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Perché se l’Arabia Saudita investe di meno nel calciomercato europeo è una buona notizia

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Qatar 2022 Mondiale
Tempo di lettura: 3 minuti

Mai godere per le sventure degli altri, ma vuoi mettere il gioire per la soddisfazione di una buona notizia?

Più che la rivincita dei poveri è ossigeno per i meno ricchi, aria per coloro che godevano di patrimoni abbastanza illimitati che si sono assottigliati sempre di più.

Il rischio crack del calcio parte, sostanzialmente, dalla capacità o possibilità d’investire, e in che modo, rispetto al contesto in cui ci ci trova.

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O meglio ancora, lo sarà una bella notizia se nei campionati europei le società si daranno finalmente una qualche regolata. Le finanze e giusto un pizzico di buon senso lo impongono, il mercato una nuova direzione la sta impostando. Starà adesso alle società, da qui in avanti, dare una virata decisiva per evitare di finire in profondi baratri economico-finanziari.

In Germania qualcosa s’è mosso in termini di riduzione delle spese, in Francia e in Spagna non s’è andati oltre, più di tanto, ma ci si é mantenuti rispetto ai fasti del passato.

Mentre in Italia gli investimenti sono aumentati del 17% rispetto al calciomercato dell’estate 2023 (sia la Serie A, che la Serie B), ricordata soprattutto per il sontuoso calciomercato del calcio arabo.

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E la notizia, tra le più succose, riguarda proprio la Saudi Pro League.

Non è quella clamorosa del passaggio di Chiesa al Liverpool, nè quella molto telefonata di Lukaku al Napoli.

Nossignore.

Secondo un’analisi del CIES Football Observatory, sono crollati a picco gli investimenti nel campionato dell’Arabia Saudita, quella Saudi Pro League che stava ricoprendo a peso d’oro campioni del campo e della panchina e che stava puntando decisa ad ottenere wild card per i principali club arabi per la Champions League.

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L’INFINITO FONDO PIF E IL ROVINOSO CALO DI ASCOLTI E DI RICAVI

Ah, quel maledetto profumo dei petroldollari! Facevano gola soprattutto a quanti, alla gola, c’avevano acqua che saliva impetuosamente.

La tendenza s’è invertita, ed è una buona notizia. Non per rallegrarsi delle disgrazie altrui, come dicevamo all’inizio.

Anche perchè laggiù non mancano certo i soldi col fondo Pif e con le facoltose compagnie petrolifere presenti. Il dato incontrovertibile, però, è che gli spettatori allo stadio e quelli in tv sono calati (e, con essi, anche i ricavi dai diritti televisivi e dalla pubblicità).

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Così come gli obiettivi di strizzare l’occhio a quel 60% di popolazione saudita che ha meno di 30 anni e d’iniziare ad attrarre flussi turistici esteri, grazie al dio calcio, non si sono visti neanche dal binocolo.

Almeno per il momento. Inevitabilmente stanno cambiando strategia. Ma, se la si cambia dopo appena un anno di campionato, vuol dire che è mancata una visione d’insieme e una prospettiva a lunga gittata, soprattutto in caso d’imprevisti. Quella strategia che, in molti osservatori, davano già per scontata e vincente.

Dai 3 miliardi circa di spesa per cartellini e ingaggi del 2023 si è passati ai 217 milioni di euro di adesso (più della metà spesi dall’Al Ittihad) e ad un ridimensionamento evidente di questo processo che, chiaramente, vorrà puntar, per altre vie, a migliorare squadre, marketing, infrastrutture e servizi.

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E’ per il calcio europeo una buona notizia, non dal punto di vista economico (indubbiamente fa molto comodo, per far respirare le casse, riuscire a piazzare a peso d’oro giocatori a fine carriera o quasi), ma umano e formativo. Non dovendo anche, tra i tanti problemi e guai, sprecare fiato per inseguire chi ha una potenza economica superiore a noi e che potrebbe spazzarci via con un soffio se giochiamo su quel terreno lì, possiamo però concentrarci maggiormente su ciò che, spesso, abbiamo smarrito del calcio: coltivare talenti, incoraggiare sogni, promuovere e investire a tutto tondo sui settori giovanili.

Che fosse la volta buona che proprio lo stop (forse momentaneo, forse no) delle spese folli degli arabi nel calcio possa generare un effetto domino benefico dalle nostre parti?

(Foto: Depositphotos)

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