Angolo del tifoso
ANGOLO JUVENTUS – Di necessità virtù
La Juventus inaugura la nuova stagione con una vittoria per 3 a 0 contro il Como.
Dopo la rivoluzione dei quadri societari della scorsa annata c’è stato anche l’avvicendamento in panchina: fuori Max Allegri e dentro Thiago Motta.
All’ex allenatore del Bologna si chiede di mettere su un gruppo che sappia coniugare risultati e bel gioco. Per puntare all’obiettivo la società ha cercato di rinnovare la rosa a disposizione del neo tecnico, con risultati altalenanti.
Ancora troppo poche le facce nuove, ancora troppi gli esuberi ad allenarsi in disparte alla Continassa. Per ora il nuovo mister deve mirare a tirare fuori il meglio dagli uomini che ci sono. Di necessità virtù.
La mano dell’allenatore
Tuttavia, l’ex centrocampista dell’Inter non ha battuto ciglio e, in attesa di accogliere volti nuovi nello spogliatoio, rimane fedele a sé stesso.
Del resto, nella città petroniana, hanno un ricordo nitido dell’ottimo lavoro fatto sui giocatori, molti dei quali esplosi o rilanciati sotto le sue cure. In fondo, il lavoro di un allenatore consiste nel migliorare le prestazioni degli atleti a lui affidati, il suo Bologna ne è stato la dimostrazione lampante.
Erano davvero pochi quelli che, all’inizio dello scorso torneo, conoscevano le virtù dei giocatori felsinei.
Eppure, a fine campionato, quasi tutti i direttori sportivi avevano i taccuini pieni di appunti che li riguardavano.
E le susseguenti relazioni hanno fatto piovere decine di offerte alla società in fase di mercato. Molti di loro ora vestono maglie di club prestigiosi, anche all’estero.
E qualcuno avrebbe voluto seguire il mister a Torino, per proseguire il percorso di crescita insieme.
Cosa che, comunque, lui ha intenzione di fare. Altri uomini, stesso stile.
Di necessità virtù.
Fuori dal progetto
E, a proposito di uomini, ha subito elencato i nomi di quelli che sono fuori dal progetto della sua Juventus. E, tra di loro, spicca Federico Chiesa.
Proprio lui, l’ala della Nazionale, uno degli uomini di maggior talento della rosa.
Per il nuovo tecnico non conta il curriculum o l’ingaggio, ma solo l’eventuale adattabilità al suo calcio. Il ragazzo viene ritenuto incompatibile con il suo sistema di gioco, è libero di scegliersi un’altra squadra.
Per il gioco sulle fasce si possono sperimentare altre soluzioni, anche quelle che sembrano un azzardo.
Come Samuel Mbangula, ad esempio. Il ventenne belga, prodotto della Juve Next Generation, ha fatto con lui tutta la fase di preparazione.
A suo parere, ha fiato e gamba per reggere l’impatto con il mondo dei grandi.
Gli riserva una maglia di titolare per il debutto casalingo.
E il ragazzo non delude, anzi ripaga la fiducia con una prestazione tutta sostanza, impreziosita dalla staffilata che vale il vantaggio. E l’assist per il terzo gol, tanto per gradire.
Non male per chi doveva essere una soluzione di emergenza al rebus Chiesa.
Onore al suo valore e all’audacia di chi l’ha buttato nella mischia. Di necessità virtù.
Numero 10
E se il giovane esterno ha reso orgoglioso il suo mentore in panchina, c’è qualche suo coetaneo con le stesse idee che gli frullano nel cranio per poi espandersi nei piedi. Kenan Yildiz, neanche vent’anni e un destino da stella di prima grandezza. In società lo sanno bene, l’hanno già blindato con un contratto pluriennale.
E, tanto per mettere le cose in chiaro, quest’anno gli hanno affidato la maglia numero 10.
Inutile elencare gli illustri precedenti proprietari della casacca in questione.
Li conosciamo tutti, il fantasista turco ha il difficile compito di rinnovarne i fasti. Si tratta di bruciare i tempi e prendersi il presente.
Adesso e da protagonista. Thiago Motta si è fatto carico di sviluppare il suo talento il prima possibile.
Non ha chiesto grandi nomi da piazzare sulla trequarti perché già sapeva che quello era il suo terreno d’elezione.
E il ragazzo, anche contro i lariani, non l’ha deluso, sciorinando i pezzi migliori di un già raffinatissimo repertorio.
Nessun problema a chiedere palla, tantomeno ad indirizzarla con sapienza verso i compagni meglio piazzati.
E tutto questo senza disdegnare la conclusione in prima persona.
Dusan Vlahovic, centravanti sempre assetato di buoni assist, si gioverà molto delle sue doti. Come tutta la squadra.
Di necessità virtù.
Metamorfosi e rinascita
L’opera del nuovo mister bianconero, ovviamente, comprende anche il rilancio di elementi che hanno vissuto la scorsa stagione più ombre che luci.
Come Timothy Weah, ad esempio. Lui, il figlio d’arte, l’esuberante terzino tuttofare made in USA, aveva deluso profondamente. A
parte una vigorosa esuberanza atletica non aveva mostrato di avere molte altre frecce al suo arco. Spesso impreciso, quasi sempre confusionario, era ben presto finito nella lista dei probabili partenti.
Tuttavia, la mancanza di offerte interessanti l’aveva destinato al ritiro precampionato.
Una volta adocchiato il nuovo tecnico non l’aveva mollato più.
Troppo preziosa come risorsa, per non sfruttarla a dovere.
Specie in un reparto, quello offensivo, dove c’è una mancanza di interpreti adatti.
Basta spostarlo più in avanti, metterlo sulla linea degli attaccanti e canalizzare la sua straripante energia nei movimenti giusti.
Da un ordinario difensore si può ricavare un incursore di tremenda efficacia.
La rete al Como certifica la rinascita di Weah e la bontà delle intuizioni di Thiago Motta.
Di necessità virtù.
(Foto: Depositphotos)