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PREPARTITA SALERNITANA – Vivere o morire
“La paura della morte nasce dalla paura della vita. Un uomo che vive pienamente è disposto a morire in qualsiasi momento”. Così parlava Mark Twain, scrittore e umorista statunitense del XIX secolo, in merito ad un sentimento che ancora oggi, a chi più e a chi meno, attanaglia e/o condiziona la vita quotidiana: la paura di morire. C’è chi ci convive, chi ne allontana il pensiero e chi, invece, ne trae persino beneficio.
Probabilmente, in casa Salernitana, fino a poche settimane fa questo pensiero è stato accantonato. Riposto in uno dei cassetti più segreti che ognuno custodisce dentro di sé. Impossibile, altrimenti, pensare che un gruppo di uomini potesse affrontare le difficoltà in maniera abulica e scellerata. Ché ci si lascia andare solo e soltanto se si affievolisce quel fuoco che brucia dentro e aiuta a raggiungere anche i più impensabili degli obiettivi.
Dal ritorno di Walter Sabatini, Deo gratias, quel fuoco pare essersi riacceso. Lui, che con la morte ci ha spesso giocato a fare l’equilibrista, non poteva che trasmettere la voglia di ritornare a combattere che ne ha contraddistinto un’intera carriera, nonché vita.
Quella di oggi non sarà una partita, ma LA partita. Davanti al proprio pubblico, contro una presunta diretta concorrente, la Salernitana non può sbagliare, non deve sbagliare. Se si vorrà davvero girare “la seconda parte del documentario”, la salvezza dovrà necessariamente passare dall’Arechi. Senza titubanze, senza tentennamenti. Crederci anche oltre l’impossibile rendendolo possibile.
Intanto, in attesa di ulteriori forze fresche, mister Inzaghi avrà a disposizione due nuove frecce al suo arco. In settimana all’ombra dell’Arechi sono giunti Alessandro Zanoli e Toma Basic, nel tentativo di dare nuova linfa ad un gruppo risicato e a tratti malridotto. Entrambi, con ogni probabilità, saranno subito gettati nella mischia nel tentativo di portare a casa l’intera posta in palio che significherebbe boccata d’ossigeno a pieni polmoni.
Con Fazio fuori causa, frenato dal solito risentimento al polpaccio, davanti al Memo Ochoa dentro dal 1′ Daniliuc, a comporre il terzetto difensivo con Gyomber e Lovato. Sulle fasce, Bradaric a sinistra e uno tra Pierozzi e Zanoli a destra. In mediana, Maggiore, di rientro dalla squalifica e il neo arrivato Basic a fare da schermo. In avanti, l’ormai collaudato terzetto composto da Candreva, Tchaouna e Simy.
Sugli spalti, la carica dei 17mila a spingere gli uomini di Inzaghi verso un unico risultato. La chiamata alle armi, effettuata in settimana, non sembra aver prodotto molti frutti. Poco male. Ché da oggi, dentro e fuori dal campo, c’è solo bisogno di chi ci crede per davvero.