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Come giocano le squadre di Massimiliano Allegri?

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Tempo di lettura: 6 minuti

Massimiliano Allegri è uno degli allenatori più chiacchierati del momento: il toscano starebbe ancora aspettando il Real Madrid, ma il Napoli insiste e potrebbe portarsi in pole se Zinedine Zidane dovesse restare a Valdebebas. Sullo sfondo, poi, rimane anche la Juventus e, forse, l’Arsenal.

Sono passati due anni dall’ultima panchina di Allegri, due anni sabbatici e di silenzio, rotti nella puntata del “Club” su Sky Sport, che ha riacceso i riflettori su uno degli allenatori italiani più vincenti dell’ultimo decennio.

Intanto, l’Italia calcistica si interroga sul modo di giocare dell’ex tecnico di Milan e Juventus. Da molti, infatti, il suo gioco viene definito “pragmatico”. Non è certo il calcio champagne o il tiki taka di Guardiola, ma è un gioco efficace. Analizziamo ora le due fasi di gioco, quella di non possesso e quella di possesso.

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FASE DI NON POSSESSO

Prendendo in considerazione la sua esperienza in bianconero, Massimiliano Allegri disponeva la squadra in due situazioni differenti a seconda che si trattasse di fase di possesso palla o di ripiegamento.

Emblematico è il suo ultimo anno in bianconero. Quando la Juventus difendeva, si sistemava con un solido 4-4-1-1. Uno degli attaccanti, infatti, scalava sulla linea mediana per coprire più terreno possibile, un’altra punta agiva sul play avversario e Cristiano Ronaldo veniva esentato da lavori di interdizione, per avere campo aperto nelle ripartenze. Compiendo questo passaggio, la squadra bianconera si collocava in due linee da quattro. Uno dei particolari che contraddistingueva la Juventus allegriana, era il pressing “passivo”. Non c’era una pressione snervante, eccessiva o spasmodica, ma i giocatori cercavano di chiudere ogni linea di passaggio o possibilità di giocata al portatore avversario. Le diverse linee, quindi, rimanevano compatte e difficilmente venivano prese in contropiede.

Il gioco di Massimiliano Allegri esplode appena arriva il recupero palla. Difendendo più bassa rispetto ai canoni del calcio europeo, l’obiettivo era quello di ripartire velocemente, sfruttando il campo aperto. Con due, tre passaggi la palla doveva giungere ad una delle due punte (possibilmente quella più bassa) per puntare con decisione la porta avversaria. Così la transizione diventava positiva.

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Una situazione in cui la transizione positiva porta i frutti ben sperati. Avviene contro il Napoli, primo dicembre del 2017 (quindi la stagione precedente rispetto a quella presa in considerazione). Uno degli esterni offensivi, in questo caso Douglas Costa, si era abbassato sulla linea dei centrocampisti in fase di non possesso. Recuperato il pallone, parte a campo aperto. Contropiede da manuale, che, con due tocchi, manda Higuain il porta. Prima il tocco per Paulo Dybala (una delle due punte che agiva più bassa) poi la palla per il Pipita (la punta più alta) che fredda Reina e l’allora San Paolo.

FASE DI POSSESSO

Nel suo ultimo anno in bianconero, la Juventus si schierava con un 4-3-3. I due difensori centrali rimanevano molto bassi, mentre i due terzini alzavano il proprio raggio d’azione, rendendosi partecipi nella fase di costruzione e di spinta offensiva. Spesso, infatti, creavano sovrapposizioni sugli out e attaccavano direttamente l’area.

Un punto di forza della Juventus di Allegri era il possesso palla. Il calcio di Massimiliano Allegri è un calcio induttivo, che si sviluppa dal basso e verticalizza verso l’alto. Non era un giro palla sterile, ma aveva un obiettivo ben preciso.

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I bianconeri, infatti, attanagliavano la squadra avversaria, cercando il pertugio giusto per rompere le linee difensive e puntare la porta. Un grande lavoro, poi, veniva richiesto ai centrocampisti. Diventavano il raccordo tra la difesa e l’attacco, inserendosi con i tempi giusti per finalizzare o portare più uomini e riempire l’area.

Agli attaccanti, invece, Allegri chiedeva un lavoro diverso: essere imprevedibili nell’area di rigore avversaria, per creare i presupposti per andare a rete. Più che un lavoro tattico, gli veniva chiesto un compito “tecnico”, che esaltasse l’individualità. Nella sfuriata con Lele Adani in un post partita contro l’Inter, Massimiliano Allegri riassume in pochi concetti quello che è il suo credo tattico:

“I giocatori, già da quelli piccoli, vanno fatti lavorare su tecnica individuale e tattica individuale. Poi serve organizzazione difensiva. Il calcio è semplice, non lo rendete complicato. Nel basket a 5” dalla fine dell’azione si passa la palla al più bravo e si manda al tiro. Nel calcio la differenza la fanno i giocatori, non gli schemi. Le partite le vincono i giocatori ma voi continuate a parlare di schemi, bravi“.

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Riassumendo, solidità difensiva e ‘estro e fantasia‘ offensiva.

Uno degli aspetti che permetteva alla Juventus di essere letale ed efficace, era la velocità.

Sia che fosse di ripartenza (come il caso sopracitato) sia che fosse di circolazione della palla, Allegri prediligeva giocate veloci. L’azione che segue, infatti, è il chiaro riassunto del calcio proposto da Massimiliano Allegri alla Juventus. Un calcio di recupero. Posizione. Ripartenza. Possesso. Velocità. E individualità.

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Il caso qui citato, invece, è della stagione 2014-15. La Juventus si gioca la seminale di andata di Champions League contro il Real Madrid. Recupero palla, ventisette passaggi che rompono le linee di pressing del Real Madrid e rete dell’ex Alvaro Morata. Un biglietto da visita che ha acceso i riflettori sul tecnico toscano anche in Europa e non solo tra i confini nazionali.

ALLEGRI: GESTIONE, LETTURA ED EQUILIBRIO

«Per me Allegri può giocare in ogni modo e può allenare qualunque giocatore. Ha una maturità perfetta nella gestione della rosa, ha una lettura incredibile a partita in corso. Allegri in questo momento è al top. Sa come aggiungere imprevedibilità al suo gioco, sfruttando le caratteristiche base dei suoi calciatori, e adotta strategie differenti studiate sugli avversari».

Davide Nicola – attuale allenatore del Torino – tempo fa ha usato parole al miele per il collega toscano. In queste poche righe, si riassume il Massimiliano Allegri allenatore. Più che sulla tattica, più che sulla tecnica, l’ex Juventus e Milan è un grandissimo gestore della rosa e un lettore della gara.

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Riesce a tirar fuori il meglio dai giocatori che ha a disposizione, sfruttando le caratteristiche per farli diventare letali. Quando serviva solidità difensiva, non ha rinnegato il passato ed è tornato ad una linea a tre. Quando serviva maggiore imprevedibilità, non ha desistito ed ha puntato sulle “cinque stelle”.

A gara in corso, Massimiliano Allegri è uno dei migliori allenatori al mondo. «Le partite le vincono i giocatori, io a volte faccio danni e poi rimedio». Una frase goliardica, ma che riassume un punto di forza del toscano. Nella lettura in corsa, ha pochi eguali.

È anche un equilibrista. In cinque anni alla Juventus, Massimiliano Allegri ha utilizzato molti moduli differenti, a seconda della rosa che gli veniva messa a disposizione.

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Il primo anno – coinciso con la vittoria del campionato e della Coppa Italia, nonché della prima finale in Champions League – la Juventus si schierava con una linea difensiva a 4, tre centrocampisti, un trequartista e due punte. Un 4-3-1-2 che esaltava il gruppo e il singolo, permettendo ai vari Pogba, Vidal e Tevez di diventare i cardini offensivi della squadra.

Il secondo anno, invece, complici proprio le cessioni di due dei suoi pilastri, Vidal e Tevez, Massimiliano Allegri ha ridisegnato la squadra, ritornando al 3-5-2 di Contiana concezione.

Nell’anno della seconda finale di Champions League, invece, Massimiliano Allegri ha puntato su un modulo che esaltasse le individualità dei singoli, sia offensive che difensive. La costruzione del 4-2-3-1 permetteva ai bianconeri di essere coperti ma di poter sfruttare tutta la potenza degli attaccanti. Cuadrado (all’occorrenza Dani Alves schierato più alto), Dybala, Mandzukic ed Higuain, tutti in campo nello stesso momento.

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Con Cristiano Ronaldo in rosa, invece, non ha disdegnato l’utilizzo del 4-3-3, sacrificando anche Paulo Dybala per rendere devastante il portoghese.

Massimiliano Allegri è un modellatore, prende una squadra e la plasma per fruttarne il meglio possibile.

(Foto: sito ufficiale FC Juventus)

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