Angolo del tifoso
ANGOLO INTER- Una storia già scritta
Potrebbe essere un cruciverba. “Uno verticale, la squadra che ha vinto grazie alle reti di Maldini e Nzola: Spezia”. “Cinque orizzontale, la squadra senza presente e futuro: Inter”.
È questa la triste verità. Il progetto dell’Inter probabilmente non è mai esistito.
Nemmeno quando quell’undici spettacolare dominava un girone di ritorno, lasciando indietro le inseguitrici.
Quello era più un istant team che una squadra futuribile.
Poi, quel poco che c’era come fondamenta, è stato distrutto per altri motivi ben noti.
Che l’Inter non abbia futuro non si scopre oggi. I più attenti se ne saranno accorti già dall’anno scorso (forse dal derby o dai due mesi da incubo) quelli più illusi invece magari hanno iniziato a comprenderlo dopo la serie di sconfitte ignobile della prima parte di stagione.
Ma due più due fa quattro purtroppo, e la situazione dell’Inter è rimasta quella, peggiorando di settimana in settimana.
Nella trasferta di La Spezia non si salva alcun reparto, ognuno alle prese con i suoi problemi.
A partire dalla porta, dove vige ancora l’indecisione di un allenatore che sembra incapace di dare con certezza il posto a chi più se l’è meritato.
Per otto anni Samir Handanovic non si è mai seduto in panchina, a prescindere da chi fosse l’allenatore. All’improvviso si sente il bisogno di fare rifiatare il titolare? Strano, molto strano.
La difesa era e rimane un colabrodo. In trasferta la media reti subite è da retrocessione.
A centrocampo c’era una tempesta stasera. In mezzo all’alta marea nessun capitano si è messo al timone e la nave si è schiantata. In attacco infine si dimostra, purtroppo, ancora sterilità.
Quando il campione del mondo non risponde presente, l’Inter appassisce.
Le premesse per questo finale di stagione sono grigie, anzi nere. Talmente nere che, anche con un passaggio del turno ai quarti o, addirittura, in semifinale, vedo il futuro di Inzaghi tristemente segnato.
Ma il futuro dell’Inter qual è? Che cosa servirebbe per tornare ad essere l’Inter?
Serve un Conte o un Mourinho oppure un più modesto (all’apparenza, solo all’apparenza) Thiago Motta?
La verità è che la rivoluzione deve essere dappertutto. Inzaghi ha commesso errori inequivocabili, e per questo sarà giusto dire addio a fine stagione. Ma se poi a giugno, oltre all’allenatore, nulla sarà cambiato allora ricominceremo ancora dall’inizio, in un giro mortale dal quale non ci si potrà sottrarre. Sarà una storia già scritta.
(Foto: LBDV)
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