Angolo del tifoso
ANGOLO MILAN – Il Milan schianta la Juve
Il Milan si aggiudica una finale di alta classifica che potrebbe significare tanto per la qualificazione alla prossima Champions League.
3-0 per i rossoneri è un risultato aristotelico che nessuno si sarebbe mai immaginato ed è l’epitaffio finale sull’avventura cominciata con gli squilli e finita con la marcia funebre per il Maestro Pirlo.
Una squadra, quella ospite, esce con un progetto sportivo che comincia a vivere il suo primo vero consolidamento. L’altra, invece, intravede all’orizzone la sagoma precisa di una rifondazione che dovrà andare anche oltre il semplice cambio di qualche calciatore.
Le formazioni
Per la line-up iniziale, Pioli – forse per la prima volta in stagione – può contare sulla rosa al completo. In difesa Tomori con Kjaer, Calabria a destra e Theo a sinistra, Bennacer e Kessie a centrocampo a dividersi il gioco sporco per l’ivoriano e il righello di precisione per l’algerino, ma la grande novità, nell’aria da un paio di giorni, è la scelta di Brahim Diaz nel cuore della trequarti, dietro e spesso affianco a Ibra, con Calhanoglu largo a sinistra e Leao e Rebic a vedere i compagni dalla panchina. Alla faccia del ballottaggio.
La partita
La partita all’inizio è spesso frammentata per i falli: troppo alta la posta in palio per non vedere rigidità e movimenti contratti in campo. La Juventus prova a sfondare, con Cuadrado e Chiesa larghi, ma di parate per Donnarumma se ne ricordano poche, quasi nessuna. Il Milan soffre i primi venti minuti ma poi riesce a prendere le contromisure ad un avversario sì all’arrembaggio ma mai davvero pericoloso.
Ritrovare Bennacer alla guida del centrocampo aiuta ad avere un ordine. Preziosa la sua sapienza nel tenere e gestire i momenti di uscita palla al piede. Secondi preziosi che decidono tante ripartenze e che gestiti male hanno visto finire male diverse partite. Alla mezz’ora il motore del Milan comincia a girare a pieno e il palleggio avviene nell’area avversaria. Brahim Diaz impegna Sczcesny con un tiro centrale, preludio per il vantaggio che arriva un quarto d’ora dopo. Il folletto spagnolo milanista raccoglie una smanacciata scomposta del portiere bianconero e insacca con un arcobaleno sotto il sette. Suspance per un eventuale tocco di mano che però il VAR smentisce.
La ripresa
Nella ripresa la Juve prova di nuovo a partire forte e Donnarumma salva la porta su un’insidia di Bentancur. Uno squillo che però cade nel vuoto. In pochi minuti, infatti, il Milan ha il coraggio e la personalità di andare a palleggiare nella metà campo avversaria, anche dopo le uscite per infortunio prima di Zlatan e poi di Diaz, ai quali subentrano Rebic (per lo svedese) e Krunic (per lo spagnolo). I rossoneri hanno il merito di non disunirsi e non abbattersi senza i due terminali offensivi. Il croato, dopo la mezz’ora, trova un destro fantastico dalla distanza che, anche stavolta, si infila nel sette (per un pò non ci saranno ragnatele negli incroci delle due porte allo Stadium di Torino!). La sfida si chiude, a una manciata di minuti dallo scadere, con il colpo di testa vincente di Tomori che, nello stacco, sovrasta brutalmente Chiellini. All’ottantesimo, e sotto di tre gol, ai padroni di casa non resta che cercare il gol della bandiera, ma la serata non è quella giusta.
Bilancio finale
Il Milan vince una battaglia ma sarebbe un grave errore pensare di aver già vinto la guerra. Per avere la certezza della qualificazione Champions, infatti, servono sei punti nelle prossime due partite e gli avversari non staranno certo lì ad accogliere la banda di Pioli con le fanfare. Torino e Cagliari devono lottare per salvarsi e regali non ce ne saranno. Negli ultimi nove anni mai i rossoneri sono stati davvero così vicini, ad un passo dal centrare un obiettivo fondamentale che darebbe uno slancio diverso ad un progetto sportivo che sta germogliando ben oltre le aspettative iniziali.
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