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Tre cose su….Benevento – Juventus Next Gen

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Benevento Vigorito
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L’incubo del Benevento

Quattro sberle alla Juventus formato giovane, ma quanta fatica per il Benevento trovare la strada della prima rete su azione. C’ha impiegato 38 minuti per aprirsi un varco per il 2-1 e sperare che la carica di Simonetti facesse il resto. Quasi quaranta minuti sono tantini, per quanto la chiusura a riccio e il talento tecnico di alcuni bianconeri rilasciava aculei affilati, per i quali bisognava fare molta attenzione a mordere.

Ecco perché il primo e peggior nemico, al momento l’unico spauracchio, che potrà trovarsi davanti il Benevento, per la corsa alla promozione diretta, sarà il Benevento stesso nell’approccio alle gare (che siano esse le fasi iniziali, che quelle centrali che quelle finali, come sillabato chiaramente dallo stesso tecnico Auteri).
La faciloneria con la quale ha affrontato la prima parte della gara non erano attesa e prudenza, ma piuttosto, ed è stata questa l’impressione avuta, superficialità di avere tutto in pugno, tutta la forza nel palmo di una mano. La differenza con la squadra di Tudor era chiara, palese, impressionante per alcune accelerazioni e capovolgimenti di fronte, per alcuni voli con l’ascensore da una parte all’altra del campo. Ma i giallorossi sono stati messi a dura prova.
Poi s’è ripresa con una prestazione sontuosa. E a presentarsi bella, alla fine, s’è mostrata bellissima, bella di notte. Ma per prepararsi, con i migliori trucchi, abbigliamenti e accessori possibili, c’ha messo un po’.

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Gli eroi son tutti giovani e belli

Le stelle giallorosse iniziano a brillare e brulicano calcio. L’asse Prisco-Simonetti è da manuale di serie A. Al primo il secondo vorrebbe pagare una cena: primo e secondo, naturalmente. Sforna assist il giovane napoletano che il centrocampista offensivo di origine romana mette in forno, caldo caldo per una prestazione rovente. Anche il più giovanissimo di tutti, Perlingieri, offre una prestazione di buonissimo livello.
Gli manca solo la parola, anzi l’urlo del gol, ma per il resto si sacrifica molto, lavora per la squadra, dà fastidio. E che dire di Berra? Il migliore in campo in questa nuova posizione da centrale difensivo che detta i tempi, mette le pezze agli errori altrui e si prende anche il signor lusso di fare da perfetto uomo-assist a Simonetti. E di Talia? Sportella come non mai e fa da filtro arretrato del centrocampo, onde evitare guai. Prestazioni da urlo anche per Oukhadda e Lamesta. Insomma abbiamo nuovi gioiellini di angeli a Benevento che, appena si vedono tolta una piuma, ne fanno ricrescere altre due. Anzi quattro alla volta. Rimettendo, così, le cose a posto.

Scrivere di Paolo Montero….

Non si poteva pretendere di più dalla Juventus Next Gen, francamente. Il Benevento, se non può essere ancora definita la squadra da battere, in casa al momento appare imbattibile e inscalfibile.
Deve essere fatta di un materiale stregato, extraterrestre. E se ne intende di alieni, essendo egli stesso un marziano, l’allenatore della JNG Paolo Montero.
Tra fantacalcio e tifo, Paolo Montero è uno di quei miti calcistici, che vanno al di là del tifo per una squadra o per un’altra. Poi, per chi ha fatto il difensore nei campi dilettantistici, Montero come Pasquale Bruno e Pietro Vierchowod, era il prototipo del difensore arcigno, burbero, in campo sempre incazzato ma altrettanto generoso nel donarsi alla squadra, “cattivo” molto oltre il punto giusto (la sua cattiveria agonistica gli ha fatto compiere anche numerose cazzate come, per esempio, quel pugno al volto di Di Biagio nel 2000 durante Inter-Juventus).
Ma parliamo pur sempre di un sicurezza assoluta che non concedeva nulla agli avversari, di un muro difensivo insuperabile che, seppur scheggia ogni tanto impazzita, metteva in campo anima e cuore e che in Italia ha fatto la storia di Atalanta (4 stagioni) e Juventus (9 stagioni).
Temuto dagli attaccanti, l’uruguayano è stato un centrale difensivo (stopper o libero, a seconda delle circostanze) robusto ed elegante nello stesso tempo, ragioniere e leader capopopolo con una grande personalità e lucidità.
Onestamente scrivere ieri sera di Montero, delle sue mosse, del suo modo d’intendere il calcio dalla panchina, tra occhiali, lavagnette e tablet, se ci penso sono ancora un po’ emozionato.

E le sedici espulsioni che ha rimediato in carriera in A, da calciatore, non ci traggano in inganno.
Sembrano anche poche se pensiamo che questo tipo pepato ha giocato 300 partite.

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(Foto: Depositphotos)

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