Angolo del tifoso
ANGOLO NAPOLI – Fate presto!
Un solo girone, vale a dire appena 19 partite, per segnare una differenza come il giorno e la notte tra il Napoli campione d’Italia del maggio scorso e le controfigure scese in campo da agosto fino dicembre.
Privi di Meret, Anguissa e Osimhen, gli azzurri hanno provato, nella prima mezz’ora, ad appoggiarsi sugli esterni Politano e Kvaratskhelia, accreditati – sulla carta – quali interpreti di maggiore qualità. Il risultato è stato quello di pochi palloni giocabili ed assai meno giocati.
Scelta poco felice, data la poca dinamicità degli stessi, ma anche – in generale – la deficitaria costruzione tecnico-tattica e le ridotte capacità atletiche del team allenato da Walter Mazzarri.
Nella totale assenza di un’idea di gioco e di una tecnica organizzata per un possesso palla quest’anno sterile e inutile, difficile puntare il dito scegliendo un solo colpevole.
Le responsabilità dello squallore mostrato troppo spesso negli ultimi mesi, infatti, ha il nome ed il cognome di tutti coloro che, osservando l’andamento della stagione, non hanno capito – in campo o fuori – che:
- la difesa è costantemente in ritardo ed in forte difficoltà sulle palle alte, sulle quali si prende costantemente gol;
- il centrocampo non fa filtro e protegge poco e male i centrali difensivi;
- i tre davanti falliscono ad ogni appuntamento almeno una o due chiare occasioni da gol che, nella mediocrità complessiva, quantomeno indirizzerebbero diversamente la gara.
In svantaggio dopo il primo rimpallo a sfavore anche a Torino, il Napoli ha giocato quarantacinque minuti perfettamente in linea col non-gioco mostrato in tutto il girone d’andata.
Nonostante la squadra sia in palese difficoltà, poi, non paga l’ostinazione di far giocare sempre gli stessi togliendo campo e minuti a Ostigard, Lindstrom e Simeone. In ritardo sulle seconde palle, senza alcun contrasto vinto, molli nei contrasti e svogliati sulle ripartenze.
L’entrata folle di Mazzocchi e l’incapacità di costruire azioni pericolose palla a terra hanno chiuso la partita già al cinquantesimo minuto, col Torino che ha avuto l’unico merito di avere pazienza ed attendere l’harakiri degli avversari.
Le meravigliose emozioni vissute durante la cavalcata trionfale che ha portato un meritatissimo scudetto sono ormai lontano anni luce rispetto alla dolorosa esperienza attuale.
Per un allenatore che pare non aver mai preso realmente in mano la situazione, davvero troppi sono gli interpreti in ritardo di condizione fisica e in preoccupante affanno sia tecnico che tattico.
Napoli in difficoltà, però, soprattutto dal punto di vista mentale. Manca una leadership chiara nel rettangolo verde, ma anche fuori. Con un’involuzione evidente che ha travolto tutti i reparti e tutti gli interpreti.
Chi può, intervenga.
Si sporchi le mani e faccia qualcosa.
In pochi mesi si è mandata in frantumi un’idea di gioco, un collettivo unito ed uno spogliatoio che sembrava destinato quantomeno a vendere cara la pelle.
Non è rimasto nulla, solo cenere e carbone.
Che non serve più neppure alla Befana.
Si corra ai ripari. Si faccia qualcosa.
Qualunque cosa, ma… si faccia presto.
Che è già tardi.
(Foto: Depositphotos)