il suo costosissimo pane quotidiano, lui è quello che mangia brioches. L’ingresso del giovane Miretti per McKennie dà nuova linfa a questo centrocampo confuso, ed è suo il pallone che arriva a Vlahovic, in grado di servire il francese che mette il pallone alle spalle di Audero. L’esultanza di Nedved e del presidente Agnelli presente in tribuna dura poco, Vlahovic è in posizione di fuorigioco nemmeno troppo millimetrico.
Agli sgoccioli del match è Rovella a farsi spazio in campo per Locatelli, una splendida visione giovane diametralmente opposta all’altrettanto splendida visione di un mai domo Quagliarella, che si presenta due volte dalle parti di Perin, ma Di Maria ci aveva già fatto vedere settimana scorsa quanto l’età in certi casi sia solo un numero.
Tasso offensivo aumentato con l’ingresso di Kean, ma è di Kostic l’occasione d’oro per mettere in ghiaccio il corto muso che piace a noi: peccato che Audero non sia dello stesso avviso.
La confusione su un corner tra Kean e Bremer causa il primo vero sfogo di Allegri, uno di quelli a cui ci ha abituati. Torniamo a Torino con un punto e reti inviolate, ma non so se basterà strapparsi via una giacca per cominciare a tamponare il disagio che ci pervade già alla seconda giornata. Chissa se basterà una settimana a Depay per ambientarsi. E a Paredes?
Sognare è gratis, ma onestamente il brivido sulla schiena scorre veloce se pensiamo che ad aspettarci sabato prossimo ci sarà il primo vero test event, c’è Dybala che torna a riaffacciarsi dove è diventato grande, c’è la Roma.
Che dire, speriamo faccia la stupida quella sera.