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De Sciglio: “A Lione sono felice, voglio restare”

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Mattia De Sciglio ha rilasciato un’intervista ai microfoni di gianlucadimarzio.com, il terzino di proprietà della Juventus ma in prestito al Lione ha deciso il suo futuro. Il 28 enne non vorrebbe rientrare in Italia, si auspica di poter restare al Lione. Attualmente l’accordo tra i Bianconeri e i francesi non prevede un’opzione d’acquisto. Nel corso dell’intervista il terzino classe ’92 ha trattato vari temi, di seguito le sue parole:

“Era da un po’ che volevo andare all’estero e sono molto contento dell’esperienza di vita che sto facendo. In Italia non mi divertivo più. Le critiche le ho accusate tanto il primo anno al Milan. Sai, un ragazzo giovane non è abituato. Poi ho imparato anche a fregarmene, altrimenti non ce l’avrei mai fatta. Però avevo perso il gusto di praticare questo sport. In Italia in un attimo si costruiscono castelli, e in ancor meno tempo si distruggono. Questa è la nostra mentalità purtroppo. Venire in Francia è quindi stata anche una scelta per ritrovare quel piacere che avevo perso”.

FUTURO – Mi piacerebbe rimanere. Qui mi trovo bene. Ancora però non abbiamo parlato di niente. Mancano ancora due mesi: vedremo cosa vorranno fare Lione e Juventus. Poi magari si possono aprire altre porte, chissà. Restare all’estero, comunque, mi piacerebbe molto. Vedremo…”.

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NAZIONALE – “Ho scelto Lione anche per ritrovare continuità. Ho sempre l’obiettivo di essere convocato per l’Europeo. Lavoro a testa bassa, con quell’obiettivo in testa”.

CULTURA E MENTALITÀ – “Qui si vuole vincere, ma il calcio si vive meglio. In Italia le pressioni sono talmente esasperate che ti fanno passare il piacere di giocare, cosa che invece è fondamentale. A questi livelli il calcio è giusto che sia un vero lavoro, però il divertimento deve rimanere sempre. Altrimenti diventa tutto pesante. Qua c’è una mentalità diversa. Si lavora molto, ma con meno intensità: se a loro proponi i metodi che utilizziamo in Italia ti prendono per matto, ma si lavora comunque molto bene. Con Garcia, che ha il preparatore atletico italiano (Paolo Rongoni, ndr), un po’ di metodo di lavoro italiano c’è. Però qua si è meno predisposti al lavoro rispetto a come viene visto in Italia. In Francia si studia meno tattica, ma c’è grande fisicità, si corre molto di più e c’è maggiore intensità. Tutte le squadre giocano libere contro chiunque, a prescindere dall’avversario: se entri in campo senza concentrazione rischi di prenderne due o tre anche dalle squadre che lottano per non retrocedere“.

MBAPPÉ – “Ha già dimostrato le grandissime doti atletiche e tecniche che ha, e continua a farlo. È uno dei più forti che abbia mai affrontato. Un altro impressionante è Cristiano Ronaldo. Lo marcai quando io ero alla Juve e lui ancora al Real. Poi ho avuto la fortuna di averlo in squadra insieme, così come Ibrahimovic nel suo ultimo anno in rossonero. Quando col Milan affrontammo il Barcellona di Messi ho giocato entrambe le partite in panchina, sennò anche lui mi avrebbe fatto soffrire …”.

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LOTTA PER IL TITOLO E RAPPORTO CON GARCIA – “Siamo a tre punti dalla vetta e mancano otto giornate. Sabato c’è PSG-Lille: abbiamo una grande chance di guadagnare altri punti. Crediamo nel titolo, e abbiamo il dovere di farlo. Il nostro è un grande gruppo. Adesso che ho più confidenza con i compagni mi trovo ancora meglio. Denayer è molto simpatico: mi chiama sempre ‘Ciro’. Deve aver visto Gomorra …. Garcia? Al di là degli aspetti calcistici, mi chiede sempre come sto, come mi trovo. Mi piace molto, mi ricorda Allegri per il rapporto che ha con i suoi giocatori: dà molta confidenza, scherza molto con tutti. È come un padre, non è come uno di quelli che mantengono le distanze: coinvolge sempre tutti”.

PRANDELLI – “Lui mi ha portato in Nazionale, alla Confederations Cup del 2013 e ai mondiali del 2014. Con Prandelli mi sono trovato molto bene, sia come allenatore che come persona. Mi è dispiaciuto quello che gli è successo. Lo ricordo come un allenatore con tanta passione. Leggere le sue dichiarazioni mi ha fatto un po’ rivivere le cose che avevo pensato anche io. La cosa che mi ha sorpreso è che io ero e sono un ragazzino, lui invece ha tanta esperienza e tanti anni di lavoro. Leggendo le sue parole ho detto ‘Cavolo, ma allora non ero l’unico che viveva male certe situazioni’. Mi è dispiaciuto molto. Ha detto parole forti: è stato triste leggerle … il nostro calcio non è passato bene”.

SUL MILAN – “Del Milan non mi stupisco. Tutto è cambiato con l’arrivo di Maldini e la nuova gestione. Negli ultimi anni che ho fatto in rossonero, il fatto che ogni anno andasse sempre peggio era anche causato dalla poca chiarezza sulla situazione societaria. Noi giocatori siamo sempre concentrati sul campo, ma è inevitabile che certe situazioni influiscano sul rendimento della squadra. Quest’anno stanno facendo un bel cammino”.

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SULL’INTER – “Non avevo dubbi. Hanno fatto investimenti importanti, hanno una squadra forte. E poi hanno Conte: lui ha una mentalità vincente. Dove va, vince. Ti dà quell’energia in più che in pochi sanno trasmetterti”.

SULLA JUVENTUS E PIRLO – “Prima o poi capita l’annata in cui hai più difficoltà. È difficile partire da zero e trovarsi in un contesto come quello della Juve, con tutte le pressioni del caso. Mi ricorda Inzaghi al Milan. Lui aveva già allenato Allievi e Primavera, che a livello di pressioni non sono paragonabili, ma sono comunque esperienze importanti. Pirlo invece è partito da zero e con pressioni ancora maggiori rispetto a quel Milan. Non deve essere per niente facile. In Champions, poi, hanno avuto anche molta sfortuna. Quella coppa è diventata un’ossessione, e non credo che questo faccia bene a livello di ambiente”.

(Foto: Sito ufficiale Juventus)

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