Angolo del tifoso
ANGOLO NAPOLI – Napule è… la commedia degli equivoci
“Gratta appena un po’ sulla commedia e viene fuori il dramma, e viceversa. Tutto starebbe nel sapersi fermare in tempo”.
Lo ha scritto, neanche troppo tempo fa, Aldo Busi.
A volte, però, non è neppure necessario “grattare” o andare oltre poiché, come nel caso del Napoli di Gennaro Gattuso, diventa tutto una gigantesca “commedia degli equivoci”.
Nel teatro greco e latino si ricorreva a questo espediente letterario e scenico per caratterizzare da situazioni teatrali ricche di equivoci e confusione.
Proprio come la squadra andata in campo sotto la pioggia beffarda d’una Epifania che i tifosi azzurri faranno fatica a dimenticare.
Uno degli esempi più comuni della commedia basata sull’equivoco è, infatti, quello provocato dallo scambio di persona: in tale situazione si trovano ad agire, alternativamente, due personaggi, l’uno all’insaputa dell’altro.
Potrebbe finire qui la sintesi di Napoli – Spezia giocata (male) allo stadio Diego Armando Maradona.
Perché i tifosi pensavano andassero in campo i calciatori che avevano giocato bene a Cagliari, che avevano l’occasione di accorciare in classifica davanti e che potevano provare a far dimenticare la fase finale del 2020, ed invece sul prato verde hanno visto undici interpreti che di bello avevano solo la maglia e che hanno regalato novanta minuti da incubo.
Tirare in porta quasi ogni minuto nei primi quindici e circa trenta volta in totale nel match fa rabbia tanto quanto accade nelle partite, invece, in cui non si tira mai, con l’aggravante – però – della delusione per errori che non dovrebbero appartenere a giocatori con stipendi quasi tutti a sei zeri.
Chi auspica un mondo normale dove gli azzurri entrano in campo alle 18.00 un’ora dopo la sconfitta dell’Inter e la vittoria di Atalanta e Roma, pronti ad accorciare verso chi è più avanti, si aspetterebbe di essere 3-0 alla fine del primo tempo.
Sarebbe, in realtà, la naturale conseguenza per la mole di gioco sviluppata e le occasioni avute.
Ed invece Insigne e Politano sbagliano da subito l’impossibile, ignorando le basilari regole di ogni scuola calcio circa il tiro in porta dall’interno dell’area di rigore.
Ciliegina sulla torta poi, dopo il vantaggio trovato non appena in campo è entrato un attaccante, l’errore da 4 in pagella di Fabian Ruiz sul rigore regalato agli ospiti, azione in cui lo spagnolo è riuscito con un sol gesto a sbagliare tempo, intervento, movimento e partita.
Episodio finale capace di trasformare la commedia degli equivoci in incubo drammatico, poi, la gestione tecnico/tattica degli ultimi venti minuti dove – rincorrendo, con la reattività d’un elefante, la corsa ed il tiro dell’unico calciatore spezzino capace di mettere sotto scacco un intero reparto in tutte le occasioni in cui la squadra ha superato il centrocampo.
Non ha attenuanti il Napoli andato in campo contro lo Spezia.
Bocciato negli uomini, bocciato nell’atteggiamento, bocciato nelle scelte iniziali, bocciato – in definitiva – nell’incapacità di mostrarsi capace di diventare davvero una squadra importante.
Pesano le assenze, insopportabili tutte insieme, nonostante a parere di tutti il valore complessivo della rosa sia aumentato, ma pesa ancor di più il senso d’impotenza che si avverte quando il Napoli gioca (e non segna) come capitato nel tardo pomeriggio di una triste Epifania.
E’ stata una commedia degli equivoci che più che far ridere, alla fine ha fatto piangere, lasciando – alla vigilia peraltro d’una trasferta tutt’altro che semplice – un’amarezza davvero difficile da superare.
“Un giorno da qualche parte, in qualche posto inevitabilmente ti incontrerai con te stesso. E questa, solo questa, può essere la più felice o la più amara delle tue giornate”, scriveva un ispirato Pablo Neruda.
Per la squadra di Gennaro Gattuso questo momento sta per arrivare e se le premesse sono queste, con le prestazioni assai altalenanti dell’ultimo mese, allora sale una ragionevole preoccupazione per quel che avverrà più avanti.
La verità, però, è che anche nel calcio – come nella vita – si danno occasioni in cui ci resti così male che… non hai neppure la forza di arrabbiarti.
E dunque se una certezza va inseguita, inevitabilmente deve essere quella di trovare il veleno, la rabbia e la determinazione che sono i concetti -chiave di tutte le interviste post-partita d’un mister inevitabilmente in discussione.
E’ solo che si tratta di caratteristiche, qualità ed aspetti che – purtroppo – non si allenano con schemi alla lavagna o programmi tecnico/tattici specifici.
Servono gli uomini, gli uomini veri.
Non i fratelli scarsi che da troppo tempo e troppe volte fanno errori da dilettanti, generando giganteschi equivoci.
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