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Citizens’ Wonderwall

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Chiedi di Manchester e ti saranno dette tre cose: United, City e gli Oasis.

Tre simboli di una città manifesto della cultura anglosassone, che fa della passione per il calcio parte fondante dell’immaginario collettivo oltremanica. Si parla del Paese che ha dato i natali a questo sport, e non potrebbe essere altrimenti.

Proprio gli Oasis, nelle figure di Liam e Noel Gallagher, respirano calcio e sono sono completamente presi dalla loro squadra del cuore: il City di Manchester.

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Un legame indissolubile, che parte da molto lontano ed in tempi non sospetti, quando la rivalità con lo United era soltanto un semplice derby, lontano da quello che sarebbe diventato con l’avvento degli sceicchi.

Il primo concerto negli stadi dei fratelli Gallagher non poteva che tenersi nella vecchia casa dei Citizens, il Maine Road che per ottanta anni è stato lo stadio di casa. Ed in quel 27 e 28 aprile del 1996, su quel prato verde, si fece la storia della musica inglese, letteralmente avvolta dalla rivoluzione targata Oasis. Inutile dire che i tickets andarono a ruba e le decine di migliaia di persone che, in quelle due serate storiche, calpestarono l’erba di quello stadio, assistettero a due serate magnifiche e significative nella storia personale di Liam e Noel.

FOTO di un ticket per la seconda serata dei due concerti al Maine Road

Si trattava del primo concerto nello stadio che, tra l’altro, abitualmente frequentavano per assistere alle gesta dei loro beniamini.

Il grande amore di questi due geni indiscussi del panorama musicale internazionale verso gli Sky Blues è noto a tutti e oggi parrebbe addirittura scontato. Ma il City di quegli anni non era una squadra abituata a vincere ogni anno. Si soffriva e si viveva nell’ombra di quello che era lo United, squadra che ha fatto la storia della Premier League.

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Il City di Manchester era una squadra povera, che rappresentava il quartiere più difficile della grande metropoli industriale dove era situato il Maine Road. E tifare quei colori, all’epoca, rappresentava una scelta ben precisa: vestirsi di antitesi ed incarnare un ideale, al di là della forza reale della squadra, che visse i suoi periodi di maggiore splendore soltanto a cavallo tra gli anni ’60 e ’70.

Una scelta di cuore che i due cantautori hanno compiuto subito, senza fare calcoli di gloria.

Si racconta che il più piccolo dei due Gallagher, Liam, quando lavorava come parcheggiatore ebbe la possibilità di incontrare Paul Ince ed Eric Cantona, due colonne dei rivali Red Devils. La macchina del primo subì solo qualche graffio, mentre quella del secondo fu ritrovata senza portiera.

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Lo stesso Noel, che oggi spegne cinquantatre candeline, è stato da sempre un personaggio vicino agli ambienti del Manchester City. In quegli anni entrò anche in società, rilevando una piccola parte di azioni, e pochi anni dopo, insieme al fratello, ricevette una proposta per un ruolo iconico nella dirigenza.

Il feeling da ambo le parti è stato sempre autentico, scavalcando ogni frontiera, e andando oltre anche la fama su scala mondiale che si sono costruiti negli anni gli Oasis. Loro, infatti, sono sempre stati presenti sugli spalti a tifare la loro squadra del cuore.

Ancora oggi ciò accade, sebbene la band non esista più, ed in modo ancora più coinvolgente, data l’assoluta rinascita che ha vissuto il club in questi anni. Non esiste nemmeno più il Maine Road, che oggi ha lasciato spazio al futuristico Etihad Stadium.

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Oggi, come allora, la musica dello storico gruppo è la playlist fissa delle partite casalinghe dei Citizens. E gli stessi Gallagher, seppur in maniera più saltuaria, non mancano occasione di sedersi in tribuna autorità e gioire dei successi di Guardiola&Co.

Perchè, se da una parte loro sono tifosi sfegatati del City, nello stesso tempo sono sostenitori del calcio di una volta, e questo calcio, forse imborghesito, sembra aver perso gli ideali di un tempo. E le parole di Liam, a tal proposito, sono emblematiche:

“Andavo a Maine Road. Ora sembra di essere a teatro. Tutti seduti. Dovrebbero creare, in sicurezza, dei settori da diecimila posti in piedi per riportare un po’ di atmosfera. Non è possibile che ora non si possa fare niente, gridare, alzarsi… il calcio è passione. Io non vado più per questo. Non puoi più godertela. È come se qualcuno abbia succhiato via la vita dagli stadi”

Effettivamente il calcio è privato, in parte, di quell’animo ribelle – inteso quello sano – che caratterizzava il tifo sugli spalti.

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Animo ribelle che appartiene ai due fratelli, gemelli nella loro fede calcistica e diversi nel quotidiano. Una disomogeneità che ha regalato ai cultori musicali una pagina bellissima. Pensare che oggi gli Oasis non siano più una band, infatti, suona quasi come un’eresia.

Per gli amanti della musica, loro saranno sempre gli Oasis, e per gli Oasis, il City rimarrà sempre la squadra più bella al mondo.

E’ stato così quando tifare significava soffrire. Lo è oggi con il colosso messo su dalla proprietà araba e lo sarà sempre.

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“And after all you’re my Wonderwall”

“Dopo tutto sei la mia meraviglia”.

Una meraviglia che, per i Gallagher Bros, è tinta di blu e che riecheggia nella voce dei tifosi che invadono d’amore l’Etihad Stadium.

Una ‘Citizens’ Wonderwall’ che mancherà, oggi, a tutti i tifosi del City e a tutti gli amanti del calcio inglese. Ma tornerà il tempo di cantare. Si tornerà a gioire, a soffrire e a tifare.

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E torneranno a farlo anche Liam e Noel.

A lui, oggi, vanno i nostri auguri di buon compleanno. Ad un uomo vissuto tra musica e calcio, che ha saputo onorare entrambe le sue passioni.

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