Angolo del tifoso
ANGOLO JUVENTUS – In mezzo al guado
La Juventus riesce a strappare un pareggio a reti inviolate in trasferta contro l’Aston Villa.
A dire il vero, però, sul campo di Birmingham, ad un certo punto si era visto il pallone valicare la linea della porta di Di Gregorio. In pieno recupero, l’assalto degli inglesi al fortino bianconero era stato premiato dal successo.
Per fortuna dei ragazzi di Thiago Motta la marcatura era stata viziata da una precedente carica all’estremo difensore. Si torna a Torino, quindi, con l’ennesimo pareggio di questa stagione.
Utile per continuare a coltivare speranze di proseguire il cammino nella competizione almeno con l’accesso agli spareggi. Adesso sarebbe utopico pensare di poter ottenere il pass diretto agli ottavi tramite piazzamento nelle migliori otto squadre della classifica finale.
Non un deciso passo in avanti, quindi ma neanche un tracollo senza rimedio. Il gruppo della Juventus continua ad apparire monolitico, sotto tutti gli aspetti. Non arretra di fronte a nessuno ma prosegue il cammino con lentezza e fatica. Come se fosse una carovana impegnata a traversare un fiume in piena.
La sponda di partenza non si è staccata di molto, quella di arrivo sembra sempre troppo lontana, a dispetto di ogni sforzo. Ci si trova in mezzo al guado.
Minimi termini
Che la situazione in casa Juventus non sia delle migliori si capisce subito, basta dare uno sguardo alla panchina. A disposizione del tecnico italo brasiliano ci sono soltanto quattro giocatori, esclusi i due portieri.
Avere un organico cosi ridotto all’osso, falcidiato da infortuni di ogni tipo, e definirlo “emergenza” vuol dire adottare un delicato eufemismo.
Colpa della preparazione approssimativa? Colpa dell’arrivo alla spicciolata di quasi tutti i rinforzi estivi? Ad onore dell’allenatore bisogna dire che non ha mai proferito lamentele o si è nascosto dietro le tante assenze. Ma è lampante che, di fronte alla necessità di inventarsi ad ogni partita la formazione, bisogna, per forza di cose, puntare tutto sulla coesione e sull’orgoglio.
E, se tutto va bene, i frutti di tanta abnegazione sono dei piccoli, sudati passi in avanti. Buoni per continuare il cammino, non per inquadrare il traguardo. Cosi si avanza in mezzo al guado.
Difesa di ferro
L’unico reparto della Juventus che sembra aver trovato la propria definitiva fisionomia è la difesa. A destra il ragazzo di bottega Savona ha concluso anzitempo il suo apprendistato e si è guadagnato i galloni di titolare.
Al centro Kalulu è divenuto il partner fisso di Capitan Gatti a furia di chiusure implacabili e fondamentali recuperi. Sulla corsia mancina è sempre più indispensabile l’apporto del multiuso Cambiaso.
Il quartetto costituisce una difesa di ferro, tanto difficile da perforare quanto ferma sul pezzo. Nessuno di loro ha particolari qualità di palleggio quando si tratta di far ripartire l’azione dalle retrovie. E, di conseguenza, la costruzione dal basso, marchio di fabbrica delle squadre di Thiago Motta, viene a mancare.
I suoi pretoriani sono superbi nel mantenere salda la posizione, molto meno efficaci quando si tratta di uscire in avanscoperta palla al piede. E la sponda di partenza è sempre troppo vicina, quella di approdo sempre più remota. Si marcia in mezzo al guado.
Cambio di marcia
Davanti a loro, almeno nelle ultime partite, la coppia di mediani è composta da K. Thuram e Locatelli. Il primo eccelle per grinta e dinamismo, il secondo ha senso tattico da vendere e notevole spirito di sacrificio. Ottimi entrambi quando c’è da tenere a bada gli avversari, non abbastanza per impensierirli con aperture al fulmicotone.
E, anche se ci fossero, per imbeccare chi? Il folletto portoghese Francisco Conceição non può farsi carico di ogni iniziativa offensiva e ormai i suoi guizzi sulla fascia sono materia conosciuta. Sul lato mancino il turco Yildiz funziona ad intermittenza e, spesso, i suoi lampi di genio non sono sufficienti ad abbagliare i terzini. E chi dovrebbe suonare la carica e cambiare marcia alla partita, si limita a caracollare con andatura da macchina ingolfata.
Teun Koopmeiners è la controfigura del Robocop ammirato a Bergamo. E il sospetto che il suo impressionante rendimento dell’anno scorso fosse tutto merito dell’invulnerabile armatura tattica forgiata per lui da mister Gasperini comincia a farsi strada. Non cede il passo ma neanche si proietta verso l’area avversaria. Si barcamena in mezzo al guado.
C’era una volta un centravanti
Ed infine l’attacco. Vale ancora la pena di parlarne? Vlahovic, per quanto criticato, era stato per mesi l’unico centravanti di ruolo rimasto nella rosa della Juventus. E la sua presenza aveva garantito un punto di riferimento in avanti. Ora, in quel punto, al centro dell’area avversaria c’è una voragine.
Si è provato a colmarla in tutti i modi, anche i più improbabili ma il risultato è stato sempre lo stesso. Puoi avanzare chiunque di una decina di metri, non certo instillargli per magia il fiuto del gol. E la mancanza di un cecchino, specie in partite bloccate come questa, è una ferita aperta.
Acutizzata dalla penuria di alternative e dal percorso accidentato che si è costretti a fare. In mezzo al guado.
(Foto: Depositphotos)