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Salernitana, non è Bergamo la Sant’Elena di Nicola

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Non si può dire che ci stiamo facendo mancare qualcosa nelle ultime settimane. Dalle purtroppo 2 morti illustri di Mihajlović e Vialli, che hanno fatto decisamente ancora più rumore dopo i sospetti espressi da Dino Baggio, alla richiesta della Corte Federale di punire con 9 punti di penalizzazione la Juventus per il caso plusvalenze (l’accusa ipotizza che scambi di giocatori fossero solo funzionali a sistemare i bilanci). Dalla temuta (per i tifosi giallorossi) partenza di Zaniolo nella terra di Albione ad altre stelle di A che in queste ore lasciando intendere di non voler rinnovare i propri contratti. Dalle cronache di esoneri annunciati a quelle su esoneri inaspettati. Così inaspettati da, poi, rientrare. Come nel caso di Davide Nicola della Salernitana, da salvatore a licenziato e richiamato alle armi.

Le otto palle di neve sparate a raffica dall’Atalanta ai granata aveva indotto, istintivamente, il presidente Iervolino a sollevare l’uomo dei miracoli dal suo incarico. Una decisione che è sembrata subito a tutti impulsiva, frettolosa, ingiusta e ingrata, se pensiamo a come la cura Nicola abbia, lo scorso anno, risollevato dalla polvere un destino già segnato con Salerno in direzione B. Non poteva certo essere una giornata storta, giocata tra l’altro con una squadra che, ai nastri di partenza, era ed è tecnicamente e fisicamente di gran lunga superiore alla Salernitana. Gli uomini di Nicola ne sono usciti devastati dal passaggio dell’uragano bergamasco. Esonero immediato senza e senza ma e, dal giorno dopo, una pioggia di audizioni per trovare il sostituto. Niente da fare, nessuno ha convinto appieno Iervolino che, dopo una serie di colloqui incrociati con dirigenti, giocatori e allenatore, ha deciso di richiamare dall’esilio di 48 ore chi, come novello Napoleone della panchina, aveva guidato la squadra verso una storica rimonta salvezza. Da una situazione apparentemente impossibile, era riuscito a rigenerare calciatori, riaccendere entusiasmo nei tifosi e, soprattutto, a recuperare punti (18 punti conquistati nelle restanti 15 partite disputate con una squadra aveva preso in consegna all’ultimo posto con 13 punti a -8 dalla salvezza). Un’impresa, quella, della quale i vertici societari del cavalluccio hanno tenuto conto, tramutandola in gratitudine sottoforma di una seconda chance. D’altro canto, dopo aver conquistato magicamente anche in questi mesi cuori e punti (la Salernitana ha 10 punti in più dell’anno scorso, dopo 18 giornate, con 4 vittorie, 6 pareggi e 8 sconfitte), una Waterloo poteva anche capitare. Ma non può richiamare, in automatico, subito ad una Sant’Elena. Questione di umana riconoscenza. Che va ben oltre i motivi del cinico business o di una piazza a cui dare in pasto un colpevole.

P.S. – Perché intitolare una rubrica “Autogrill”? Immaginate di trascorrere là un’intera giornata: in 24 ore quante storie vedreste e ascoltereste? Quante persone incontrereste e osservereste? Quanti gesti, parole e situazioni, che rimandano a luoghi vissuti da tanti altri volti? E’ quello che si proporrà di fare questa rubrica: approfondire, dal campo o fuori dal campo, delle storie che si conoscono e rilanciare delle storie che si conoscono poco. Raccogliere respiri di vita, attimi di condivisione, istanti dove cogliere l’essenziale nei particolari, briciole di esistenze in un luogo sì preciso ma di passaggio. Come in un autogrill, appunto, un luogo in cui tutti passano per un minuto o per un’ora, un luogo dove s’incrociano casualmente esistenze, incontri ed emozioni….

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