Approfondimenti
Aurelio: Padre padrone (con clausola)
Una delle tante polarizzazioni avvenute nel tifo napoletano attorno alla figura di Aurelio De Laurentiis è quella relativa al modo, sovente non idilliaco, in cui il Presidente si è lasciato con gli allenatori e con alcuni calciatori di primissimo piano.
Da un lato, ci sono quelli che, come il sottoscritto, pensano che sia fondamentalmente il carattere di “AureliONE” a far saltare i rapporti.
Per chi la vede come me, il fatto che mai nessuno abbia sparato a palle incatenate contro il presidente (tranne Gonzalo Higuain, che lo fece in modi credo non aggredibili giuridicamente) si spiega con le famose e famigerate clausole di riservatezza.
Sull’altra sponda del fiume ci sono gli “Aurelioti” e i “Pretaureliani”, quelli per i quali la colpa è sempre delle variabili e mai della costante – basterebbe questo per capire di cosa e di chi parliamo.
Secondo costoro, Adl è sempre vittima di gente che, a un certo punto, scopre di poter vivere senza mandolini e sfogliatelle e quindi decide di lasciare il sole ed il mare.
Chissà che il buon Rudi Garcia non ci dia una chiave di lettura definitiva della questione.
È stato commissariato, è stato messo in ridicolo dalla presenza di “AureliONE” a Castelvolturno per un mese, sempre lì, a bordo campo; è stato licenziato dopo la Fiorentina, riassunto e internato a seguito del “No” di Conte, segato dopo l’Empoli.
Se, come dice chi lo conosce, Garcia è uomo serio e hombre vertical, allora non potrà non dire neppure una parola sullo schifo e sulla mortificazione che ha ricevuto – sia chiaro: non facendo nulla per evitarli e tutto per attirarseli -. Qualora nemmeno lui parlasse, secondo me sarà la conferma che chi arriva lo fa assumendo l’impegno di andare via, quando che sia, sempre con la bocca cucita.
Intanto, il francese attraverso i propri canali social ha salutato Napoli e i napoletani, e a mio parere vuol dire già qualcosa.
(Foto: LBDV)