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Angolo del tifoso

ANGOLO ROMA – Ombre sotto la Lanterna

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Dovbyk Roma
Tempo di lettura: 3 minuti

La “nuova” Roma di Daniele De Rossi aveva un solo risultato vista la falsa partenza e questo è un fatto, che nessuno ti faciliterà questo “obbligo” è un altro dato di fatto.

I giallorossi si presentano con difesa a tre, riempiendo il centrocampo, chiaro che l’idea sia offendere e vincere. Il primo tempo è in linea, dopo un lungo studio e sorvolando, solo momentaneamente, sulla vergogna del minuto 12, la Roma cresce e nonostante un rinato Gollini, che salva almeno in tre occasioni, la prima frazione si chiude in vantaggio.

Nonostante qualcuno non abbia messo in carica gli auricolari, il Var con i segnali di fumo convalida il tap in di Dovbyk su tiro di Dybala.

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La ripresa è altra storia

Il Genoa mette in campo l’artiglieria pesante e dopo che Gollini salva il raddoppio, la Roma sparisce. Più volte i rossoblu bucano ai lati, soprattutto dopo l’infortunio del motorino Saelemaekers.

Svilar è sempre attento e dà sicurezza, ma lo schiacciarsi troppo alla fine chiede un tributo, soprattutto a chi vive un momento no e non ha coraggio: così all’ultimo secondo è DeWinter a ricordare che, se tu hai l’obbligo di vincere, non vuol dire che io lo abbia di perdere.

Pareggio sostanzialmente giusto, un tempo per uno. Di buono o comunque di migliore rispetto alle precedenti uscite, un centrocampo vivace.

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La coraggiosa scelta di Pisilli premia, il ragazzo ha grinta, qualità, magari ancora poco coraggio a proporsi. Saelemaekers si dimostra prezioso per duttilità e dedizione. Konè, pur sbagliando molti tocchi, è un’orbita attorno a cui gira tutta la squadra. Cristante in crescita.

Molto promettente l’intesa trovata Dybala-Dovbik, tanti scambi, l’ucraino soprattutto viene servito con continuità, appoggia, fa salire la squadra ed è sempre presente (purtroppo in due occasioni mette il bersaglio sul bravo Gollini e lo centra in pieno).

Le note negative

Per il resto drammatico El Sharaawy, Angelino in una difesa a tre non lo merita nessuno, cambi devastanti in negativo, non per coppa di Daniele. Pellegrini fa rimpiangere il giovane Pisilli, Celik fa rimpiangere Karsdorp (no, non è vero) e Shomurodov fa rimpiangere di avere gli occhi.

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La Roma è lontanissima da una idea di gioco, ci sta, è in atto una rivoluzione a Trigoria e ci vuol tempo. La “garra” di fine campionato scorso era bella e finita a Bergamo ed era chiaro che non poteva essere solo la mano di un neofita della panchina.

Ora Daniele è grande e per farsi seguire avrà bisogno di molto di più che pacche ai calciatori, non dico “paccheri” ma siamo lì. Personalmente non mi preoccupa la classifica, poichè a) è presto, b) non credo sia questo anno in cui si possa arrivare quinti.

La Roma si è mossa bene sul mercato, per quanto poco programmato, ma le altre sono molto più avanti e non fanno da scuola a un neo allenatore, ma il futuro può essere roseo, ma serve pazienza e aspettarlo.

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P.S.

Non ha inciso sul risultato, sia chiaro, ma ne scriverei anche se avessimo vinto. La conduzione di gara, a mio insindacabile giudizio è stata inaccettabile e a senso unico. Su tutto, quando Dybala viene atterrato in area, chiara occasione peraltro, se vai al VAR e non lo dai non è errore, NON vuoi darlo.

Ora i motivi mi sono incomprensibili, non avendo il Genoa maglia a strisce nè considerando la Roma un pericolo per nessuno. Forse il motivo è che anni scorsi si andava contro al nemico “baccaglione” Mou, nel silenzio assordante della società (che se è stata muta a Budapest, figurati il problema a Marassi), oggi a quel silenzio si aggiunge la lodevole temperanza e voglia di calma di Daniele…

I risultati sono gli stessi mi pare, se si cerca il degno erede di Orsato, Giuia ci prova con serietà (non è un complimento). Daniele mio, con educazione ci mancherebbe, ma bisogna alzare la voce, prima con i tuoi ragazzi, ma anche fuori.

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(Foto: Depositphotos)

 

 

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