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Amisani: “Le Nazionali penalizzano i club che hanno in carico i giocatori”

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Italia Nazionale
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Ai microfoni di Radio Capri, durante il programma “Bordocampo“, è intervenuto il giornalista Giuseppe Amisani

Ai microfoni di Radio Capri, durante il programma “Bordocampo“, è intervenuto il giornalista Giuseppe Amisani

Di seguito le sue parole:

Ieri l’Italia ha stravinto, mette a tappetto la Nazionale di Israele, una doppietta di Giovanni Di Lorenzo: una tua analisi

Italia che vince e convince, al di là delle qualità dell’avversario che non era di certo ottimale, considerando anche il valore delle altre squadre Nazionali. Però, comunque, ci poteva essere un’insidia a livello psicologico. Visto quello che sta succedendo nel panorama politico mondiale. Anche la vendita dei biglietti non è andata come ci si aspettava per una gara della Nazionale: molta tensione e un filo di preoccupazione attorno a questo incontro. I giocatori potevano essere un pò frenati. E invece la Nazionale ha dimostrato, andando in campo, oltre che avere tanto carattere, una sua identità.

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Bravo Spalletti a non fare un passo indietro, nonostante le recenti delusioni, ma ad andare avanti sulle sue convinzioni. Questa squadra ha tutte le carte in regola per fare bella figura, per andare avanti, e potersi togliere soddisfazioni. Ovvio che a tenere la barra dritta dovrà pensarci il tecnico. Che, però, mi pare, in questo mix fatto di tanti giovani e di qualche giocatore un pizzico più esperto, sta facendo la sua parte.

Credo che forse il segreto, da qualche tempo, sta nel fatto che il tecnico abbia fatto qualche passo indietro sulle prime donne, sui giocatori simbolo. In questo momento non mi sembra di vederne. Invece quello che sta venendo fuori è il gruppo. Il carattere. La Nazionale è una sorta di grande famiglia allargata che può regalare grandi gioie a tutto il paese. La strada, iniziata da qui, spero e penso che possa seguirla.” 

Clima surreale extra campo: ricordiamo 11000 spettatori al “Friuli”, i Cecchini sulla copertura dello Stadio. Un clima che poteva inficiare quella che poteva essere la regolarità di una gara che era valevole per la Nations League: in campo non c’erano solo i calciatori. C’era tantissima tensione. Come si affrontano queste situazioni? Come si spiega, a chi doveva guardare da casa, l’atmosfera di chi vive quel momento: come è?

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Sicuramente non è una passeggiata. Devi essere bravo: il tecnico, qui, deve diventare più uno psicologo che un allenatore. Ci vogliono nervi saldi. Ci vuole concentrazione. A volte, tu fallisci le partite dal punto di vista mentale quando gli allenatori non riescono a giocare d’anticipo. Quindi immagina ad avere una situazione geopolitica così, con i riflettori, un pò di tutto il mondo, puntati addosso. E’ davvero difficile. Penso anche ai giocatori.

Penso anche a Lucca che era esordiente, ed era lì: giocava anche in casa. E si è trovato in questa situazione così surreale. Di sicuro avrebbe sognato un esordio differente: era la sua prima volta. Bisogna essere bravi nelle difficoltà e nel clima, non quello meteorologico, ma in quello ambientale, a cercare di estraniarsi e a trovare grande concentrazione e grande professionalità. Quindi come detto, c’è un buon 70% di meriti quando le cose vanno bene, così come si danno le colpe quando le cose non vanno bene, a Spalletti.”

A Napoli e Cagliari, i due slovacchi tornano infortunati. A Napoli, Lobotka rientra con problemi al ginocchio; invece a Cagliari, il difensore Obert, classe 2002, lascia il ritiro con un infortunio: cosa pensi di entrambe le situazioni?

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Eh sì. Le Nazionali sono belle e accattivanti per i giocatori. Ma per le società sono una bella rottura di scatole. Un giocatore lo hai in carico e gli paghi lo stipendio. Poi va a giocare con la Nazionale e si infortuna. Ma anche se non si infortunasse, su 15 giorni di sosta, lo perdi per otto o dieci giorni e per il tecnico e il club non è una cosa così positiva. Da un lato è una buona immagine per una società avere 4/5/6 giocatori in Nazionale, dall’altro lato è davvero un pericolo.

Qui abbiamo Obert, ma abbiamo anche Makoumbou che per un fastidio al ginocchio è tornato dagli impegni del Congo con qualche problemino. Adesso bisognerà fare il punto, non appena lo staff medico del Cagliari li visiterà entrambi.

Peccato, però, per questo ragazzino terribile che ha messo in difficoltà Conçieçao a Torino. Ha fatto la sua figura. Anche se ha avuto delle difficoltà contro un giocatore così rapido. Così scattante. Così sgusciante come il bianconero. Il Cagliari, dopo quella prova, ci puntava parecchio, su di lui, sul suo entusiasmo e sul suo momento positivo. Per cercare di tenerlo subito nella mischia. Adesso, ancora una volta, Nicola dovrà rimescolare le sue carte. Per preparare al meglio la gara contro il Torino. Perché alla prossima, il Cagliari, ospiterà il Torino domenica alle 18. Dovrà fare innanzitutto la conta degli arruolabili e degli acciaccati. E poi capire su chi dovrà puntare per questa gara.”

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Insieme ad Ancelotti, l’allenatore più vincente in Europa, negli ultimi 30 anni, Pep Guardiola, ospite in TV in Italia, ha parlato tantissimo della sua esperienza a Brescia: ha parlato di Mazzone, ha parlato di Roberto Baggio al top. Ha, poi, ipotizzato, nella eventualità di una sua esperienza italiana, se Baggio possa accompagnarlo. Guardando al panorama calcistico italiano: chi potrebbe permettersi, e non soltanto economicamente, ma per idee, per strutture e per volontà, un Pep Guardiola sulla panchina?

Bisognerebbe rovesciare il discorso. A parte i club di prima fascia, non molti altri potrebbero permetterselo. Magari lui, che ha allenato, e si è tolto soddisfazioni, con i club più importanti di mezza Europa, forse vorrebbe qualcosa di più stimolante. Non credo sia un caso che abbia citato il Brescia e Baggio. Giocatori che, arrivati ad altissimi livelli, poi hanno scelto delle città di provincia. Delle squadre di provincia per rilanciarsi. Magari è anche un modo per dimostrare il proprio valore. Magari è facile, anche se non facilissimo, anzi, mettiamola così: è più facile vincere con la Juventus, col Milan o con l’Inter piuttosto che vincere col Genoa, col Cagliari o con la Sampdoria, o con il Lecce.

Comunque le possibilità economiche ed il quadro della situazione sono molto differenti. A livello economico Juve, Inter, Milan, lo stesso Napoli: sono queste le piazze che potrebbero, magari, ambire a dargli una possibilità. Ma, forse, se io fossi in Guardiola… beh io lo porterei al Cagliari [ride ndr.]. A parte di scherzi: lascerei Nicola che sta facendo un ottimo lavoro. Anche dal punto di vista psicologico: non era facile gestire il gruppo dopo Ranieri.”          

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