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Salernitana-Inzaghi, anatomia di un esonero
Matrimonio finito. Ultima stazione, l’Empoli. La causa ultima della separazione definitiva tra Inzaghi (al secolo Filippo) e la Salernitana (al secolo di Iervolino). Che ha varie cause e vari padri. I sassolini delle ragioni sono disseminati lungo tutto il percorso fatto da Superpippo da ottobre ad oggi. I punti prima di tutto, sono quelli che definiscono in modo preciso una situazione. Sempre dal dato oggettivo bisogna partire per capire problemi e soluzioni: 10 punti raccolti in totale, due sole vittorie in 4 mesi di gestione (contro Lazio e Verona, pesanti quando volete, ma sempre due sole vittorie sono state), quattro pareggi e dieci sconfitte. Quello contro l’Empoli dell’ex Nicola è stato il quinto ko nelle ultime sei partite, in uno scontro diretto di quelli decisivi, determinanti, letali. In casa, poi, davanti al proprio pubblico, più che stanchi sono sembrati tesi, tirati, contenuti, frenati. E quando si è frenati e non si hanno le idee chiare, l’indecisione è sempre dietro l’angolo. La difesa sembrava essere catapultata in una catarsi fiabesca, dove però non venivano poi principi azzurri, ma Cerri e soprattutto i gol di Niang su rigore e di Cancellieri in contropiede. Un incubo. Lo stesso Dia, dietro le punte, è apparso troppo isolato, staccato dal resto del mondo, che già arrancava di suo, poi si confondeva in ordine sparso.
L’IMPRESA DI SCALARE LA MONTAGNA. In questa confusione e disordine, l’Empoli ha condotto una gara piuttosto ordinata. Né è bastato, in questa partita come in tutti questi mesi di chilometraggio di Inzaghi in panchina, il solo Candreva a fare la parte del sarto non è bastato a cucire e ricucire strappi tattici e interni, eventuali o presunti, comprovati o confermati. Perchè il feeling di Pippo Inzaghi con la squadra c’era, l’unità di gruppo anche (forse tra le anime della società sul nome di Inzaghi un po’ meno), ma ciò che ha sfilacciato la situazione è stato il mancato classico filo conduttore a legare il tutto. Una precisa direzione tattica su cui battere il ferro. Nell’impostare la manovra, quando non era la timidezza a caratterizzare il carattere della squadra, limiti e carenze sono sempre emersi tutti. Non s’è visto un mordente determinante, un fattore incisivo per una combattività che raramente s’è fatta viva raramente. Purtroppo no, Inzaghi quell’ X-Factor non l’ha trovato, non ha rinvenuto la chiave di volta necessaria a dare una scossa, a prendere per mano la Salernitana per provare a riveder le stelle. Stelle che adesso si trovano ad una distanza di -6 dalle terzultime Verona ed Udinese. Ci proverà Liverani adesso, il terzo allenatore stagionale per i granata. Auguri! Ce ne sarà bisogno per tentare la risalita. E per evitare di passare dall’anatomia di un esonero all’autopsia di una retrocessione.