Tempo di lettura: 4 minutiI numeri del calo azzurro
Il Napoli sembra attraversare, da un mese a questa parte, una fase di calo in termini di brillantezza: la deadline è rappresentata senza dubbio dall’ultima sosta per le gare delle nazionali.
Il Napoli corre, ha corso in Champions’ contro il Milan, a Torino sponda Juventus, contro la Salernitana. Il problema è che, però, pare venuta meno lucidità nelle scelte e ciò può derivare, appunto, da mancanza di una brillantezza prima mentale, poi fisica. Per scelte si intendono soprattutto, è chiaro, le scelte in fase offensiva, ma una scelta – poco lucida e quindi sbagliata – è anche quella di non stendere un Diaz o un Leao che vanno via facendo a fette centrocampo e difesa.
Nelle ultime sette gare disputate fra campionato e coppa, il Napoli ha segnato soltanto 5 goal, per una media di 0.7 goal a partita. Di queste segnature, due portano la firma di difensori (Di Lorenzo a Lecce, Olivera ieri contro la Salernitana), due sole sono state firmate da attaccanti (Raspadori e Osimhen), una è stata frutto di autorete (sempre a Lecce).
Se la media goal è inferiore al goal a partita, la media punti in campionato è di 1.6 a gara – considerando anche le sfide europee, si scende a 1.28: giusto per fare un confronto, fino a prima della sosta il Napoli in campionato viaggiava alla media mostruosa di 2.6 punti e 2.37 goal a partita.
Certo, i numeri fin qui considerati non possono essere letti senza tenere conto che, di queste 7 partite, il Napoli ne ha affrontate quasi quattro senza Osimhen, più o meno 6 senza Simeone, 5 con un Raspadori out o a mezzo servizio. Eppure, la strage di attaccanti a cui la sfortuna ha sottoposto gli azzurri nel mese clou della stagione non spiega del tutto la fatica che il Napoli sta facendo a segnare dall’inizio del mese aprile (a conferma, si vedano le zero reti messe a segne in questo arco di tempo da Kvara, da Lozano e dagli altri giocatori d’attacco). Che il Napoli sia in calo lo dimostrano anche i goal subiti: fino alla prova di forza di Torino col Toro, il Napoli aveva subito 16 reti in 27 partite, media di 0.59: dal funesto 0-4 col Milan i goal subiti sono stati 6 in cinque turni, media 1,2 (certo, quattro li si è incassati dal solo Milan, ma è pur vero che nelle restanti quattro sfide si sono affrontate, oltre alla Juventus, il Lecce, il Verona e la Salernitana, queste ultime due per giunta al Maradona).
Il bicchiere mezzo pieno
Insomma, i numeri dell’ultimo mese sono tutti e solo negativi e devono far preoccupare in vista non, certo, del finale di questa stagione bensì pensando alla prossima, quasi che Spalletti sia già chiamato a trovare alternative ad un gioco divenuto forse troppo leggibile? Assolutamente no, perché dallo stesso blocco di partite è possibile estrapolare altri dati che val la pena esaminare rapidamente.
Nelle sette sfide che vanno da Napoli-Milan di campionato a Napoli-Salernitana, ivi comprese le due sfide di Champions’, gli azzurri hanno fatto registrare un possesso palla medio pari quasi al 70% (67,7), con una media di tiri in porta che è di 4,5 a gara, mentre i tiri totali sono ben 17 a partita.
Il Napoli, questo è ormai chiaro, domina tutte le partite, secondo un canovaccio che è riconosciuto ed accettato – o, almeno, subito – da qualsivoglia avversaria italiana: prova lampante di ciò è l’atteggiamento assunto dalla squadra di Pioli in coppa, un atteggiamento da provinciale (che in ogni caso merita rispetto perché ha portato i frutti sperati).
Il Napoli, ecco il dato più rassicurante per i suoi tifosi, mette all’angolo gli avversari, ed anche in una fase di stanchezza evidente li sottopone a veri e propri tiri al bersaglio. Un dato meno confortante va individuato, piuttosto, nella sproporzione fra tiri tentati e tiri che centrano lo specchio: i primi sono quasi quattro volte di più dei secondi, ed anche questo numero si può probabilmente spiegare con quella mancanza di lucidità e brillantezza di cui si è parlato sopra.
Insomma, pare ci siano tutti gli elementi per pensare che, in condizioni normali – che non sono e non possono essere quelle che si danno al termine di una stagione logorante e vissuta dominando le rivali e pigiando sempre forte sull’acceleratore -, il Napoli potrà anche in futuro partire da una condizione tecnica e tattica di superiorità, per ovviare alla quale non è detto che alle altre squadre potrà bastare il mercato estivo.
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