Angolo del tifoso
ANGOLO ROMA – Bella battaglia
Settimana di cinema e arte a Roma, col Festival omonimo in corso. La settimana di arte per i giallorossi è cominciata domenica scorsa, invitati alla Scala di Torino, nell’assistere alla perniciosa reinterpretazione di Roberto Bolle dell’ Orsato di Schio. A seguire il remake annuale di Apocalypse Now di F.Ford “Scoppola”, stavolta ambietato tra i fiordi norvegesi.
Va in scena una sfida dai mille significati e le mille possibili sceneggiature: arriva la capolista, insospettabilmente ma meritatamente, e arriva guidata dal villain per eccezione (dal lato romanista, chiaro), un uomo tanto odiato, soprattutto per quanto è stato amato. Il confine è labile tra il rischio di un bel western e una pecoreccia commedia con Josè De Sica e Luciano Boldi (tra l’altro c’è di mezzo il re del genere, De Laurentiis, napoletano per i romani, romano per i napoletani).
Pronti via, l’Olimpico strapieno riserva l’ovvia selva di fischi al mister di Certaldo e canta l’inno della Roma che suona come un bel pernacchione alla Lega di serie A e le sue battaglie sul nulla, quando tanto ci sarebbe da fare. Mourinho manda in tribuna la maggior parte dei “dannati di Bodo”, appellati più o meno come “pippe al sugo” nel post partita.
Formazione tipo per entrambe. Sono i giallorossi a fare la partita inizialmente, grazie soprattutto agli strappi di Zaniolo ma, quando ripartono, gli azzurri fanno tremare, tanta è la qualità davanti. Non si registrano molte occasioni concrete, tanto che il primo squillo, romanista, avviene sul lancio di Cristante che pesca tra le linee Abraham, ma tira a lato, solo davanti ad Ospina.
Il Napoli alza il baricentro e la Roma soffre. Osimhen tutto fisico e strappi fa veramente paura quando si innesca, ma la difesa lo contiene abbastanza. Molte però le mischie e i palloni in area che generano apprensione.
Nel secondo tempo si vede che il Napoli ha l’atteggiamento di chi vuole la nona vittoria. Pressing alto e fraseggio corto, parecchi cross annullati dai giallorossi. Al 60′ occasione clamorosa, bel filtrante per Politano che crossa basso, Mancini anticipa Osimhen e va sul palo insieme al pallone, poi Karsdorp sul rimpallo salva su Mario Rui. Sull’angolo traversa alta di Osimhen ma Rui Patricio era in traiettoria.
Si risveglia la Roma. Karsdorp scavetta per Pellegrini, al volo fuori. Si riattiva Zaniolo, dopo un pò di appannamento, scappa a tutti e mette palloni al centro. Mancini si mangia il vantaggio di testa su punizione, lasciato completamente solo.
Su un retropassaggio Patricio fa la frittata ma la Roma rimedia e sul capovolgimento Koulibaly ferma Zaniolo. Annullato per corretto fuorigioco, il vantaggio di Osimhen. Cinque minuti di recupero e un pò di gialli e la partita impatta.
Rui Patricio meno attento del solito, soprattutto sulle uscite spesso in ritardo, stava per combinare un patatrac. Benissimo Mancini e Ibanez, limitato al massimo Insigne e fatto a sportellate con Osimhen, un brutto cliente. Poco propositivi i due esterni bassi ma nel complesso partita gagliarda. Vina comincia a far vedere le sue qualità, ma anche i suoi limiti in marcatura.
Veretout molto contratto, mentre Cristante è stato il migliore in campo, per fisicità a centrocampo, copertura degli spazi e tentativi di lancio dell’azione. Praticamente nullo Mhkytarian. Pellegrini non benissimo nel primo tempo, ma nella ripresa tira fuori la Roma dal pressing napoletano e ha occasioni da gol.
Abraham sarebbe da 8 solo per quanto incita il pubblico e per aver zoppicato dopo dieci minuti ma aver retto fino al 70imo, però ancora sbatte troppo sul pallone e si mangia le poche occasioni date. Zaniolo esplosivo: farlo giocare dirimpetto a Mario Rui è puro bullismo, tanto che il portoghese chiama “a ssuo cuggino” e con Koulibaly è un’altra storia.
Nè western nè commediaccia, la partita è una piacevole battaglia, come dovrebbero essere tutte le partite di cartello. Fisica, aggressiva, tesa e pronta a sbloccarsi in ogni momento da una parte o dall’altra. Purtroppo il punto serve più al Napoli che alla Roma, ma prima o poi arriverà il momento di battere una pari grado e non uscire dal campo solo con “si è giocato bene”.
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