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Angolo del tifoso

ANGOLO JUVE – Vecchi difetti

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Uno ci crede che le cose possano cambiare. Non sulla certezza, ma almeno sulla convinzione che ciò che è storto possa essere raddrizzato, che ciò che è perso possa essere riguadagnato. Ma cambiare, almeno per la Juve di Allegri alla quarta giornata del suo ripidissimo campionato fa sembrare il biblico cammello che passa per la cruna dell’ago un aperitivo estivo.

L’appuntamento casalingo è con il Milan, che torna dalla bella prestazione seppur non vincente con il Liverpool. Noi tronfi come tacchini nel giorno del Ringraziamento dopo il tre a zero rifilato al Malmo, sembriamo aver forse imboccato la strada giusta. Magari Allegri ci crede davvero, e tiene al caldo quella bella formazione con il solo Chiellini a fare le veci di De Ligt. Il Milan, orfano di Giroud e Ibra fa una dannata fatica a contenere la Juve del primo tempo: la ripartenza di Paulo Dybala al quarto minuto di gioco regala a Morata l’occasione di prendere il volo ai danni di Theo Hernandez e servire un cucchiaino di amaro fiele a Mike Maignan, autore di un concreto numero di belle prestazioni che non stanno facendo rimpiangere il costosissimo ex Donnarumma.

Perfino Szczesny sembra assolutamente a suo agio. Un sontuosissimo Dybala mette al lavoro Maignan, Morata non risparmia nemmeno un centimetro di corsa da un lato e dall’altro. Mai come oggi le sensazioni sono assolutamente ottime, lo Juve Twitter esplode di felicità, dai rubinetti esce Gewurtztraminer e tutte le cartelle esattoriali si trasforrmano in biglietti per le Cayman.

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Posatelo, il bicchiere. Che uscire dallo spogliatoio qui è sempre un’impresa, un’operazione dell’FBI, riuscire a tornare in campo e ripresentare la stessa amalgama della prima frazione di gioco resta putroppo ancora il sogno di un’intera tifoseria. La squadra comincia ad abbassarsi e a soffrire il gioco del Milan che rialza la testa. Fin qui, la grossa occasione è quella di Leao che sfiora la traversa, mentre la Juve comincia lentamente a decomporsi: esce Morata per Kean, va a riposarsi l’inossidabile Cuadrado per dare spazio all’applauso più lungo dello Stadium, quello per Chicco Chiesa. Non si vedeva un hype così per un giocatore dai tempi di un certo portoghese che non citerò, perché la rimozione dei sentimenti passa anche per la negazione.

In un match frizzante dove Dybala si becca un giallo per proteste e Bonucci fa la faccia da rissa in discoteca con Rebic, l’occasione che fa l’uomo ladro e lo juventino depresso è un calcio d’angolo. Imparabile per il povero Tek il perfetto colpo di testa di Ante Rebic, che sfiora il palo e insacca in porta, con buona pace del teatro del lamento che il portiere polacco mette in scena.

Gambe in spalla? Quelle del Milan ovviamente, galvanizzato e certo di poter riprendere il match a proprio favore. La salva proprio il bistrattatissimo portiere polacco, mettendoci le mani su un goal praticamente fatto di Kalulu. Con Kulusevski che va a sostituire Dybala e il tridente completamente rimaneggiato, la musica non cambia molto: serata evanescente per Locatelli, il punto che portiamo a casa non sa né di carne né di pesce, sa di occasione mancata, quando eravamo già tutti belli pronti a twittare il nostro horto muso, convintissimi di portare a casa la prima vittoria della stagione come piace a noi, con l’uno a zero.

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E invece a quanto pare erano sessant’anni che la Juve non ne vinceva almeno una fra le prime quattro di campionato. C’è sempre una prima volta del resto, anche per le statistiche negative, anche per le arrabbiature di Max Allegri che nelle prime tre aveva messo su la maschera con il sorriso serafico, e stasera si dà la colpa di non aver azzeccato i cambi per conservare quel bel vantaggio di misura. E com’è giusto che sia, rosica.

In fondo, anche per i punti in classifica ogni lasciata è persa.

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