Angolo del tifoso
ANGOLO JUVENTUS – Ricerca di identità
La Juventus raddrizza in pieno recupero l’incontro casalingo con il Venezia con il rigore del definitivo 2 a 2.
Alla rabbia per l’ennesimo pareggio si aggiunge l’amarezza nel veder frustrate le buone sensazioni pervenute dal mercoledì di Champion’s League.
Il brillante successo contro il Manchester City aveva fatto sperare che tecnico e squadra avessero finalmente imboccato la strada giusta.
E, invece, in campo si sono rivisti i cronici difetti di un gruppo che non ha ancora una esatta percezione di cosa sia, figuriamoci di dove vuole arrivare. Ricerca di identità.
Allenatore in rampa di lancio
Ieri assente per squalifica in seguito alle intemperanze del match contro il Bologna, il mister Thiago Motta è nell’occhio del ciclone.
Una volta concluso il suo apprendistato allo Spezia, l’eccellente biennio petroniano, culminato con la storica qualificazione alla Champion’s, gli è valso la convocazione a Torino.
La dirigenza della Juventus, ormai stufa delle critiche sul non gioco della gestione Allegri, era ansiosa di voltare decisamente pagina.
E il profilo del tecnico italo brasiliano sembrava tagliato su misura per le loro esigenze.
Giovane, sulla cresta dell’onda e dichiarato sostenitore di un calcio spettacolare, con una elaborata costruzione dal basso e una marcata offensività. Peccato che il nuovo profeta del calcio champagne, una volta approdato alla Juventus, si sia trasformato in un grigio ragioniere del pallone, perennemente impegnato a districarsi tra conta degli assenti e risultati da portare comunque a casa, in qualsiasi modo.
Il rampante (o ruspante) allenatore ammirato sotto le due Torri non ha ancora replicato sé stesso, una volta indossata la nuova casacca. Ammesso che quello dell’anno scorso fosse davvero lui. Ricerca di identità.
Urge leader in retroguardia
La sua prestazione contro i lagunari è l’emblema della situazione attuale della difesa della Juventus. Federico Gatti, giocatore tutto grinta e cuore, non riesce a lasciarsi alle spalle i suoi limiti tecnico-tattici.
Ha carattere e personalità, al punto di essere stato investito, ad inizio stagione, dei gradi di capitano.
Ci mette sempre l’anima ogni volta che scende in campo e non ha paura di affrontare a viso aperto ogni avversario. Contro gli uomini di Di Francesco ha anche segnato la rete che ha sbloccato la partita.
Ma, nel prosieguo del match, è andato più volte in bambola contro i contropiedi dei veneti fino al punto di collaborare fattivamente alla loro rete del vantaggio. E uno che non da sicurezza ai compagni non può pretendere di esserne il punto di riferimento.
Con tutte le conseguenze del caso in termini di gol subiti, ma facilmente evitabili, e perdita di certezze. Da parte sua e di tutta la retroguardia. Ricerca di identità
Difetto di programmazione o di fabbricazione?
A centrocampo, poi, vaga smarrito il più grande interrogativo del campionato dei bianconeri.
Teun Koopmeiners non ne imbrocca una neanche per scommessa. L’ormai ex Robocop olandese induce la tifoseria a pensare che a Vinovo si aggiri un suo sosia.
E nemmeno troppo somigliante.
Tanto volitivo e decisivo l’anno scorso all’Atalanta quanto abulico ed insignificante adesso. Possibile che senza la certosina messa a punto del mago Gasperini una cosi perfetta macchina da calcio si sia ridotta ad un rottame?
Oppure il presunto difetto di programmazione in realtà non esiste e i metodi del canuto mister bergamasco siano riusciti a camuffare in maniera mirabolante, per almeno un paio di tornei, un serio difetto di fabbricazione? Ricerca di identità.
Suggestivo ma inutile
In attacco, invece, si accende, ma solo per brevi tratti, la stella venuta dal Bosforo. Kenan Yildiz non ha neanche vent’anni, tutta una carriera davanti e un mare di talento nelle gambe. Ma ci si interroga se la Juventus abbia fatto bene a puntare tutto su un ragazzo che ha i lampi di genio di un fuoriclasse ma li dispensa con il bilancino del farmacista.
Può spaccare la partita in qualsiasi istante ma anche esasperare il pubblico in attesa che si decida a farlo. E il gruppo non sa se può permettersi di aspettare la sua evoluzione da gioia per gli occhi ad uomo squadra.
Il dubbio se sia più bello da vedersi che utile resta e il suo rendimento di ieri non fornisce risposte in merito. Ricerca di identità.
Crisi di nervi
Ed infine lui, l’uomo che tutti vorrebbero veder esultare per la rete messa a segno e molti amano criticare, anche per partito preso. Dusan Vlahovic, per temperamento ed ambizione, è uno che si infiamma spesso e volentieri. Fino a quando canalizza l’adrenalina che gli infuoca le vene in bordate verso la porta avversaria e queste vanno a segno è tutto in ordine.
Ma se il centravanti serbo ha ciccato il bersaglio a più riprese nel corso della stessa partita allora i suoi nervi cedono di schianto. E le paturnie lo portano a commettere errori in campo e anche fuori.
Il rigore che fissato il punteggio sul 2 a 2 finale è solo un blando palliativo per le occasioni sprecate in precedenza. E non basta per frenarne la reazione esagerata di fronte ad alcuni tifosi imbufaliti per i suoi errori.
E’ vero che molti si divertono a dargli addosso ma la sua maturazione da ragazzino isterico ad uomo (e campione) vero passa anche dalla sua capacità di affrontare queste situazioni. Ricerca di identità.
(Foto: Depositphotos)