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Tre cose su Verona Napoli

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Napoli Antonio Conte
Tempo di lettura: 2 minuti

Non era previsto

Nessun avrebbe potuto pronosticare la sconfitta del Napoli a Verona, non tanto nel risultato, quanto nel modo nella quale è arrivata.

Troppo brutto, arrendevole e disorganizzato questo Napoli anche per i detrattori di Conte, dei calciatori e del mercato estivo. Un incubo per chi invece sperava nell’inizio, a Verona, di un nuovo corso.
Analisi e prospettive non possono dunque che essere influenzate negativamente dallo spettacolo orribile offerto da Di Lorenzo e i suoi. Ma qualche ragionamento va pur fatto.

Osimhen e gli altri

Perché una sconfitta così, nella misura e nei modi, non può che avere responsabilità molteplici e condivise.
I giocatori, come accaduto negli ultimi mesi, sono apparsi confusi, svogliati, a tratti impresentabili.
Però, proprio nel confronto con la passata stagione il dato che sorprende è che il Napoli sceso in campo – Spinazzola a parte – sia stato lo stesso titolare nella disastrosa passata annata.
Ed allora la prima domanda è: perché con il Verona, in una situazione di emergenza,  il Napoli si è privato dei calciatori in partenza?

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Non solo Osimhen, sul quale la società prima o poi dovrà pensare ad un piano B. Ma anche Folorunsho (se non Gaetano o Mario Rui) sarebbe tornato sicuramente utile.
E Cheddira e Ngonge avrebbero evidentemente meritato qualche minuto in più.
A Verona è così emerso come il mercato stia danneggiando il Napoli non solo sul fronte Osimhen/punta/Lukaku, ma anche per quella che è ad oggi la gestione di una parte numericamente importante della rosa.

Conte dove sei?

Stessi giocatori della passata stagione. Certo. Ma anche lo stesso atteggiamento e gli stessi errori in campo.
Tutto quello che Conte avrebbe dovuto portare in questa squadra, dalla grinta alla nuova impostazione tattica, a Verona non si è visto.

Il 3-4-2-1 proposto dal tecnico leccese non ha portato né pericolosità in fase offensiva, né sicurezza in fase difensiva. E’ vero, è troppo presto per vedere movimenti perfetti ed un’impostazione tattica chiara e riconoscibile. Però, un minimo di gioco, di coordinamento tra i reparti, affiatamento, carattere, era lecito aspettarseli. Indipendentemente dai giocatori. Su di una cosa però Conte aveva ragione: c’è da lavorare.
E adesso, c’è anche da vincere la prossima in casa col Bologna se il Napoli non vuole restare ultimo in classifica.

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(Foto: DepositPhotos)

 

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