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L’effetto “Moneyball” e il “metodo Ankersen” sono il futuro del calcio?
L’effetto “Moneyball” e il “metodo Ankersen” sono il futuro del calcio? Il mondo del soccer, al pari di qualsiasi altro settore della vita quotidiana, subisce gli effetti (positivi e non) e le conseguenze dell’avvento della tecnologia. Un progresso che ha permesso, nel corso degli anni, di rendere concreto ciò che appariva fattibile solo nei film di fantascienza.
Ed ecco che il legame intrinseco, se non addirittura magico, che lega le persone alla fantasia cinematografica diventa sempre più reale. Tuttavia, la capacità e la bravura di produttori, scrittori e registi non sta solamente nel trasportare in mondi paralleli chi osserva il maxi schermo, ma anche in quella di rendere conoscibili storie vere che hanno scritto pagine importanti della vita umana, ed alcune di queste riescono ad evadere dalla banale classificazione quale prodotti d’intrattenimento, ma diventano veri e propri fenomeni culturali.
Questo è certamente il caso del famoso film (ma anche e soprattutto libro) “L’Arte di Vincere” di Bennett Miller con protagonista Brad Pitt. Trattasi di una pellicola in cui viene raccontata la storia di una squadra di baseball, gli Oakland Athletics, che con budget economico limitato ha scritto una delle pagine più belle ed importanti di quello sport.
Il fenomeno Oakland Athletics
Il sogno Oakland ha un nome ed un cognome, quelli di un direttore sportivo atipico, Billy Beane, in un’epoca in cui le diseguaglianze monetarie sono in costante crescita. Beane rivoluziona il mondo del baseball e lo fa tramite le idee, col cosiddetto metodo “Moneyball” che finisce col prevalere sulla ricchezza.
“Tra i 20.000 giocatori che vale la pena di valutare credo ci sia una squadra da titolo di 25 giocatori che ci possiamo permettere… Una specie di isola dei giocattoli difettosi”.
Questa è una delle frasi più celebri del film di cui sopra, che racconta l’ idea che spinge l’uomo, nello sport, ad affidare all’intelligenza artificiale le scelte tecniche.
Il Moneyball nel calcio europeo
Il calcio europeo negli ultimi anni ha raggiunto l’apice della diseguaglianza economica con l’avvento dei fondi e dei petrodollari degli Arabi. Molti manager o uomini dei board dei club continentali sono stati attratti e sedotti dall’incredibile storia del d.s. Beane, tanto che nel corso degli anni diverse società europee hanno iniziato ad avvicinarsi a questo diverso modus operandi sul mercato. Ricordiamo l’ esempio inglese del Barsnley, gli olandesi dell’ AZ Alkmaar ed ora anche il Milan. Tuttavia, il sistema Moneyball non è l’unico e solo metodo ‘alternativo’. Infatti, non può non essere presso in considerazione il “metodo Ankersen” che ha condotto il Midtjylland al vertice in Danimarca e il Brentford nel calcio inglese che conta.
Cosa è il “Moneyball”?
Il metodo Moneyball utilizzato per la prima volta da Billy Beane, general manager degli Oakland Athletics, si chiama sabermetrica e il suo ideatore è Bill James. Quest’ultimo, in un libro pubblicato a fine anni settanta, espose la sua teoria di “affidamento ai dati statistici”. Attraverso una studio particolarmente attento dei dati è possibile estrapolare relazioni oggettive sul reale valore di ciascun giocatore. Lo scopo prioritario di tale tecnica operativa è quello di annullare, per quanto la matematica e la statistica lo consentano, il margine di causalità ed imponderabilità ai fini del risultato, evitare spese sbagliate nell’acquisto di giocatori ipervalutati e poco funzionali, ma soprattutto competere utilizzando budget ridotti.
Con i tempi che corrono il semplice utilizzo dei dati per ricercare i players non è certamente una novità. Quello che rende affascinante, rischioso ma a quanto pare dannatamente produttivo il metodo è il diverso ed anomalo modo in cui questi elementi vengono utilizzati. C’è una sorta di monopolizzazione della tecnologia nell’individuazione, ma soprattutto nella scelta dei giocatori. La scienza e la conoscenza umana sono relegate a meri interpreti dell’intelligenza artificiale, che sembra produrre un risultato sbalorditivo e corretto otto volte su dieci.
L’ennesima novità di questo metodo è l’aver cambiato il modo di percepire la bravura dello sportivo, ripensando e ricalibrando vecchi postulati secolari che indicavano quali erano i parametri per vincere.
L’esperienza Barnsley
Il Barnsley nel 2011, periodo in cui militava nella Championship inglese, con l’intento di voler dare una sterzata alla propria esistenza quale società sportiva, decise di fare all-in seguendo il metodo Moneyball. L’approccio del club si distacca totalmente da chi pavoneggiava l’avvalersi di tale sistema. Forse per la prima volta si assiste alla totale immersione di una dirigenza nella mentalità di Billy Beane, poco indicizzata alla bellezza e più preordinata all’efficienza.
Chris Russell etichetta la squadra come “il Barnsley Skyball”, proprio per lo stile di gioco retrò, paragonando una partita dei Reds allo Sline Volleyball, un videogame popolare del 2000 sui computer dei laboratori di informatica delle Hight School.
Resterà negli annali l’intervista rilasciata da un podcaster britannico che paragona lo Skyball alla tradizione inglese di hoofball, che secondo l’Urban Dictionnary è una maniera poco attraente di giocare a calcio.
La stranezza produttiva del calcio del Barnsley
Banalizzata in questo modo, però , non staremmo rendendo merito a quanto sia stato strano e curioso il caso Barnsley.
Secondo i dati Opta di WhoScored, nessun club delle cinque principali leghe europee ha avuto in quella stagione una percentuale di passaggi completati inferiore al 66% del Getafe. Ebbene il Barnsley è addirittura al 58%.
L’Eibar guida poi la statistica per duelli aerei ingaggiati con 56 a partita. Il Barnsley svetta a 66. L’Eibar conta invece 83 palle lunghe giocate ed 80 ricevute a partita. Il Barnsley ne conta 84, ma soprattutto, gli avversari ne hanno giocate un assurdo 102 contro, a partita.
Certo, si può attribuire gran parte di queste statistiche alla bassa qualità della seconda divisione inglese, dove il fanalino di coda Wycombe completa ancor meno passaggi del Barnsley, ma quel dato di 102 palle lunghe giocate contro è il 24% più alto rispetto alla seconda squadra in questa particolare classifica, tenendo in considerazione sempre e solo la Championship.
Il Barnsley non solo gioca lo Skyball – ma forza e costringe anche gli avversari a giocarlo.
La ragione per la quale il Barnsley non ha avuto alcun tipo di imbarazzo nel giocare questo calcio è l’aver fatto all-in su quella che alla fine dei conti, sembra emergere come va una importante verità sia statistica e forse anche filosofica: non conta, non fa differenza alcuna, se un passaggio viene completato o meno nel momento in cui sei in una posizione ideale per riconquistare immediatamente il pallone.
L’unica cosa che conta è in quale porta finisca il pallone e quale squadra abbia il proprio giocatore sulla palla. In generale, questi dati sono meno importanti di dove si trovi la palla in quel dato istante e dell’organizzazione difensiva nel computo delle scoring probabilities.
Milan, Gerry Cardinale sostituisce Maldini e Massara con…l’algoritmo
Il proprietario del Milan, Gerry Cardinale, il 5 giugno, terminato l’incontro con Maldini decide di licenziare, clamorosamente, sia l’ex storico capitano, nonchè bandiera del club lombardo, che Massara. La scelta, molto probabilmente per questioni di mercato, induce il numero uno dei rossoneri a puntare sul metodo MoneyBall, Dunque, Cardinale sostituisce formalmente i due con Moncada e Furlani, ma sostanzialmente inizia l’era dell’algoritmo “decidente”.
Collaborazione tra RedBird e Billy Beane
Nel frattempo proprio Billy Beane, colui che ha utilizzato nel mondo del baseball tale diverso modo di valutare i papabili acquisti e partenti, ha stretto un rapporto di collaborazione con RedBird, società di Cardinale, e ha iniziato a portare i principi del Moneyball al calcio.
Lo stesso Billy Beane, appassionato di football, non americano, ha provato in prima persona a esportare il suo sistema di calcolo nel mondo del calcio. Prima facie, ha acquistato il franchise dei San José militanti nella Major League Soccer.
Nel 2020 è sbarcato in Europa acquisendo quote di minoranza della AZ Alkmaar, dove ha realizzato il primo vero tentativo di informatizzare totalmente, un reparto di una squadra di calcio.
Ora il “Pensatore fuori dagli schemi”, insieme a Moncada e Furlani, entrerà nel corpo dirigenziale del Milan per guidare una rivoluzione tecnica che risponda ai parametri battezzati dal fondo RedBird.
Ma si può creare una sabermetrica del pallone?
La proprietà statunitense del Milan ci sta provando negli ultimi anni, avendo operato ed implementato parti del metodo nel Liverpool (in cui ha una quota di minoranza con Fenway Sports Group) e nel Tolosa in Francia. Proprio il club transalpino sta lavorando con i dati dal 2020, anno di acquisizione da parte di RedBird.
Ma cosa significa questo? Quello che comunemente viene definito con la parola “dati” è in realtà la raccolta, l’analisi e l’utilizzo di dati grezzi: in questo insieme, rientra un’infinità di informazioni che vanno dalla semplice qualità tecnica alla psicologia dei giocatori ma anche alle statistiche complessive di tutte le squadre.
L’algoritmo e i suoi risultati
Il primo mese di monopolio dell’algoritmo ha condotto ad una serie di risultati che inseriscono il mondo Milan in una zona di limbo: da un lato, l’insoddisfazione per il mancato approdo di Thuram (che ha scelto i cugini dell’Inter, come accaduto qualche anno fa con Kondogbia) e l’addio di Tonali (non sostituito dai grandi sogni Frattesi e Milinkovic Savic), dall’altro, la grande fiducia per l’arrivo in rossonero di Pulisic dal Chelsea, al momento primo grande colpo piazzato durante questa sessione di mercato.
Ma palesemente sorge un quesito, serviva l’intelligenza artificiale per individuare nell’attaccante statunitense un profilo da Milan? Assolutamente no. Anzi, la coppia Maldini – Massara ha dimostrato nel corso degli anni passati la bravura nell’avere certe intuizioni in determinate situazioni. Dopo il primo anno flop di Leao, i due dirigenti non hanno mai messo in discussione la sua permanenza, perché conoscevano perfettamente i margini di crescita del ragazzo. I due, dunque, hanno dimostrato effettivamente la scelta su un calciatore dipende da tanti fattori. Un software, per quanto preciso e competente possa essere, non ha l’intuizione e il sentiment di poter permettere di guardare oltre i numeri.
Numerosi sono gli esponenti del mondo del calcio e soprattutto del mercato che continuano a ripudiare tale tendenza. Certamente, nessuna società e nessun dirigente abiura alla tecnologia e al supporto informatico dell’intelligenza artificiale, ma la sensazione e la vibrazione umana non può assolutamente essere sostituita.
Il durissimo attacco di Sabatini al Milan e al Moneyball
Walter Sabatini, noto direttore sportivo ex Roma, Bologna e Salernitana (con cui ha conquistato un’insperata salvezza nella stagione 2021/22), in un’intervista a Radio24 rivolge un durissimo attacco alla scelta del Milan di avvalersi del metodo Moneyball.
Le parole del d.s.:
“Moneyball è il film più maledetto che sia stato girato. Il calcio non può essere solo statistica. La scelta del Milan la disprezzo totalmente, anche per i modi. Massara e Maldini hanno ereditato le macerie del Milan e lo hanno portato allo scudetto”.
La vittoria attraverso i numeri: il metodo Ankersen
Rasmuss Ankersen è il presidente del Göztepe, cofondatore, nonchè CEO di di Sport Republic. Trattasi di una società, che mediante la ricerca statistica dei calciatori aiuta i club per esprimere al massimo il loro potenziale (similare è Wallabies i cui fondatori sono stati più volte ospiti di LBDV). Tuttavia, tale imprenditore è passato alla storia per la sua ossessione circa l’applicazione dei numeri al calcio. Tutto nasce proprio dallo sport, avendo, per un breve periodo, calcato i campi danesi con addosso la casacca del Midtjylland.
Il modello sviluppato nel club danese
Prima dell’avvento di Ankersen, il Midtjylland non aveva alcun appeal internazionale, non avendo mai spiccato tra i club nelle sue partecipazioni alle coppe europee. A partire dal 2014, si assiste ad una vera e propria evoluzione calcistica e una rivoluzione societaria, che inizia ad investire sulla tecnologia. Viene istituito un dipartimento di ricerca guidato da Ankersen, comprendente addirittura figure professionali con dottorati conseguiti ad Harvard.
Il metodo e la nuova mentalità inculcata dal “visionario di Herning”, basata sulla costante analisi del dato e sull’attenzione per il numero ha permesso di vincere tre titoli della Superliga danese in sei anni e la qualificazione alla Champions League per la prima volta nella storia, nel 2015/16 e poi ancora nel 2020.
Exploit del metodo Ankersen con il Brentford
L’esperienza al Midtjylland, non è l’unica conferma della validità del nuovo modus operandi connesso all’esigenza di trattare il calcio come un vero e proprio business. Infatti, il metodo Ankersen ha permesso riemergere dalle ceneri e di portare nel grande calcio inglese il Brentford in soli dieci anni. Tutto ciò senza che ci fossero fondi arabi alle spalle, ma servendosi di un’ottima programmazione e di un approccio data-driven gestite ed elaborate dal proprietario Matthew Benham, presidente proprio anche del Midtjylland, e di Rasmus Ankersen, suo braccio destro.
Il primo passo fatto, alla luce della scarsa consistenza economica fu quello di studiare i settori e le situazioni che avrebbero potuto portare il maggior profitto alla rosa. Infatti, secondo gli studi di Ankersen, occorreva analizzare le palle inattive, una voce che può comportare anche oltre il 20% delle realizzazioni.
Un cambiamento perseguito dopo aver analizzato le statistiche e che a fine stagione portò ad un clamoroso aumento del 400% delle realizzazioni da situazione di palla inattiva, con 25 reti.
Il “metodo Ankersen” e l’effetto “Moneyball” sono il futuro del calcio?
Alla luce dell’excursus fino ad ora fatto possiamo rispondere al quesito inizialmente posto. Condividiamo appieno le preoccupazioni che aleggiano sempre lì dove c’è presenza del cambiamento. Tuttavia, così come affermato dall’avvocato Ciro Romano, durante la quarta puntata di BLITZ, il talk di calciomercato di LBDV, al netto dei danni che sono stati fatti dagli operatori e dai dirigenti italiani nel corso degli ultimi anni, perché non scommettere sulla tecnologia? Fare peggio di quanto hanno fatto alcune società e alcuni manager è assolutamente impossibile. Dunque, fiducia alla tecnologia e alla voglia di cambiamento, a patto che si riesca a tornare sui propri passi laddove l’esperimento I.A. nel calcio incontri difficoltà e magari non dimenticando che l’esperienza e l’occhio umani rappresentano pur sempre bagaglio inestimabile di conoscenza.
(Foto: Wallabies)
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