Approfondimenti
PREPARTITA SALERNITANA – Ricompattarsi e ripartire
Spenta, abulica, spaesata, inconsistente. Quella di Empoli è stata, senza timore di smentita, la più brutta Salernitana dell’era Sousa. Una squadra, al netto di assenze importanti, apparsa svuotata del suo interno. Una squadra che, dall’avvento dell’uomo di Vizela, ha sempre trasmesso sensazioni positive, ma soprattutto, la convinzione di potersela giocare contro qualsiasi avversario. Cosa è cambiato oggi, dopo appena tre punti conquistati in sei gare, condite da alcune prestazioni al limite dell’imbarazzante, non è dato sapere.
Qualche campanello d’allarme, a dire il vero, lo si è udito sin dai primi giorni di ritiro. La malcelata insoddisfazione del tecnico nei confronti dell’operato di De Sanctis, poco o nulla si è sposata con i propositi, almeno a parole, di graduale innalzamento dell’asticella da parte del presidente Iervolino. Da mesi, sulla Salernitana sembra aleggiare un’aura di negatività a dir poco inspiegabile. Certo, gli algoritmi, le scommesse, le lacune di organico non colmate e la gestione discutibile di casi spinosi hanno senz’altro piazzato il più classico dei carichi da 90. Ma, ad ogni modo, porre un freno all’isterismo generale, alle critiche feroci e, soprattutto, alle sentenze anticipate, sarebbe cosa buona e giusta.
La Salernitana ha, davanti a sé, altre trentadue battaglie da combattere con vigore e sagacia. Ed è proprio questo che sembra mancare più di tutto e tutti: lo spirito combattivo. A Sousa il compito di ricompattare, nonché rigenerare dal punto di vista tecnico-tattico un gruppo che oltre ad innegabili difetti, possiede anche diversi pregi. Esaltarsi nelle difficoltà estreme e trarre il meglio dal materiale a disposizione il vero, unico mantra da seguire. L’avversario di turno, manco a dirlo, sulla carta non aiuta nell’auspicato cambio di passo. l’Inter è squadra costruita per la vittoria del campionato e, come se non bastasse, si presenterà all’Arechi ferita nell’orgoglio dalla sconfitta interna contro il Sassuolo.
Per fronteggiare la minaccia nerazzurra, Paulo Sousa potrebbe decidere di schierarsi a specchio con un 3-5-2 più accorto. Davanti ad Ochoa, spazio a Daniliuc, Gyomber e Pirola. Mazzocchi e Bradaric sulle fasce, con Legowski, Bohinen e Kastanos a comporre la cerniera centrale. In avanti, vista l’assenza di Candreva, il tandem formato da Cabral e il redivivo Dia.
All’Arechi, per inciso, si giocherà dinanzi ad un pubblico delle grandi occasioni. Ventisettemila cuori sono pronti a battere all’unisono per sostenere i propri beniamini e trascinarli verso una Mission (quasi) Impossible. Ma da queste parti, e la storia insegna, nulla è impossibile. Specialmente ritrovare l’entusiasmo incredibilmente smarrito.
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