Napoli
Napoli, Calzona: “Quello che dice De Laurentiis non mi riguarda”
L’allenatore del Napoli, Francesco Calzona, ha parlato in conferenza stampa al termine della partita pareggiata per 2 a 2 contro la Fiorentina.
Queste le parole di Calzona:
Oggi serviva di più?
“Chiaro che devi vincere le partite. Però giocavamo a Firenze contro una squadra forte e abbiamo fatto secondo me la prestazione, sbagliando il quarto d’ora finale del primo tempo in cui siamo stati in balia dell’avversario. Nel secondo ci siamo alzati concedendo però tre occasioni da gol alla Fiorentina. Continuiamo ad avere una media altissima di gol presi, concedendo poco. Ormai questa è una malattia, accontentiamoci della prestazione da squadra vera. Mi fa piacere perché avevamo bisogno anche di questo”.
Il presidente ieri parlava di rifondazione.
“Quello che dice il presidente non mi riguarda. Io ho detto all’inizio che ho un contratto con la Federazione slovacca, che mi ha concesso gentilmente di venire a Napoli e il mio accordo col Napoli scade il 26 maggio. Non c’era altro. Per cui quello che fa il Napoli e quello che ha detto il presidente sono affari suoi”.
Cosa lascia?
“Non entro nel merito, questo deve saperlo la società, non do consigli. Sono stato chiamato per migliorare la situazione e non ce l’ho fatta, mi prendo le responsabilità. Ho preso una squadra 9^ in classifica e tali siamo. Io sono arrivato però a stagione iniziata e già dopo una settimana di ritiro c’erano già polemiche. Siccome mi dicono che non alleno la squadra dico che in questi quasi tre mesi le colpe sono mie. Evidentemente non ho inciso, mi dispiace ma la stagione del Napoli era iniziata 7 mesi e mezzo prima. E lo dico da tifoso del Napoli, dopo una settimana sono iniziate le polemiche”.
Ci voleva forse un trequartista? Possibile che Lindstrom non abbia avuto collocazioni tattiche?
“Lui non ha mai giocato trequartista, è stato uno dei due trequartisti nella sua vecchia società ma rientrava dalla fascia. Come giocatore ha bisogno di spazio, il Napoli gioca prevalentemente negli ultimi quaranta metri di campo da anni, ormai è una cosa storica. Un ragazzo che fa fatica nell’uno-contro-uno in questa squadra ha difficoltà a trovare posto. E una coppia Simeone-Osimhen è impossibile, sono due punte: Osimhen va solo in profondità, Simeone pure in prevalenza. Un trequartista invece deve avere altre caratteristiche. E ho dato continuità all’organico, costruito per giocare in un certo modo. Non ho avuto tempo per un piano A e un piano B, ho cercato di sistemare quello A. Rincorriamo un risultato ogni domenica… Abbiamo cambiato modulo sei volte nella mia gestione e ogni volta abbiamo perso di mano la partita perché cambiano le distanze e la squadra in questo momento non è in grado”.
L’orgoglio di oggi è una base per il futuro?
“Ora c’è lo sciacallaggio per cui io non allenerei la squadra, che non andrei al campo e faccio solo partitine o tutto il resto… Me le dicono gli addetti e i dirigenti. A quei signori che dicono queste cose possiamo dire che ogni allenamento è filmato e catalogato, magari gliene facciamo scegliere uno a sorte… Prima della tattica e della tecnica, comunque, ci deve essere l’orgoglio, lo spirito di squadra e le motivazioni. Queste cose le dico ogni giorno ai ragazzi: possiamo allenarci quanto ci pare ma senza di quelli, non serve a niente. Oggi abbiamo fatto gol su schema perché la squadra è stata in partita tranne che in un piccolo tratto”.
Questa stagione e la sua gestione sono fallimentari?
“La mia gestione ha tenuto la squadra nella stessa posizione e mi prendo le responsabilità. Non dovrei essere l’unico… Non mi aspettavo tutti questi problemi, chiaro, non mi aspettavo una catastrofe che non è solo in campo ma generale. Non ho dovuto pensare solo al campo come sarebbe il mio lavoro ma fare tante altre cose e nessuno mi ha detto niente. Forse ho sottovalutato la situazione perché non la conoscevo”.
(Foto: DepositPhotos)