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La Lazio va in ritiro ma qualcun altro dovrebbe ritirarsi
La Lazio va in ritiro a Formello. La decisione è stata presa ieri notte dal presidente Lotito e dal direttore sportivo Fabiani, che ben oltre la mezzanotte si trovavano ancora nella pancia dello stadio Olimpico per cercare di capire che strada intraprendere dopo l’ennesima debacle stagionale contro l’Udinese.
Il ritiro dovrebbe iniziare oggi per cercare di salvare il salvabile in una stagione iniziata male già ad Agosto e che a inizio Marzo rischia di essere già finita, almeno in campionato. Rimane una semifinale di Coppa Italia da giocare contro la Juventus ma tre partite (finale compresa) da vincere o superare (basterebbero anche tre pareggi con annessi rigori) sembrano una chimera nella situazione attuale.
Stessa storia, stesso posto…
Per i tifosi laziali tutto questo non è una novità, è una storia che si ripete da anni. Cambiano i protagonisti, allenatori e giocatori, ma il finale è sempre quello. Anni buoni, alcuni super e fine ciclo che arriva in breve tempo in modo fragoroso. Petkovic, Pioli e adesso Sarri, la storia non cambia. Solo Delio Rossi e Simone Inzaghi hanno avuto un epilogo diverso anche se nel caso del mister che si appresta a diventare Campione D’Italia l’addio fu lo stesso traumatico.
Protagonisti diversi dicevamo, ma con una sola costante: Claudio Lotito.
Il modo di gestire la società è rimasto lo stesso, da famiglia patriarcale. Uno solo che comanda, decide e soprattutto non sbaglia mai.
L’ego e la stazza
L’ego del Senatore è cresciuto a dismisura in questi anni, al pari della stazza. Una voglia irrefrenabile di mettersi al centro della scena lasciando tutto sullo sfondo, relegando a ruolo marginale la protagonista, la Società Sportiva Lazio. La sua scalata personale al successo, vincente non si può dire altro, non ha fatto prigionieri. La squadra più antica della città usata come grimaldello di battaglie personali da vincere, stuprata dai fuochi incrociati nelle lotte per il potere. Non farò qui l’elenco degli errori (orrori) commessi, potrei fare solo quello della vergogna provata in tanti frangenti. Vorrei scrivere che dopo un “ventennio” sarebbe giunta l’ora di una Liberazione ma fino in fondo non ci credo neanche io e mi sento rassegnato a un continuo saliscendi tra rabbia e gioia, tra tristezza e amore.
“Vi ha salvato”
“Che cosa vi lamentate voi laziali, vi ha salvato, vi ha fatto vincere” è la litania che ci sentiamo ripetere da anni, il grido assordante della Pravda formellese. Un semplice grazie non bastava quindi, un bel busto eretto a Formello (va tanto di moda) e ossequiose genuflessioni giornaliere mi sarebbero sembrate un bel modo di manifestare eterna gratitudine. Invece pare sia molto meglio una carezza sulla testa e due schiaffoni in faccia ogni tanto, per far vedere chi comanda, perché si sa la Lazio è una famiglia e noi i suoi figli.
Il futuro
È difficile prevedere il futuro quando il presente è cosi grigio. Mi rimangono negli occhi le facce belle di Lazio-Bayern, gli abbracci al termine di una serata felice e quelle frasi che si sentivano nell’aria: “Chissà quando ci ricapita”. Ricapiterà, nelle montagne russe dopo la salita c’è sempre una discesa, folle e piena di adrenalina, breva ma intensa. E poi di nuovo su, piano piano, cosi la fatica si sente meglio. Nel cuore di ogni laziale rimane però una speranza: che sia una grande vittoria o una nuova proprietà, al momento giusto a Perugia pioverà ancora.