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Juventus, a Lille un pari amaro

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Yildiz Juventus
Tempo di lettura: 4 minuti

Il tour europeo della Juventus prosegue attraverso una strada ben tracciata ovvero quella delineata dal suo frontmen Thiago Motta. Quest’ultimo, dopo aver rivoluzionato la rosa la scorsa estate, sta dando una nuova identità alla squadra. E lo sta facendo con la cucitura di un abito che con il passare del tempo inizia a calzare sempre meglio.

Dopo la difficile partita contro i tedeschi dello Stoccarda ieri in Francia la Juve ha dimostrato coraggio e ricerca del predominio. Il risultato finale di 1-1 lascia infatti l’amaro in bocca ai protagonisti del post gara che sentivano giustamente di meritare qualcosa in più.

L’analisi

Dobbiamo scendere in campo determinati per fare una grande prestazione“, aveva detto Motta alla vigilia del match. E così è stato. La sua squadra si è presentata allo stadio Pierre Mauroy con personalità e qualità per cercare di fare la partita. Non a caso il gol che subiscono i bianconeri al 27′ è figlio di un tentativo di giocata da parte di Conceicao che perde palla al limite dell’area avversaria.

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Da lì un contropiede micidiale condotto da Zhegrova che imbuca per David lanciato in uno contro uno con Di Gregorio. E chissà che un domani i due non possano giocare insieme visto che, come è noto, il 9 del Lille è oggetto di desiderio del prossimo mercato juventino (e non solo).

Come già successo altre volte in stagione la Juventus va sotto nel punteggio ma non con il morale. Anzi. Lo schiaffo subito è un ulteriore stimolo per dimostrare la propria forza. Sotto i colpi estrosi di Yildiz, quelli funambolici di Conceicao e quelli di classe di Koopmeiners la Signora mette le tende nella metà campo di Genesio fino al gol del pareggio avvenuto sul rigore al minuto 60.

Sulle ali dell’entusiasmo la squadra prova a ricercare la rete della vittoria ma deve scontrarsi con l’ottima prestazione difensiva dei francesi. Su tutti la prova del difensore Alexsandro e dell’estremo difensore Chevalier. Un club, il Lille, che negli anni ha saputo valorizzare i propri talenti vendendoli a peso d’oro al migliore offerente (vedasi Yoro, Leao, Weah).

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Nella parte finale di gara la Juve soffre un cambio forse frettoloso di Motta che toglie un buon Vlahovic per mettere dentro l’ex Weah dirottando centravanti Yildiz. La squadra non metabolizza benissimo le sostituzioni e i francesi riconquistano campo facendo sporcare i guanti a Di Gregorio.

L’armata mottiana torna da questa parte delle Alpi con qualche certezza in più condita solo dal rimpianto del risultato. La consapevolezza di aver messo in seria difficoltà un avversario che non molto tempo fa ha fatto cadere Real Madrid e Atletico Madrid, rappresenta un’iniezione di fiducia per il prosieguo europeo. Un cammino non facile visti gli avversari: Aston Villa, Manchester City, Bruges e Benfica. Strada impervia ma affrontabile.

Una Signora giovane

Stando ai dati Opta la Juventus scesa in campo ieri sera è la più giovane di sempre nella storia della Champions League con un’età media di 24 anni. Sette degli undici elementi titolari erano nati dopo il 2000 e il capitano (Gatti) è appena un 1998. Un emblema di quello che vuole essere il nuovo corso bianconero imposto dalla proprietà e applicato alla lettera da Giuntoli.

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Una Juve che deve tornare ad essere protagonista ma deve farlo con la freschezza delle idee e con la valorizzazione di alcuni giovani, siano essi provenienti dal vivaio o dal mercato. Pertanto a questi ragazzi qualche ingenuità viene perdonata, anche da parte dei propri tifosi. A maggior ragione se pensiamo che l’alchimia fra nuovi compagni non si ottiene con uno schiocco di dita.

Dicevamo dei tifosi. L’entusiasmo che si può palpare intorno alla Juve targata Motta è sotto gli occhi di tutti. Benché qualche risultato possa latitare c’è l’idea di un nuovo corso che potrebbe restituire Madama al tavolo delle big. Ci vorrà tempo? Probabilmente. Ma la pazienza è la virtù dei forti ed è già accaduto ad altre grandi di aver bisogno di tempo per ricostruire.

Se pensiamo ad esempio all’era Klopp al Liverpool il successo è arrivato nel 2019, ben quattro anni dopo l’insediamento del tedesco ad Anfield. Anni che sono serviti sia all’allenatore che alla società per costruire una squadra dalla mentalità vincente che potesse tornare a durare nel tempo.

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Vlahovic, che bello viaggiare

E’ un Vlahovic formato trasferta quello che si può ammirare in questa stagione. Il nono gol stagionale (50 con la Juve) siglato ieri su calcio di rigore conferma questa statistica. Di questi infatti ben otto sono arrivati lontano da Torino. Casualità? Forse. O forse no.

La Juventus di quest’anno sembra essere maggiormente allergica quando gioca tra le mura amica. Frutto anche di un’incapacità di stanare gli avversari che naturalmente tendono ad essere più coperti all’Allianz Stadium. Se si considerasse infatti solo la classifica in trasferta, la squadra di Motta sarebbe prima in classifica con 11 punti al pari di Fiorentina e Inter.

Dei 19 gol fatto ben 12 sono avvenuti in giro per gli stadi italiani e i gol subiti sono avvenuti tutti in un’unica sfida: quella del Derby d’Italia. Pertanto Motta dovrà studiare qualcosa di diverso per cambiare il trend. Una squadra come la Juventus non può non sfruttare il fattore stadio che nei nove anni scudettati ha lasciato le briciole agli avversari.

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Bianconeri che devono lavorare soprattutto nella manovra dell’ultimo passaggio dacché la produzione offensiva non manca. “In fase offensiva negli ultimi 20 metri dobbiamo fare meglio – ha detto l’ex allenatore del Bologna nel post gara – Ora però testa al derby“. Già il derby. Un match nel quale la Juventus potrebbe mettere a segno due vittorie di fila che mancano da agosto. Pareva ieri e invece.

(Foto: DepositPhotos)

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