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ANGOLO SPEZIA – Clamoroso al Picco

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Clamoroso al Picco

Alla fine della partita sembrava quasi di sognare la voce di Sandro Ciotti. Oggi come allora. Clamoroso al Picco. Un cerchio che si chiude dopo 62 anni. Allora, l’ex aquilotto, l’indimenticabile Mario Castellazzi, diede il “la“ alla vittoria, segnando la prima rete della vittoria del Catania sempre sull’Inter. Oggi come allora un giocatore dello Spezia che si veste da Davide e manda giù tutti i Golia interisti: Nzola. Un nome su tutti, è lui l’eroe della serata: Mbala Nzola. Si dimena come un lottatore greco-romano. Apre la difesa nerazzurra, i cui componenti cercano di usare anche le mani per fermarlo. Strattoni, tirate di maglia, spinte e calcioni. Lui, non fa una piega. Anzi più lo picchiano e più diventa feroce.

Il coraggio dei Semplici

Aveva sorpreso un po’ tutti  Semplici con la sua formazione iniziale. Dentro dal primo minuto Nzola, Shomurodov, Gyasi, con Zurkowski mezzala e Agudelo sulla trequarti. Chiaro il proposito: infondere coraggio alla squadra. Far capire ai calciatori che se la possono giocare, se la devono giocare. Il rigore dopo un quarto d’ora, parato splendidamente da Dragowski, diventa una scarica di adrenalina fortissima. Agudelo indossa occhiali da sci e sfoggia uno slalom in mezzo ai difensori nerazzurri. La palla deviata da Handanovic si impenna sulla traversa. Quasi goal. Questione di centimetri. L’Inter annusa il pericolo e decide di rompere gli indugi per cercare di chiudere la pratica. Il Picco però non è uno stadio comune. Quando ruggisce trasmette la carica di diecimila cavalieri. Su un rilancio, Nzola si porta tutta la difesa interista. Se li mette tutti in braccio, anzi nel taschino. E dopo aver fatto una splendida veronica, serve all’accorrente Maldini la palla del vantaggio spezzino.

La bolgia del Picco

Il Picco, che fino ad allora era una polveriera, diventa una bolgia dantesca. Inzaghi butta sul tavolo tutte le fiches che ha, sperando in un giro fortunato. E in effetti lo trova. Dumfries viene toccato in area e Lukaku trasforma il conseguente rigore. L’Inter però non capisce che oggi stanare lo Spezia è impresa ardua. Specie se lo fai senza costrutto e scaraventando palloni dalla trequarti. Passano due minuti e lo Spezia passa di nuovo. Kovalenko viene affossato in area. E’ rigore. Nzola contro Handanovic. Sembra un duello tra pistoleri del far west. Lo vince il numero diciotto che calcia imparabilmente. Adesso l’Inter trema davvero. Ha paura di non farcela. Per poco Nzola non sforna un altro assist in contropiede, mentre dall’altra parte, la palla diventa un flipper impazzito. Ampadu e Amian diventano le alette a molla che ribattono ogni pallina. La difesa aquilotta regge. Anzi ad andare in tilt sono Lautaro e compagni.

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Sandro Ciotti e una vittoria sognata

È una vittoria meritata, voluta, combattuta. E sognata. Da tanto, troppo tempo. Ancora una volta il piccolo si scopre grande. Clamoroso al Picco, oggi come allora, al tempo dei Sandro Ciotti, dei Castellazzi e degli Herrera. I piccoli grandi miracoli di provincia che fanno la storia del calcio italiano.

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