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Cinque volte 10, Alex Del Piero compie 50 anni

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Del Piero
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Quando la carriera di un grande campione volge al termine, ciascuno di noi, che ha avuto modo di crescere con lui, chiude un capitolo della propria vita. Così fu per tanti juventini e non che nell’ormai lontano 2012 dissero addio ad uno degli ultimi (veri) numeri 10 che il calcio abbia conosciuto: Alessandro Del Piero. Un giocatore che ha segnato un’epoca diventando l’idolo di tanti tra cui l’attuale 10 della Juventus, Kenan Yilidiz. Oggi (anzi ieri) quel ragazzino nato e cresciuto in un piccolo paese del Veneto, Conegliano, compie 50 anni. Cinque volte 10 ovvero il numero di maglia che lo ha contraddistino. Quello che per decenni è finito sulle spalle di grandi campioni. Coloro che abbinavano tutto: estro, tecnica, fantasia e leadership. Del Piero è stato tutto questo. Lo è stato per la Juventus, con cui firmò il suo primo contratto in bianco di fronte alla leggenda Boniperti, e lo è stato per tutti gli appasionati di calcio che hanno rivisto in lui quel perbenismo, quella educazione ma anche quella sana voglia di vincere che lo hanno spinto a giocarsi una serie B da campione del mondo in carica. Perchè si sa, un cavaliere non abbandona mai la propria signora. Alex dixit.

Gli inizi

Era il 1993 Jurassic Park usciva nelle sale e l’Europa conosceva la nascita dell’Unione Europea con l’entrata in vigore del Trattato di Maastricht. Nel mentre un giovane diciannovenne di nome Alessandro e di cognome Del Piero si incontrò con il presidente Giampiero Boniperti a Udine in occasione di un match in trasferta che la Juventus doveva giocare in Friuli. Fu l’inzio di una storia d’amore durata 19 anni.

Dopo un periodo vissuto fra la Primavera e la prima squadra sarà con l’arrivo di Marcello Lippi che Del Piero diventerà parte integrante della compagine bianconera. Appena un anno dopo il suo approdo metterà a segno uno dei suoi gol più famosi ossia il pallonetto al volo contro la Fiorentina. E fu lì che probabilmente l’Italia calcistica venne a conoscenza del fatto che era nato un campione.

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L’addio di Baggio

Nel 1995 la Juventus lasciò andare via un certo Roberto Baggio che per anni aveva incantato il mondo con le sue giocate arrivando a vincere il pallone d’oro. La società decise così di affidare al giovane Del Piero il futuro dell’attacco juventino. Un’investitura che sarebbe potuta essere pesante per tanti ma non per un predestinato. Alex da quel momento metterà a segno quasi 300 gol in bianconero vincendo tutti i trofei in palio. Dalla Champions del 1996, l’ultima della Juventus, alla coppa Intercontinetale che Madama vinse proprio grazie ad un gol dei suoi contro il River Plate. Un marchio di fabbrica il tiro a giro di destro che entrerà negli annali del calcio e ribbattezzerà quella giocata come “alla Del Piero“.

Nonostante il grave infortunio nella stagione 1998 frenò in parte la sua crescita e la sua ripresa fu lenta e graduale. Del Piero però non si diede per vinto e tornò agli ordini di Ancelotti nel 1999 con cui vinse l’Intertoto. Le sue giocate fecero sì che l’Avvocato Agnelli lo ribattezzasse Godot, un soprannome che poi fu sostituito da quello più famoso con cui è conosciuto: Pinturicchio.

La fascia da capitano e la Serie B

Con l’inizio degli anni duemila, complice un Conte alla fine della carriera, Del Piero fu promosso capitano. Una fascia che non toglierà più fino all’ultimo giorno di carriera alla Juventus e farà di lui un leader non solo tecnico. Ormai all’apice della sua carriera “Pinturicchio” fu protagonista, nel 2006, della straordinaria spedizione azzura con l’Italia che lo vide segnare uno dei suoi gol nella semifinale alla Germania dopo un’epica corsa in contropiede. Alex era ormai nel gotha del calcio. Ma proprio in quel momento la “sua” Juventus vivrà il periodo più buio della propria storia.

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Il caso “Calciopoli” condanna i bianconeri alla retrocessione in Serie B e tanti dei campioni che facevano parte della squadra lasceranno il club. Ma non lui. Del Piero con umiltà e convinzione accettò di scendere di categoria da campione del mondo per riportare la Juventus laddove l’aveva presa nel lontano 1993 ovvero al vertice d’Italia.

Il ritorno in A e l’ultimo scudetto del 2012

Dopo un anno di purgatorio la Juventus torna immediatamente in Serie A. Benché il periodo non sia fra i più floridi i bianconeri si qualificano per la Champions League dopo due anni di assenza e Del Piero metterà a segno una doppietta al Bernabeu che gli varrà uno dei momenti più indelebili della sua carriera: l’ovazione dei novantamila di Madrid. Uno stadio abituato ai grandi campioni ma che quella notte ebbe l’opportunità di ammirare un giocatore speciale. Un galattico fra i galattici.

L’arrivo del suo ex compagno di squadra Antonio Conte consentirà alla Juventus di tornare a vincere e Del Piero condirà quella sua ultima stagione vissuta da comprimario con due reti fonamentali. La prima nel derby d’Italia contro l’Inter e la seconda che varrà il 2-1 della Juve contro la Lazio. A maggio la squadra tornerà sul tetto d’Italia e per Del Piero si chiuderà un cerchio. Il suo giro di campo finale, a partita in corso, rappresenterà l’emblema di ciò che ha significato il suo cognome per 19 anni. L’allegria per la vittoria del titolo sarà in parte offuscata dalle lacrime per l’addio di colui che è stato qualcosa in più di un semplice campione.

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Firmò il suo primo contratto in bianco e firmò allo stesso modo anche l’ultimo. E se nel calcio di oggi c’è penuria di numeri 10 allora auguriamo buon compleanno all’ultima rappresentazione di un calcio che non c’è più. Quello delle bandiere, quello di Del Piero.

(Foto: DepositPhotos)

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