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ANGOLO SPEZIA – Alea iacta est
Pareggio di cemento
Pareggio nel derby col Pisa. Lo Spezia ci prova, ma non riesce a buttare giù la torre. Alla base imprecisioni varie e mancanza di un morso velenifero che possa tramortire la preda. Anzi il veleno arriva nel finale ma solo per il troppo nervosismo e così il risultato da zero a zero, seppur incerto, diventa cemento armato. Alla fine, è un punto che cambia di poco la prospettiva. Gli altri scappano e segnano, noi misuriamo con il metro della sarta una coperta che rischia sempre di essere troppo corta. Difesa solida ma attacco a secco. E quando il serbatoio si svuota le soluzioni estreme dei cross dalla trequarti non sempre trovano teste rapaci.
Double face
Partita double face. Ad un buon primo tempo, fa da contraltare una ripresa non giocata altrettanto bene, dove stanchezza e tensione la fanno da padrone. Al primo minuto subito un lampo. L’ incrocio dei pali colpito da Pio Esposito avrebbe meritato indubbiamente altra sorte. Poteva essere l’antipasto di una bella mangiata domenicale. È stato solo una piadina, tipica di quelle parti. Lo Spezia a dire il vero, domina la scena appropriandosi della palma del possesso palla. La squadra appare finalmente corta ed efficace nella riconquista palla, dove Kouda e Antonucci giocando tra le linee creano più di un grattacapo alla difesa pisana. Elia e Bandinelli sono attenti nelle due fasi, mentre la difesa a tre sembra aver dato nuove sicurezze a Muhl e ad Amian.
Alea iacta est
Il palo preso dal Pisa segna la fine della fase arrembante degli aquilotti e l’inizio della ripresa vede pure Zoet dover fare gli straordinari su Torregrossa che si presenta a tu per tu col portierone olandese. Il resto del tempo è caratterizzato da cambi per dare ossigeno e falli tattici, ma nessuno riesce a schiodare la parità, nemmeno Doveri. Più di duemila anni fa Cesare passò il Rubicone, che scorre lì vicino, col famoso Alea iacta est. Speriamo che anche “il dado è tratto”, diventi per noi, un punto cruciale da cui ripartire per andare avanti. Anche perché noi, così come il divo Giulio, non possiamo tornare indietro.
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