Angolo del tifoso
ANGOLO MILAN – Ritorno alla realtà
Non bisogna farsi trarre in inganno. Questa partita il Milan l’ha persa. Male soprattutto se la mettiamo a paragone con la partita ben giocata e dominata, a Bologna, nel girone di andata.
Una sconfitta, più fattori
Partita persa sotto tutti i punti di vista. Prestazione. Stiamo giocando un calcio inesistente con una partita a settimana. Figuriamoci quando torneranno gli impegni di coppa. Aiuto.
Partita persa per il carattere. La squadra ospite ha sempre comandato la partita. Ha imposto il suo gioco con ordine e compattezza fra i reparti e con uno spirito combattivo, fondamentale per ottenere un risultato importante. Si è fatta trovare pronta quando ha avuto le sue occasioni, concretizzandole con freddezza e lucidità. Il Milan viceversa, fumoso nelle sortite di attacco e confusionario nella fase difensiva, subisce altri due gol. E siamo a 25, ben più di uno a partita e di gran lunga peggiore difesa delle prime sette in classifica. E per tenere alte le medie che affossano una qualsiasi squadra, ha sprecato non uno ma ben due rigori.
Partita persa poi, anche dal punto di vista della tattica, con gli inserimenti di Calafiori, che giocava da centrocampista aggiunto, e Zirkee, con la licenza di girovagare nell’area avversaria, che facevano di questi jolly, due continue spine nel fianco dei rossoneri. Nel Milan, invece, registriamo ancora una volta la sola variante efficace, dell’unico calciatore che sta provando a dare un suo contributo decisivo, vanificato puntualmente dall’atteggiamento svaghito e superficiale dei suoi compagni. Gli inserimenti di Loftus-Cheek che non vengono letti e visti dagli avversari.
Leao è un caso
Continua il periodo nero di Leao. Oramai un caso, senza stare troppo a fare melina sull’argomento. Leao è un caso. Ed è il caso più delicato che il Milan si ritrova a gestire, di un talento che sta facendo fatica a esprimersi, da Pato. Non ricordo un talento cosi cristallino, cosi palese, in tale difficoltà, dal Pato martoriato dagli infortuni, nell’ultima parte della sua storia al Milan.
Un calciatore che qualcuno aveva dipinto come il più grande talento europeo, dopo Mbappè, si sta letteralmente divincolando e sbattendo, da mesi, in una rete fatta di nodi e fili di prestazioni pessime e mediocri. E non sta riuscendo a uscirne. Ed è palese la difficoltà dello staff tecnico del non riuscire a individuare la cura. Le parole di circostanza di Pioli nelle conferenze stampa, nelle interviste post partita, palesano ancora di più la non incisività del suo lavoro sul giocatore. Ammesso che ci sia un lavoro.
Ritorno alla realtà
Senza Leao, senza i suoi assist, senza i suoi gol, senza la sua presenza in campo, con corpo, mente e “cazzimma”, il Milan è condannato a ciondolare in questa maniera, fino alla fine del campionato. E deve augurarsi di accumulare abbastanza vantaggio da mettere al riparo la qualificazione in Champions League. I punti di distacco sono abbastanza, dietro pare che si faccia a gara per non vincere, ma la pacchia potrebbe finire all’improvviso e la discesa comoda che uno si immagina, con superficialità e leggerezza, potrebbe trasformarsi in un precipizio. Anche questa posizione anomala in classifica, quasi in una bolla solitaria, rende bene l’idea di quanto sia singolare il momento che sta passando la squadra rossonera. Isolata, in solitaria e in solitudine. Sola con se stessa.
Il successo fortunato contro l’Udinese non mi aveva illuso sulle chance da scudetto. Non ho mai creduto fosse possibile. Dopo stasera e i due punti lasciati con questa leggerezza, penso di poter affermare con certezza quasi assoluta che non sarà possibile assistere a chissà quale grande cavalcata verso la gloria. Altro che ostriche e champagne. Bisogna tormare alla realtà e lavorare per impedire un collasso che stavolta sarebbe fatale. In classifica “pane, acqua e pedalare veloci” che dietro potrebbero svegliarsi.