Angolo del tifoso
ANGOLO LAZIO – Cos’è successo alla Lazio?
Cos’è successo alla Lazio?
Un lungo viaggio nelle responsabilità di tutti gli attori di questo scempio.
Partiamo però dal presupposto che per il sottoscritto non c’è un vero e proprio colpevole.
Ma solo l’unione dei seguenti aspetti negativi porta a questo triste epilogo.
Non è stata l’annata che tutti ci aspettavamo. Come sempre accade l’allenatore paga per tutti.
Ma iniziamo…
LA SOCIETA’
La dirigenza della Lazio da sempre dice di voler creare a Formello un clima familiare. Questo ambiente, così ovattato, è spesso la culla per dei giocatori (sicuramente non campioni) che si sentono già arrivati e che conosco più i propri diritti che i propri doveri. Tutto ciò si scontra con le legittime ambizioni della piazza.
Entrando invece in questioni squisitamente “di campo” la società non accontenta le richieste dell’allenatore, ma sbaglia ancor di più nel non assortire la rosa già nel ritiro.
La campagna acquisti (fatta eccezione per Castellanos) parte solo quando Lotito si libera dai suoi impegni in Senato, quindi solo a metà Agosto. Conoscendo un minimo Sarri, si sa che ha bisogno di lavorare per tempo con il suo gruppo. Ancora di più dopo la partenza del suo giocatore migliore c’era da riconquistare un equilibrio tattico.
L’argomento principale che sembra il leitmotiv di questa stagione sono i rinnovi.
A quanto pare alla base di queste prestazioni insufficienti ci sono proprio le promesse contrattuali disattese da parte della dirigenza. Per di più, accontentare alcuni si (Alberto, Provedel) ed altri no (Zaccagni, Anderson…) sembra aver peggiorato la situazione.
La questione andrebbe approfondita, ma che sembra reale soprattutto alla luce delle dichiarazioni del suo capitano.
In ultimo, secondo me, la società è responsabile di non aver risolto una situazione che è nata nell’estate scorsa e che probabilmente non sarà risolta fino alla prossima. Se Sarri arriva alle dimissioni a Marzo vuol dire che si sarebbe potuto intervenire prima, e magari ora non saremmo in questa situazione ignobile di classifica.
Anche perché bastano davvero pochi punti per essere aggrappati al “gruppo Champions”.
I GIOCATORI
I giocatori della Lazio quest’anno non si sono dimostrati all’altezza delle aspettative.
Segnando una volta in più la differenza tra buoni giocatori e campioni: RIPETERSI!
Come da me sottolineato nelle pagelle dell’anno passato, la forza della stagione scorsa è stato il gruppo e l’organizzazione di squadra. Nessun giocatore l’anno scorso si è particolarmente distinto per prestazioni individuali che hanno inciso nel piazzamento finale.
Ogni giocatore è stato protagonista a modo suo ma esaltando quello che era il lavoro del collettivo. Quest’anno è mancato tutto ciò, non c’è praticamente mai stato questo affiatamento.
Una possibile causa che spiegherebbe questo scempio potrebbe essere di nuovo la questione rinnovi. Probabilmente i giocatori dopo la conquista di un traguardo importante si aspettavano un trattamento diverso. Così la qualificazione alla Champions, che sarebbe dovuto essere il punto di partenza, diventa il punto di arrivo per molti.
Questa spiegazione per me non giustifica la completa mancanza di attenzione, prestazioni e coinvolgimento, dal momento in cui il miglior giocatore della scorsa Serie A guadagna attualmente meno dei vari Romagnoli, Casale e Alberto…
L’ALLENATORE
Concludiamo con Sarri, l’unico che ha pagato finora in questo annus horribilis.
Anche solo per il coraggio di mettersi da parte e per di più rinunciando a un lauto contratto meriterebbe la massima indulgenza.
Però questo non lo mette al riparo dalle proprie responsabilità. Innanzitutto è inutile fare questioni di mercato per un intero anno se il tuo presidente si chiama Claudio Lotito.
Sapeva chi si trovava di fronte da prima di firmare il proprio contratto e il seguente rinnovo. Quindi questo clima da “vorrei ma non posso” non ha giovato né all’umore della squadra che si è sentita una “seconda scelta”; né all’ambiente tutto che è apparso sin da subito demotivato. Seppur nelle difficoltà, e meno attrezzati degli altri, c’era da creare un gruppo da “contro tutto e tutti”.
L’allenatore nel calcio d’oggi deve essere anche psicologo della propria squadra.
Quindi Sarri avrebbe potuto (e dovuto) intercettare per primo l’insoddisfazione dei singoli sulla fantomatica questione rinnovi e farsene portavoce ed interprete con la società.
(Foto: DepositPhotos)