Angolo del tifoso
ANGOLO JUVENTUS – Il fioretto e la clava
Il primo è sinonimo di eleganza nell’azione e di rapidità negli affondi. La seconda rappresenta la forza dirompente che scardina le difese dell’avversario. In coppia sono una chiaro esempio della capacità di alternare, a seconda delle esigenze, due diversi modi di porsi nei confronti dei rivali. Nel calcio è una metafora usata spesso dagli allenatori per elogiare le capacità di mimesi dei propri ragazzi. Nella Juventus di Max Allegri ci si organizza in base all’atteggiamento degli altri. Se c’è da prenderli d’infilata si usa il primo, se c’è da stanarli con le maniere forti si passa alla seconda. L’importante è sapere quando usare l’uno e l’altra. Il fioretto e la clava.
Nel proprio nome il proprio Destino
Il confronto quotidiano è contro delle retroguardie blindate. Controlli ferrei, marcature asfissianti, raddoppi incessanti. In uno scenario del genere chi ha la capacità di saltare l’uomo e creare superiorità numerica vale come un diamante. E non è un caso che il mister bianconero stia curando la crescita di Kenan Yildiz con la perizia di un intagliatore olandese. Il ragazzo di origine turca ha il destino scritto nel nome: nella sua lingua significa “Stella”. I suoi numeri palla al piede fanno intuire la sua sorte di predestinato. E sono linfa vitale per assicurare imprevedibilità ad una manovra d’attacco spesso lenta e monotona. Quando ha il pallone tra i piedi sembra che sia in grado di fargli sprizzare elettricità. Per poi creare occasioni per il massiccio compagno di reparto. Il fioretto e la clava.
Staffetta fantasia
La sua affermazione sembra togliere spazio a chi finora era stato il fantasista del gruppo, Federico Chiesa. Alcune voci davano l’azzurro molto infastidito per il fatto di essere retrocesso nelle gerarchie di squadra a favore dell’ultimo arrivato. In realtà la formula Allegri, constatata l’attuale difficoltà di coesistenza tra i due, ha sperimentato la staffetta fantasia. L’uno subentra all’altro a seconda dello stato di forma. Stasera è toccato ad Yildiz inaugurare il match a furia di scatti e finte. Poi, ad inizio ripresa, l’ha sostituito Chiesa con il medesimo copione. A fine partita l’ex ala della Fiorentina ha anche firmato la rete del 3 a 0 finale a suggello della sua prestazione. Alle due precedenti ci aveva pensato Dusan Vlahovic a modo suo. Il fioretto e la clava.
Rabbia e potenza
Il centravanti serbo, infatti, si è presentato tirato a lucido. Aggressivo e dominante su ogni pallone come ai tempi in cui furoreggiava a Firenze. Si vede che la concorrenza con lo straripante Milik degli ultimi tempi gli ha fatto un gran bene. Sblocca la gara con una staffilata di sinistro da fuori area, si ripete poi con un superbo calcio di punizione. Non più nervoso e impreciso come l’abbiamo visto fin troppe volte. Anzi, lucido ed essenziale come recita il manuale di ogni attaccante che si rispetti. Forse l’essere stato messo troppe volte in discussione ha stimolato il suo orgoglio. Forse ha imparato finalmente ad incanalare la sua rabbia in una devastante potenza agonistica. Sta di fatto che è tornato in scena il Vlahovic versione spacca tutto. E si sa che un tipo del genere, servito a dovere, frutta gol a raffica. Il fioretto e la clava.
Uguali a sè stessi
Per il resto la squadra è apparsa in salute, sempre uguale a sé stessa. Alla banda di Allegri non interessa per nulla il dato sul “possesso palla”. Che la tengano pure più a lungo gli avversari, se questo li diverte. L’importante, per loro, è farne buon uso quando l’hanno riconquistata. E per il tempo strettamente necessario a farla arrivare nella trequarti di campo avversa. Poi il compito passa a chi sa variare il ritmo e spostare gli equilibri: che siano i raffinati tocchi di Yildiz o i brucianti guizzi di Chiesa poco importa. Quello che conta è che la sfera giunga a chi sa come scaraventarla il rete. Il fioretto e la clava.
(Foto: DepositPhotos)