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ROSSETTO E CAMPIONATO – Pure tu vuoi fare il virologo?
In principio era lo chef. Se bazzicate un po’ di canali televisivi di divertissement avrete sicuramente notato la pletora di più o meno noti professori del fornello e della sac à poche. Sono tanti eh, tutti assolutamente impegnati in ore e ore di programmazione televisiva che v’insegna le mille tecniche per decorare le torte dei vostri pargoli con unicorni in pasta di zucchero o la perfetta idratazione dell’impasto della pizza napoletana. Magari non lo sapete, ma quel 2% in più vi permetterà di sentirvi sulla riviera di Chiaia anche nel vostro appartamento da trenta metri quadri a Buccinasco.
Tanto che pure il povero Antonino Cannavacciuolo, chef per davvero e assolutamente adorabile gigante dallo scappellotto facile, ha ironicamente titolato una delle sue fatiche letterarie con la domanda della vita: “Pure tu vuoi fare lo chef?”.
Prendiamo l’antoninesco mantra, e riportiamolo nelle nostre vite quotidiane. Uno dei più riusciti meme dei social è quello che ritrae una novella versione della ruota di “Ok il Prezzo è Giusto”: dove nei nostri ricordi d’infanzia avremmo visto dei numeri, la ruota del 2020 prevede delle precise specializzazioni in cui ogni italiano si pregia ci eccellere. Nell’ordine, almeno dell’ultimo mese: tattica Pirlesca, sistema elettorale statunitense, e ultimo ma non ultimo per importanza e sfortunatamente longevità in classifica, virologia.
Orde, fiotti, plotoni di virologi specializzati presso l’Università della Strada si muovono a testuggine tra i post social, serpeggiano nelle discussioni da bar (rigorosamente a distanza e dove ancora concesso). Analizzano articoli di Nature, Science, Lancet, i post delle Pancine e di chi vorrebbe curarsi con l’incredibile potere terapeutico dei friarielli (il cui unico potere, si sa, è il colesterolo e viene dispiegato insieme alle salsicce, possibilmente con aglio, peperoncino e due dita di olio buono). Li commentano, con la stessa scioltezza con cui commenterebbero i consigli su quale terzino schierare nel Fantacalcio, precisamente quello in cui arrivano rigorosamente diciottesimi.
E no, nemmeno i calciatori sono esenti da questa assurda quanto frequente tendenza. Proprio loro, quelli che dovrebbero utilizzare i loro canali con cui si confrontano e mostrano le proprie vite ai fan con il tatto ed il buonsenso che la situazione che da mesi stiamo vivendo richiederebbe. E invece no, gaffe, brutte figure, post da cancellare. Cominciamo con il CT della Nazionale, Roberto Mancini. È proprio di ieri la notizia della positività al Covid del tecnico di Jesi, al quale vanno i più calorosi auguri di una guarigione veloce e senza alcun intoppo.
Eppure, la sua caduta di stile sui social la ricordiamo eccome: un infermiere che chiede al malato come avesse fatto a contagiarsi, e il malato che risponde “ho visto troppi tg”. Salvo dover fare poi un passo indietro piuttosto necessario, scusandosi per l’eventuale offesa causata e bollando l’accaduto come la semplice condivisione di una vignetta che doveva risultare “simpatica”. Che tale purtroppo non appare, soprattutto sui canali di un personaggio con uno dei ruoli più importanti in assoluto nel mondo dello sport.
Lo stesso dicasi per il buon Cristiano Ronaldo, la cui forzata assenza per Covid contratto al ritiro con il Portogallo ha spezzato non pochi cuori bianconeri. Asintomatico anche lui, per carità e per fortuna. Un numero continuo di tamponi, nella speranza di quel risultato negativo che potesse permettergli di affrontare Leo Messi nel turno di Champions League. Così non è stato, Cristiano è risultato positivo per diciotto giorni, reiterando il concetto del “mi sento bene” sui suoi social, con pollici in su e foto in piscina, fino a lasciarsi andare al più evitabile dei commenti “PCR is bullshit!”, i test molecolari sono delle baggianate, per tradurlo in maniera signorile. Cristiano non si è scusato, ma ha cancellato il suo commento, nonché la vera baggianata. Ennesimo esempio di cattivo utilizzo della propria immagine.
Che poi non sono mica tutti così. Le parole di Daniele De Rossi a Propaganda Live, il programma di Diego Bianchi in onda su La7, dovrebbero far scuola. De Rossi ha candidamente ammesso l’incertezza che indubbiamente deriva dalle tante correnti di pensiero che esistono, ovviamente anche tra colleghi medici di fronte ad un virus che ha colto tutti impreparati. Ma altrettanto candidamente, si pone all’esatto opposto rispetto alle teorie negazioniste, e da estraneo all’ambiente sanitario si fida di chi certe cose le ha studiate e sperimentate sui libri, non su Facebook.
Direi che è il caso di prendere esempio dall’ex Capitano della Roma. Forse è il caso di lasciare ad ognuno il proprio mestiere, e soprattutto di utilizzare il proprio potere sociale nell’unico obiettivo che dovrebbe unirci tutti in quest’anno maledetto: imparare a riporre fiducia in chi ha dedicato un’intera esistenza alle corsie degli ospedali. Del resto sono gli stessi a cui telefonate in preda al panico dopo essere usciti cinque minuti al di sotto dei diciannove gradi centigradi senza la maglietta della salute. Che a volte esprimere un’opinione su tematiche delicate come un cristallo di Boemia è un esercizio del tutto superfluo. Anche perché, diciamoci la verità: non ce l’ha chiesta proprio nessuno.