Angolo del tifoso
ANGOLO LAZIO – Ciro Immobile, un volo lungo 207 goal
Ciro Immobile saluta la Lazio dopo 207 goal in otto stagioni con la maglia biancoceleste. Ieri l’annuncio ufficiale del Besiktas.
Un legame che si spezza, un addio malinconico. Un toccante video messaggio e niente più per salutarsi, per dirsi addio. Non è il modo che avevo immaginato per salutare il più grande bomber della storia della Lazio, a dire il vero non l’avrei voluto proprio salutare Ciro. L’ho sempre idealizzato con l’aquila sulla giacca elegante mentre seguiva a Nyon i sorteggi europei in nostra rappresentanza. Finalmente anche noi, come altre società gloriose, avremmo avuto qualcuno di spendibile per questi eventi. Una faccia pulita, bella, laziale.
Invece la vita non va proprio cosi, le chiacchere a margine dei rinnovi contrattuali se le porta via sempre il vento e quelle parole sbandierate per rinforzare i concetti e rendere solenni i momenti sono, quasi sempre, enormi stronzate: Dal campo alla scrivania, laziale a vita, dirigente della societa. Quante parole abusate, sprecate, messe lì per enfatizzare.
La verità è che ieri sera Immobile è atterrato a Istanbul indossando altri colori, mentre venivano intonati cori festanti da altri tifosi giustamente in delirio. La verità è che aveva bisogno di sentirsi ancora amato come calciatore e non solo come simbolo. Che non passerà dal campo alla scrivania come ci hanno raccontato in questi anni. La verità è che qualcuno aveva proprio ragione: “Di doman non c’è certezza”.
Non starò qui a magnificare goal e assist di Immobile, lo stanno facendo tutti e con più capacità, ma c’è un qualcosa, per me con più valore, che perderemo con il suo addio e che non sarà facile ritrovare a breve. Ciro aveva portato nuova linfa, aveva messo nella terra laziale semi buoni per un raccolto futuro. Era un simbolo a cui aggrapparsi e identificarsi, una maglietta da indossare per sentirsi più forti, un eroe moderno con l’aquila sul petto. Questo era Immobile, lo era per bambini e ragazzi che sono il vivaio futuro della lazialità. Le lacrime di mio figlio ventenne, che con lui è cresciuto calcisticamente, sono quelle di una generazione intera, di nuovi laziali, che hanno gridato al cielo il suo nome per sentirsi più forti, per urlare al mondo: “Fate come vi pare, Ciro è il nostro eroe”.
Ciao e grazie capitano, per i goal, per le emozioni, per essere stato un esempio positivo per tutti. Hai dato tanto per la nostra maglia, noi ti abbiamo dato tutto, come sempre da laziali.