Approfondimenti
ZONA CESARINI – Robba da Matic
Classe 1988, nazionale serbo di origini macedoni, Nemanja è il classico giocatore giramondo. Ci mette qualche anno e tante valigie a imporsi, ma poi in quelle valigie ci mette soddisfazioni e trofei.
Comincia ad allenarsi a cinque anni col padre Dragan, ex calciatore, nel suo paesino, Vrelo, piccolo centro bombardato nel ’99 dalla NATO (motivo per il quale Nemanja, in amichevole con la Nazionale, rifiuterà platealmente il papavero rosso da indossare in onore delle vittime britanniche della Prima Guerra Mondiale).
Dopo le giovanili nella Stella Rossa e Partizan e un paio di stagioni in serie minori serbe, approda nel Kosice, in Slovacchia (paese di cui prenderà passaporto per essere comunitario) e tanto fa che esordisce in nazionale.
Un paio d’anni a buoni livelli convincono il Chelsea ad investire sul ragazzo, ma complessivamente gioca poco, è ancora presto. Girato al Vitesse vi rimane un anno per poi essere scambiato col Benfica con un certo David Luiz.
Il tecnico lusitano Jorge Jesus intuisce che il ragazzo, più che doti da trequartista, può essere un mostro in mediana e in un biennio il Benfica porta a casa uno scudetto e perde una finale di Europa League proprio contro il Chelsea.
Ma a perdere non sarà Matic, perchè un certo Mourinho lo nota e fa spendere ai Blues 25 milioni per riporatrlo “a casa” (a fronte dei quasi due della sua prima volta). Preso come sostituto temporaneo di Lampard, infortunato, Nemanja si prende pian piano il suo posto da titolare vincendo due titoli e la stima incondizionata di allenatori come Mou e Conte (“elemento chiave del mio gioco” dirà).
Proprio Mou lo rivuole al Manchester United e, seppur i Red Devils non vivano un’era gloriosa, portano a casa una Europa League e una Coppa Nazionale. Inutile dire che Matic, a parte l’ultimo anno, è leader incontrastato del centrocampo.
Giocatore di grande personalità (“coatto antico” diremmo a Roma), fisico da action americano anni ’80, ma soprattutto faccia da action americano anni ’80: ce lo immaginiamo prendere a calci Van Damme o Stallone.
In mediana a rompere il gioco o ad addormentare la partita è maestro, ma i suoi inizi da trequartista hanno lasciato un piede abbastanza educato nello stretto e nel filtrante, è il “marine” richiesto (nuovamente) da Mourinho per portare esperienza, cattiveria e mentalità.
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