Angolo del tifoso
ANGOLO NAPOLI – Un allenatore all’improvviso
Migliaia di Km percorsi, uno stadio semi-deserto, tifo quasi assente ed una competizione che da un po’ di tempo aveva perso charme che addirittura quest’anno si gioca con una final four.
Le premesse di Napoli-Fiorentina raccontavano di una gara utile alla due squadre per motivi diversi ed in parte opposti, ma indubbiamente necessaria soprattutto alla prima per provare a ritrovare sensazioni ed emozioni troppo lontane nel tempo.
Walter Mazzarri ha deciso, in profonda coscienza, di giocare – dopo una serie di apparizioni poco edificanti – con un modulo a lui più congeniale e più conosciuto rinunciando – sulla carta – alle scorribande dei terzini, ma rafforzando l’ultima diga arretrata a difesa del portiere.
La variante tattica ha preso inizialmente alla sprovvista la squadra avversaria, sorpresa soprattutto dai diversi movimenti a centrocampo.
Vantaggio meritato dei campioni d’Italia con una ripartenza importante ed efficace degli azzurri sul primo gol, dove Juan Jesus ha rifinito (impreziosendola ancor più) una magica giocata del campione georgiano a beneficio del bravo e puntuale attaccante argentino.
Seconda parte del primo tempo più equilibrato con i viola che hanno preso le misure, capaci come sono stati di segnare in fuorigioco e di sbagliare un rigore concesso forse troppo generosamente (e senza riguardare al Var la posizione di partenza ed il reale contatto), ma regalato comunque assai ingenuamente dagli azzurri.
Napoli in ogni caso ordinato, metodico, organizzato e, una volta tanto, concreto.
Cosciente dei limiti attuali, presenti nella testa, ma anche nelle gambe forse troppo pesanti, la squadra di Mazzarri ha retto tutti gli urti senza troppi patemi.
Per mezz’ora, poi, nella ripresa, tanto possesso palla viola, arretramento di circa dieci metri dell’ultima linea azzurra e nessuna occasione per mettere in sicurezza il punteggio.
E’ finita, infatti, 3-0 per merito soprattutto del giovane Alessio Zerbin, bravo ad inseguire la sponda di Di Lorenzo e furbo a rubar palla ed insaccare in diagonale un attimo dopo esser rientrato in campo.
Al di là del punteggio troppo severo per una Fiorentina comunque involuta nel gioco e nelle scelte, rimane il merito del Napoli di aver saputo contenere la foga avversaria ed aver atteso il momento migliore per muovere l’assalto decisivo.
Un Napoli finalmente “alla Mazzarri”, che è certamente un format non proprio ideale per chi ha dominato nella stagione appena passata, ma che è comunque un modello ed una scelta di gioco che scalza i tentativi finora messi in scena di replicare qualcosa di irripetibile visto appena un anno fa.
La scelta di cambiare il modulo di gioco all’inizio, la capacità di adattarsi all’avversario nel corso del match muovendo i giocatori come pedine, l’abilità di sfruttare le doti di Simeone di pressing e quelle di Kvaratskhelia e Politano in fase di ripiegamento, la decisione – scientifica – di rafforzare il muro centrale per dare maggiore sicurezza a Rrahmani.
Finalmente, dunque, un mister che decide di fare l’allenatore e di proporre un’idea diversa, basata su condizioni di oggettiva emergenza che impongono decisioni soggettive ed assunzioni di responsabilità diffusa.
Si giocherà una partita in più lunedì sera in Arabia Saudita e quantomeno si onorerà un trofeo nel quale – da sempre – nella gara decisiva scende in campo quella col tricolore sulla maglia.
Merito di una prestazione attenta e di un gruppo capace, una volta tanto, di non prendere neppure gol.
Al di là di quel che accadrà di qui a 96 ore circa, però, la notizia più importante che arriva da una competizione che ha – intanto – già pagato il mercato di gennaio realizzato dal Presidente De Laurentiis è che gli azzurri hanno di nuovo una guida tecnica lucida e presente a se stessa.
Un allenatore all’improvviso.
Una delle cose di cui più c’era bisogno.
(Foto Depositphotos)