Angolo del tifoso
ANGOLO JUVENTUS – Giocare in Arcadia
L’Arcadia, la ricordate? Più volte ci è stata nominata sui banchi del liceo. E ci è stato spiegato che, in letteratura, il termine indica una terra idealizzata, dove gli uomini vivono in perfetta armonia con la natura. Chiunque potrebbe realizzarsi dando priorità assoluta al rispetto degli altri e dell’ambiente circostante, rifuggendo l’egoismo, l’indifferenza o i conflitti sociali. Non a caso l’astronave del pirata spaziale Capitan Harlock (protagonista dell’omonimo anime del 1978) portava questo nome. Il protagonista aveva voluto creare un luogo in cui chiunque fosse ben accetto a prescindere dal suo passato. L’unica cosa importante era il desiderio di mettersi in discussione, sempre e comunque. L’unico requisito richiesto per poter giocare in Arcadia.
Regalo di onomastico
Gli abitanti di questa terra venivano chiamati Arcadi. E, nella Juventus di Max Allegri, c’è un giocatore che porta questo nome di battesimo. E’ di nazionalità polacca, indossa la maglia numero 14, fa di mestiere l’attaccante e si chiama Arkadiusz Milik. Non è un titolare fisso, spesso parte dalla panchina. Ma questo dato non inganni: gode della piena fiducia del mister ed è un beniamino dello spogliatoio bianconero. L’allenatore apprezza tanto la sue sponde per il compagno di reparto quanto il suo fiuto del gol. Chi gioca a suo fianco ne ammira sia lo spirito di sacrificio che la concretezza sotto porta. Domani è il suo onomastico, il tecnico lo omaggia consegnandoli le chiavi dell’attacco per la gara di Coppa Italia contro il Frosinone. Il giusto premio per chi sa come si deve giocare in Arcadia.
Centravanti di manovra
Non è mai stato uno che vive solo per la marcatura. La sua storia personale racconta altro. E’ cresciuto alla scuola dell’Ajax, in Olanda: da quelle parti darsi da fare in ogni zona del campo è un dogma irrinunciabile. Cosi come il reciproco soccorso tra compagni. La sua permanenza al Napoli ha confermato la sua natura eclettica e generosa, prima che una serie di infortuni lo frenasse. Anche la successiva esperienza a Marsiglia lo ha visto disimpegnarsi sia come cannoniere che come uomo assist. Nella squadra di Allegri viene impiegato sia come prima punta che come esterno a seconda delle esigenze e di chi si muove accanto a lui. Tanto è in grado di interagire con qualsiasi partner, ha la cifra tecnica per farlo e la giusta disposizione d’animo. Giocare in Arcadia.
Una tripletta per gradire
Non ci mette molto per ripagare il mister. E con gli interessi: già in avvio trasforma un rigore, poi raddoppia facendosi trovare pronto sul secondo palo, quindi triplica con un tocco morbido su un comodo assist. Da provetto chef ha servito ai sostenitori della sua squadra una gustosa tripletta. E, oltre a finalizzare, è sempre stato nel vivo del gioco, ha dato vigore al centrocampo, ha fornito ottimi spunti ai compagni. E’ il prototipo del giocatore ideale per un team che fa della coesione il suo punto di forza. Con uno così diventa facile giocare in Arcadia.
Il ragazzo arrotonda a quattro
Indirizzata dalle sue giocate, la gara non ha più storia. C’è giusto da registrare la quarta rete ad opera del giovane Yildiz. Il ragazzo turco si sta conquistando il suo posto al sole a furia di giocate sopraffine e reti d’autore. Anche lui per meriti acquisiti: ha seguito i consigli dell’allenatore, si è imposto di migliorarsi giorno dopo giorno, ha aspettato con tenacia che arrivasse il suo momento. E, una volta in campo, ha saputo conquistarsi il rispetto di atleti più esperti di lui, muovendosi come un veterano. Solo chi si è forgiato una mentalità simile può giocare in Arcadia.
(Foto: Depositphotos)