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Angolo del tifoso

ANGOLO MILAN – Diavolo in Paradiso

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Il cronometro ha segnato novantaquattro minuti e pochi secondi ma dentro c’era in realtà tutta una stagione.

Le montagne russe

La trasferta decisiva per entrare in Europa League contro il Rio Ave, il Milan che si prende la vetta e il Milan che la perde per non riprenderla più. Il Milan secondo, terzo, quarto, quinto e poi di nuovo secondo. Se non sono montagne russe, poco ci manca, ma sono montagne con vista Champions League e questo basta.

Il progetto rossonero

Arriva seconda la squadra con il monte ingaggi più basso fra le prime sei, con la media età più giovane e, in fondo, quella che lo ha meritato di più. Perché sicuramente, numeri alla mano, è quella che rispetto agli anni passati, ha realizzato i miglioramenti più evidenti. Nella stagione ‘19-‘20 sono stati totalizzati 66 punti, 63 gol segnati e 46 subiti, numeri bassi ma ciò che di buono era stato fatto in quel girone di ritorno, oggi possiamo affermare, è stato ben investito per la preparazione della stagione successiva. Con l’Atalanta era cominciata la crisi nera del Milan che aveva perso Giampaolo due mesi prima e con l’Atalanta è stata certificata la rinascita a conferma del tanto lavoro svolto. Ha pagato non rivoluzionare la rosa e stravolgere l’ennesimo progetto tecnico, ha pagato la fiducia in un tecnico che, arrivato da traghettatore, ha conquistato prima la fiducia del gruppo, poi quella della società. Ha pagato non interrompere un lavoro di recupero, perché tanto il Covid non avrebbe permesso di programmare alcunché.

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La partita

Quanto alla partita, dall’inizio ritmi blandi, pressione senza quella bava alla bocca per andare ad azzannare l’avversario. Il Milan non ha potuto permettersi grandi volate in fascia, ma allo stesso tempo ha bloccato i nerazzurri su entrambe le corsie con il risultato di lasciare i portieri inoperosi. Stasi e pochi sobbalzi, almeno fino al minuto 40 quando il Milan capitalizza l’unica occasione che riesce a crearsi, ripartendo da centrocampo con due rapide triangolazioni che Maehle sbaglia a chiudere con una scivolata ingenua consegnando un rigore sacrosanto. La ripresa è andata diversamente. L’Atalanta ha accelerato gli scambi e intensificato gli inserimenti, chiudendo il Diavolo negli ultimi sedici metri. Al 12’ brividi di terrore per il mondo rossonero, con un destro a pelo d’erba di Zapata passato a non più di tre centimetri dal palo di Donnarumma. Girandola di cambi. A creare i fastidi maggiori soprattutto Muriel, che si è anche inventato un siluro di destro uscito di un nulla. Come nel primo tempo, però, la Dea non ha avuto la lucidità di trovare l’affondo vincente e, quando mancava una manciata di minuti al fischio finale, il Milan ha chiuso definitivamente i conti: Gosens ha respinto col braccio un tiro di Calhanoglu, e Mariani, oltre ad espellere De Roon per una reazione su Krunic, ha fischiato di nuovo rigore. E di nuovo Kessié ha infilato Gollini. Solo e soltanto a quel punto è stato chiaro il raggiungimento dell’obiettivo, con la ciliegina di aver eguagliato il record di trasferte vinte, detenuto dal Real e dal Manchester United.

Domani è un altro giorno

Domani ancora festa ma sarà bene mettersi a lavorare per trovare l’intesa che serve per i rinnovi ancora sul piatto e soprattutto per rinforzare davvero una rosa a cui manca poco per entrare fra le contendenti del campionato. Già sale l’attesa della stagione nuova.

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