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PREPARTITA SALERNITANA – L’ultima spiaggia
“Servono le sventure per scavare certe miniere misteriose nascoste nell’intelligenza umana; serve la pressione per far esplodere la polvere”. Così scriveva Alexandre Dumas, maestro del romanzo storico e del teatro romantico. E la pressione di cui parla lo scrittore di origini francesi è ciò che più è mancato in casa Salernitana, e dall’inizio di questa, finora, sciagurata stagione.
Una stagione contraddistinta da sguardi vuoti, atteggiamenti apatici, linguaggi del corpo inequivocabili. Il tutto, a corredo di una serie di strafalcioni dirigenziali e tecnico-tattici quasi senza pari. La miseria di 13 punti raccolti in 25 gare e un ultimo posto in classifica che profuma di sentenza d’appello. Ma, nonostante tutto, resta la cassazione. Ché davanti, bene o male, c’è ancora chi attende i granata e un eventuale scatto d’orgoglio.
In settimana, Fabio Liverani ha avuto modo di conoscere meglio i suoi dopo l’ignominiosa prestazione di San Siro. Una prestazione che, se ancora ce ne fosse bisogno, ha messo ulteriormente a nudo tutte le problematiche di un gruppo che, a prescindere dai valori tecnici, fatica enormemente a diventare squadra. Ma il tempo, intanto, scorre inesorabile. La gara di quest’oggi è l’ultima, vera occasione quantomeno di provare a dare un senso a tutto ciò che, fino ad oggi, un senso non l’ha avuto.
Di fronte ai granata il Monza dell’ex di turno Raffaele Palladino. Squadra ben costruita in sede di mercato e magistralmente orchestrata da un giovane tecnico che farà parlare di sé. Ma oggi, se davvero si vorrà, non ci sarà tempo per soffermarsi troppo su questo o quell’aspetto. Oggi la parola d’ordine è vincere, senza se e senza ma.
Per tentare di farlo, mister Liverani potrebbe di nuovo schierare i suoi con un 3-4-2-1. In porta Ochoa. Difesa a tre formata da Pasalidis sul centro-destra, uno tra Boateng e Manolas al centro e Pellegrino a sinistra. Zanoli e Bradaric sulle fasce. Basic e Legowski al centro della mediana. In avanti, Candreva e Kastanos a supporto di Weissman. Solo panchina, almeno inizialmente, per i “puniti” Coulibaly, Dia e Tchaouna.
Vincere per tentare un’impresa che assomiglierebbe al più incredibile dei miracoli. Vincere per recuperare il più nobile ed importante dei valori: la dignità.