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Manchester City e Real Madrid: Il gotha del calcio è in crisi

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(Foto: DepositPhotos)
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Vi ricordate del Real Madrid vincitore dell’ultima Champions con un Vinicius straripante? Oppure di quella corazzata guidata da Pep Guardiola chiamata Manchester City che spazzava via gli avversari come un tornado travolge tutto ciò che trova sulla sua strada? Ecco, prendete quei ricordi e metteteli da una parte perché quelle due squadre non esistono più. O almeno così pare al momento.

City e Real sono due facce della stessa medaglia. Due squadre allestite con i migliori calciatori al mondo che stentano perfino in Champions League, laddove le stelle dovrebbero luccicare. Da una parte i Citizens che nell’ultimo turno di coppa vincevano 3-0 dominando, salvo poi farsi raggiungere sul 3-3 nell’ultimo quarto d’ora dal Feyenoord. Un record negativo perché mai nella storia della competizione una squadra in quella situazione di punteggio si era fatta raggiungere negli ultimi 15 minuti.

Dall’altra parte il Real di Ancelotti campione in carica che, nonostante l’acquisto tanto agognato di Mbappe, galleggia mestamente al 24esimo posto della classifica generale, ultimo utile per non essere eliminati. I Blancos hanno perso la terza partita in cinque gare e in campionato vedono davanti un Barcellona in grande forma che non troppo tempo fa li ha umiliati al Bernabeu 4-0.

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Pep, che succede?

Chi lo avrebbe mai detto che ci saremmo ritrovati a dover scrivere di un Manchester City che, dopo 5 sconfitte consecutive in tutte le competizioni, è stato capace di farsi raggiungere dal Feyenoord dopo un vantaggio di 3 gol. Un match controllato in lungo e in largo in cui  Haaland aveva messo a segno l’ennesima doppietta. Tutto sembrava incanalarsi verso l’ordinaria amministrazione. Poi però il blackout totale.

Ederson e Gvardiol danno vita a 15 minuti disastrosi in cui prima rimettono in partita gli olandesi e poi si fanno definitivamente raggiungere, conseguendo così un pareggio che fa più male dei precedenti KO. Guardiola nemmeno nel suo peggiore incubo ha mai pensato di doversi trovare a fronteggiare quello che senza dubbio è il peggior momento della sua carriera.

L’ex allenatore del Bayern a fine gara sembrava provato sia dal punto di vista mentale che da quello fisico, visti i segni riportati sul suo volto che hanno aperto a mille interpretazioni.

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I motivi della crisi potrebbero trovare una spiegazione nelle molteplici assenze per infortunio che il tecnico catalano ha dovuto fronteggiare in questo periodo. Da Rodri a De Bruyne passando per Dias e Akanji. Da questo punto di vista sicuramente la sorte al momento ha voltato le spalle al City. Un tema che ha trovato riscontro nelle stesse parole di Guardiola che nel prepartita ha detto: “Ridatemi i miei calciatori e rivedrete il Manchester City“.

Un’attenuante sicuramente accettabile ma che francamente appare debole per spiegare il declino di una delle migliori squadre d’Europa. La verità, forse, è che dopo un triplete straordinario e 5 Premier League negli ultimi 6 anni, qualche ingranaggio della splendida macchina costruita da Guardiola si è inceppato. D’altra parte anche i giocattoli più costosi sono soggetti all’usura. La stessa che negli ultimi tempi sta privando la squadra della genialità di De Bruyne, la cui età avanza.

Questione tattica o mentale?

In campo i Citizens appaiono slegati nei reparti, con una spaccatura evidente tra attacco e difesa. Per anni abbiamo creduto che Guardiola curasse in modo maniacale la fase offensiva ma in realtà, come spiegato da lui stesso, la sua forza è sempre stata la difesa. Una ri-aggressione della palla che comincia nella metà campo avversaria e che ha sempre consentito alle sue squadre di permettersi di avere campo alle spalle. Aspetto tattico che però necessita di grande abnegazione e disciplina. Due cose che al momento non si vedono.

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I suoi ultimi successi hanno fatto registrare numeri eccezionali da questo punto di vista. Basti guardare gli ultimi campionati vinti , in cui il City è  sempre stato o la prima o la seconda miglior difesa. Ora tutto questo non c’è più. Le facce dei calciatori al termine delle partite assomigliano a quelle di coloro che hanno smarrito la retta via. In più, senza l’equilibratore Rodri, gli avversari credono fortemente di poter giungere alla conclusione, cosa che avviene con una facilità che a volte è irrisoria. Vedasi il match con il Tottenham.

Il tempo per rimettere a galla la barca c’è ancora. La stagione è infatti lunga ma in Premier League c’è una squadra che sembra non aspettare nessuna: il Liverpool. I Reds di Slot sono molto vicini allo stato di forma del magico Liverpool di Klopp che vinse la Champions nel 2019 e dominò la Premier del 2020. Come testimoniato da Ancelotti, al momento Anfield è il campo più difficile in cui giocare e il prossimo weekend il calendario recita Liverpool-Manchester City: per Guardiola o sarà rinascita o sarà debacle.

Galattici terrestri

Se qualcuno ci avesse detto che il Real del tridente ViniciusMbappeBellingham si sarebbe ritrovato al 24esimo posto della classifica generale di Champions League probabilmente lo avremmo portato da un buon dottore. Ma il calcio, si sa, è strano e spesso avere le figurine più belle, con l’allenatore più vincente, non equivale ad un successo sicuro. Paris Saint Germain docet.

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Ad oggi i galattici del Real sono stati riportati sulla terra più di una volta. In campionato hanno ottenuto risultati a tratti deludenti come i pareggi di inizio stagione a reti bianche e la batosta nel “Clasico” contro il Barcellona. A ciò va aggiunto le 3 volte su 5 in cui i campioni d’Europa in carica sono caduti in Champions. E se il Lille appariva un incidente di percorso, Milan e Liverpool hanno mostrato delle fragilità strutturali.

In primis difensive dove le assenze di Carvajal, Militao e Alaba hanno aperto delle falle che nemmeno il miglior idraulico sarebbe in grado di aggiustare in quattro e quattr’otto. Ma se è vero che dietro nulla funziona, è vero anche che la potenza di fuoco precedentemente enunciata non produce nemmeno la metà di quanto ci si aspettasse.

Bellingham dopo la super partenza dello scorso anno è andato pian piano calando, quantomeno in termini di realizzazioni. Vinicius, pallone d’oro mancato a parte, non è mai stato un goleador e al momento si è anche fermato per infortunio.

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E che dire di Mbappe. Arrivato in pompa magna sembrava dovesse essere la stella più luminosa della galassia e invece pare non essersi ancora ambientato. Il francese era reduce da un brutto europeo e l’arrivo al Real a detta di tutti avrebbe rappresentato un nuovo punto di partenza. Al momento così non è.

Il rigore sbagliato contro il Liverpool è l’emblema della scimmia che il numero 9 sente di portarsi sulle spalle. Una sorta di consapevolezza di dover incidere nell’unico club che, essendo più grande di qualsiasi altro calciatore, fa sentire tutta la pressione possibile.

Tra i responsabili anche Florentino Perez che per la sua voglia maniacale di accumulare i migliori attaccanti del globo ha tralasciato un problema non da poco ossia quello del centrocampo. L’addio di Kroos è stato fatto passare in secondo piano quando invece il tedesco ha più di una volta dimostrato di essere quel pilastro necessario per mantenere in equilibrio la casa.

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Ora la responsabilità di mettere a posto le cose è tutta su Ancelotti che inevitabilmente è finito sul banco degli imputati per i media spagnoli e per alcuni potrebbe anche rischiare la panchina.

(Foto: DepostiPhotos)

 

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